Non solo forti analogie, ma anche “intrecci” tra i due fatti di sangue di martedì sera e di 14 anni fa. Ecco perché 

Da venerdì scorso sta dentro una bara tumulata nel cimitero di Cassano Jonio, Antonella Lopardo, 49 anni, madre d’una figlia di 27 la cui struggente lettera qualche giorno fa ha commosso tutti (leggi QUI), colpita da 10 dei 38 colpi complessivi esplosi da un mitra kalashnikov e da una pistola, al collo, al torace e alle mani.

Con ogni probabilità, nel suo prematuro trapasso terreno ha “sostituito” il marito. Una breve vita, quella della donna residente a Sibari ma originaria della frazione cassanese di Doria, mai attraversata da ombre. Se si fa eccezione proprio della figura ingombrante del proprio consorte, Salvatore Maritato, 53 anni d’età un po’ dei quali trascorsi in carcere per la propria appartenenza a una locale cosca di ’ndrangheta, quella dei Forastefano. 

Le analogie tra i due omicidi “sbagliati” di Sibari

Conti di giustizia datati e saldati dietro le sbarre, quelli di Maritato. Poi una vita da uomo libero ed apparentemente “tranquilla”. Fino alla tragica serata di martedì 2 maggio scorso. Quando un ignoto commando armato composto da due “azionisti” di ‘ndrangheta, armi in braccio e in pugno, gli ha fatto irruzione davanti casa col probabile intento di farselo fuori, oppure soltanto di lanciargli un pesante “avvertimento” a suon di colpi. Chissà.

Qualcosa è però andato decisamente storto. Il morto c’è scappato lo stesso, e chi indaga sul caso esclude che – ammesso e non concesso vi fosse una vittima “predestinata” – si trattasse della moglie. D’altronde proprio a Sibari non è la prima volta (e in pochi anni) che la ‘ndrangheta ammazza qualcuno al posto di qualcun altro.

Lo scenario dell’omicidio Lopardo

Accadde già il 27 luglio del 2009 all’interno d’una rivendita d’autovetture. Quando il 43enne incensurato cassanese Fazio Cirolla, che assieme al figlioletto di 7 anni si trovava nell’autosalone proprio per acquistare una vettura, fu sparato a pistolettate e ucciso al posto dell’allora 42enne Salvatore Lione, lui noto alle forze dell’ordine e alla giustizia e in quel momento “reggente” e “contabile” proprio della cosca Forastefano. Lione, come Cirolla presente nell’autosalone, riuscì a scappare saltando da una finestra.

I carabinieri sul luogo dell’agguato del 2009, e, nel riquadro, la sfortunata vittima innocente

Come andarono le cose lo raccontò a carabinieri, magistrati inquirenti e giudici lo stesso Lione, il quale non ebbe altra alternativa che quella di collaborare con la giustizia: 

«Custodivo le armi del gruppo e mi fu chiesto di recuperarle perché doveva essere compiuta un’azione.

Quando i sicari hanno fatto irruzione nella concessionaria ho riconosciuto i passamontagna verdi e le pistole che avevo consegnato qualche giorno prima.

Preso dal panico mi sono lanciato dalla finestra e nella stanza in cui ci trovavamo è rimasto solo il povero Cirolla, che è stato ammazzato al posto mio»

Il movente dell’omicidio mancato di Lione affonderebbe le radici nelle allora “turbolenze” interne alla cosca dei Forastefano, a causa d’una gestione finanziaria non soddisfacente e d’una serie d’ammanchi dalla “cassa” del clan. 

L’omicidio sbagliato, quello di Fazio Cirolla, non ha ancora colpevoli:

né mandanti né sicari.

Fra il 2013 e il 2017, infatti, 4 imputati finiti a processo e condannati chi soltanto in primo grado e chi pure in appello con pene a 16, 30 anni e all’ergastolo, furono poi assolti in via definitiva dai supremi giudici della Corte di Cassazione.

E Maritato al tempo era uomo assai “vicino” proprio a Lione

Torniamo a Salvatore Maritato, ipotetica vittima mancata dell’attuale repulisti criminale in atto nella Sibaritide – 10 morti ammazzati e 2 “lupare bianche” in meno di 5 anni – dove adesso opererebbe un’unica “supercosca” di ‘ndrangheta.

Nei primi anni Duemila e fino all’aprile del 2008, quando finì in carcere in forza dell’inchiesta antimafia “Omnia 2” assieme ad altre 5 persone tra i quali proprio l’oggi “pentito” 56enne Salvatore Lione al quale era assai “vicino”, il marito della vittima innocente di ‘ndrangheta Antonella Lopardo s’occupava della riscossione delle estorsioni interessandosi anche dei prestiti usurai che vedeva attiva la cosca d’appartenenza. Un personaggio minore, un “pesce piccolo” come si dice in gergo investigativo.

L’arresto di Maritato nel 2008

Da quel poco per non dire nulla che trapela dalle indagini, condotte “sul campo” dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Cassano, e dirette dai magistrati della Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, il 53enne Salvatore Maritato sarebbe stato sentito a sommarie informazioni unicamente la notte in cui, qualche ora prima, nella casa coniugale e in sua presenza, s’è consumato l’efferato omicidio della moglie. Ed è, forse, l’unica persona, o la più “titolata”, che potrebbe fornire un’ipotetica chiave di lettura del fatto di sangue che lo riguarda… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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