A 15 giorni esatti dall’omicidio dell’innocente 49enne Antonella Lopardo, moglie del pregiudicato 53enne Salvatore Maritato vero obiettivo dell’ignoto commando di sicari entrato in azione la sera del 2 maggio scorso imbracciando un fucile mitragliatore kalashnikov ed impugnando una pistola davanti alla loro casa tra le campagne di Sibari, lo Stato comincia a fare la voce grossa contro la ‘ndrangheta sibarita.

Nella giornata di ieri, infatti, 3 persone sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Cassano Jonio diretti dal capitano Michele Ornelli, in esecuzione d’una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura distrettuale Antimafia guidata da Nicola Gratteri. 

Il procuratore antimafia Nicola Gratteri

Si tratta del 53enne Archentino Pesce, di Sibari e volto già molto noto negli ambienti investigativi e giudiziari (nella foto d’apertura).

L’uomo in passato è stato infatti coinvolto nell’inchiesta antimafia “Sybaris”, e negli anni scorsi dapprima era stato condannato a 30 anni di reclusione e successivamente assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione a seguito dell’accusa d’essere stato uno degli esecutori materiali dell’omicidio dell’incensurato 43enne di Cassano Fazio Cirolla, ucciso per errore il 27 luglio del 2009 all’interno d’un autosalone di Sibari, quando il vero obiettivo dei sicari era invece l’allora 42enne Salvatore Lione al tempo “reggente” e “contabile” della locale ’ndrina dei Forastefano e adesso collaboratore di giustizia. 

Assieme a Pesce – ieri finito in carcere a Castrovillari – sono stati arrestati Antonio Genisi e Gaetano Genisi, rispettivamente di 56 e 26 anni, padre e figlio, residenti nella zona delle case popolari di Sibari. I due congiunti, che sono imparentati con Pesce, sono stati assegnati agli arresti domiciliari.

A Pesce viene contestata l’accusa d’associazione per delinquere di stampo mafioso, e, a vario titolo, al terzetto vengono contestati anche reati di porto, detenzione, vendita e cessione di armi. In particolare, avrebbero scambiato una pistola calibro 6,35 con un’altra calibro 7,65 bifilare.

Pesce è oggi considerato dagl’inquirenti un elemento trasversale a disposizione della “supercosca” ‘ndranghetista Abbruzzese-Forastefano, anche in forza della sua vecchia condanna definitiva per associazione mafiosa nel maxi-processo “Sybaris”:

un punto di riferimento – secondo la Procura Antimafia – cui rivolgersi proprio per il rifornimento di armi.

Durante l’operazione di polizia giudiziaria, i carabinieri di Cassano sono stati coadiuvati dal Nucleo cinofili dell’Arma e dai vigili del fuoco del Comando provinciale di Cosenza. Sono state, infatti, perquisite, sia le abitazioni che alcuni magazzini in uso a Pesce e ai due Genisi. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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