Il 55enne vittima dell’episodio incendiario di questa notte ha formalizzato una pesante denuncia-querela nei confronti del proprio germano ed ex socio Giuseppe, di 63 anni

«Ti faccio vedere io, ti appiccio con il lumino!»: è il testo d’uno solo dei messaggi ricevuti di recente sulla messaggeria di WhatsApp dal noto imprenditore edile rossanese Massimo Scazziota, 55 anni.

Al quale, questa notte, è stata incendiata in modo doloso la propria autovettura, una Fiat Punto bianca (leggi QUI), che la stessa vittima aveva parcheggiato sotto casa, in Corso Italia allo Scalo rossanese di Corigliano-Rossano, intorno alle 21,30 di ieri sera, quando era rincasata appunto.

Le minacce del fratello suo ex socio in affari

Già, ma chi è che minacciava l’imprenditore vittima dell’undicesimo raid incendiario ai danni d’autovetture in città dall’inizio del 2023? 

Nientepocodimenochè suo fratello, Giuseppe Scazziota, 63 anni, lui ex imprenditore e fino a 12 anni fa socio di Massimo sia nelle attività edilizie che in altre iniziative imprenditoriali. I due da tempo avrebbero chiuso i loro rapporti.

Se sia stato o meno l’accusato ad incendiare l’utilitaria dell’accusatore, questo lo dovranno acclarare le indagini che effettueranno i poliziotti in forza alla Squadra giudiziaria del Commissariato cittadino, che sul luogo dell’incendio, coi vigili del fuoco, hanno trovato un bidoncino di colore scuro.

La denuncia resa dalla vittima alla polizia

Fatto sta che Massimo Scazziota, questa mattina alle 11, s’è presentato proprio alla polizia che già stanotte aveva assunto l’indagine relativa all’ultimo danneggiamento da incendio doloso, e non solo per denunciare formalmente l’accaduto, ma anche per raccontare il “resto”. Che oggi rappresenta una formale querela proprio nei confronti del fratello Giuseppe.

Ieri sera – stando al contenuto dell’atto d’accusa dell’imprenditore edile – intorno alle 20,40, dopo avere parcheggiato la Punto lungo Viale Sant’Angelo, la vittima si sarebbe incontrata con un suo amico per fare una passeggiata a piedi. La loro tranquillità sarebbe stata funestata proprio dal sopraggiungere di Giuseppe Scazziota, alla guida della sua Nissan Qashqai nera, che avrebbe affiancato il fratello e “rivale” rivolgendogli sguardi minacciosi.

Poco dopo, sempre durante la passeggiata di Massimo assieme all’amico, tra Viale Luca De Rosis e Viale Cristoforo Colombo, mentre i due attraversavano la strada sulle strisce pedonali, Giuseppe Scazziota lanciato a forte velocità con la propria vettura avrebbe addirittura tentato d’investirli:

solo grazie a una loro repentina azione i due pedoni avrebbero evitato il peggio. Il guidatore della Nissan ci avrebbe persino riprovato qualche minuto dopo all’altezza del passaggio a livello di Viale Sant’Angelo, percorrendo addirittura la strada contromano. 

Salutato l’amico e ripresa la propria Fiat Punto, l’imprenditore è tornato verso casa, ma lì sotto, in Corso Italia, ci sarebbe stato ancora una volta suo fratello ad attenderlo: 

«Ti faccio vedere io chi sono, uomo di merda, ti appiccio!», gli avrebbe gridato, per poi allontanarsi. 

Dopo una decina di minuti, l’accusato sarebbe tornato alla carica per l’ultima volta, mentre l’imprenditore era affacciato dal balcone di casa: 

«Scendi, uomo di merda!», gli avrebbe gridato prima d’andare via e non tornare più.

Naturalmente, Giuseppe Scazziota è da considerarsi innocente fino all’ultimo grado d’un eventuale processo a suo carico. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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