In forza della “riforma Cartabia” potranno essere processati con la formula alternativa solo quanti non sono accusati del fatto di sangue. I familiari dell’ucciso si sono costituiti parte civile

CATANZARO – È cominciata questa mattina, nel Tribunale di Catanzaro, davanti al giudice Chiara Esposito, l’udienza preliminare a carico degli 11 indagati, a vario titolo, per l’omicidio di ‘ndrangheta

compiuto la sera del 3 maggio dell’anno scorso a Schiavonea di Corigliano-Rossano, che vide vittima il 57enne pregiudicato del luogo Pasquale Aquino detto ‘U spusat (foto, leggi QUI), per il tentato omicidio del pregiudicato 39enne Cosimo Marchese detto “Il diavolo” avvenuto il 1° giugno successivo in contrada Pirro-Malena sempre a Corigliano-Rossano, per la detenzione e l’occultamento d’un arsenale d’armi nella contrada Fabrizio della stessa città jonica – tra le quali quelle servite a compiere i due delitti – per un consistente traffico di sostanze stupefacenti e per alcuni danneggiamenti compiuti sempre lo scorso anno in lungo e in largo sul territorio cittadino. Reati tutti aggravati dal metodo mafioso. 

La vittima Pasquale Aquino

Dal 6 dicembre dell’anno scorso, appena sette mesi dopo il fatto di sangue, il successivo tentato omicidio e la commissione degli altri gravi reati contestati, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, Giuseppe De Salvatore, aveva emesso e fatto eseguire dai carabinieri di Corigliano-Rossano, che avevano indagato coordinati dalla Procura Antimafia di Catanzaro, l’ordinanza applicativa delle misure cautelari in carcere nei confronti di 6 di loro, tutti coriglianesi, quasi tutti residenti in contrada Fabrizio.

Il ritenuto killer Francesco Le Pera

Quale presunto esecutore materiale sia del delitto Aquino che del tentato omicidio di Marchese è incriminato il 21enne Francesco Le Pera, che in entrambi i casi avrebbe agito con dei complici, e, segnatamente, Manuel Intrieri detto “Zuzù” anch’egli 21enne, Giorgio Arturi di 39 anni recentemente condannato per un’estorsione mafiosa (leggi QUI), Piero Francesco Chiaradia di 49 e Giovanni Chiaradia di 55.

Giovanni e Piero Chiaradia

Per i fratelli Chiaradia – ritenuti dalla Procura i presunti mandanti dell’omicidio – il giudice per le indagini preliminari aveva rigettato la misura cautelare per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza.

Giorgio Arturi

Quando a dicembre scattò l’operazione dei carabinieri, comunque, i due Chiaradia, entrambi noti pregiudicati di contrada Fabrizio, si trovavano già detenuti in carcere da quattro mesi per il maxi-incendio doloso e di stampo mafioso ai capannoni della “Socas Srl”, la nota autofficina meccanica, autocarrozzeria e depositeria giudiziaria proprio di contrada Fabrizio, avvolta da un enorme rogo la sera del 24 maggio dell’anno scorso. Per quel fatto il processo nei loro confronti è tuttora in corso dinanzi ai giudici del Tribunale di Castrovillari.

Manuel Intrieri

Nell’indagine antimafia figura persino un minorenne: 

gli atti che lo riguardano sono stati trasferiti al Tribunale per i minorenni di Catanzaro.

Gli altri indagati sono:

Matteo Domenico Maria Arcidiacono detto Cancariello, 26 anni (a piede libero)

Bruno Arturi, 19 (obbligo di firma alla polizia giudiziaria)

Giovanni Arturi detto ‘A vozza, 43 (in carcere per altra causa)

Antonio Pio Carvelli detto “Brivido”, 18 (in carcere)

Annamaria Iacino, 36 (a piede libero)

Antonio Martino detto “Bullone”, 19 (in carcere).

Lo scorso 15 giugno, uno degl’indagati, il 33enne Francesco Cufone, s’è suicidato nel carcere di Taranto, dopo che, nelle settimane precedenti, aveva reso ai magistrati antimafia dichiarazioni confessorie ed accusatorie nei confronti degli altri indagati, salvo poi ritrattarle il giorno prima d’impiccarsi nel bagno della cella (leggi QUI).

Stamane tutt’e 11 gl’indagati erano presenti in udienza, i detenuti in video-collegamento dai loro rispettivi istituti penitenziari. 

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello, ha insistito nella propria richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di tutti già formalizzata al giudice nei mesi scorsi, mentre i familiari dell’ucciso Pasquale Aquino si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Pasquale Daniele Delle Femmine del foro di Santa Maria Capua Vetere e Dario Gareri del foro di Catanzaro.   

Il Tribunale di Catanzaro

L’udienza è continuata con le discussioni da parte degli avvocati difensori. Alcuni dei quali, per conto dei loro assistiti, hanno avanzato al giudice richiesta di poter essere processati avvalendosi del rito abbreviato.

E sono:

Giovanni Arturi ‘A vozza, Carvelli “Brivido” e Martino “Bullone”, mentre Arcidiacono Cancariello ne farà richiesta alla prossima udienza a causa d’un difetto di notifica occorso stamane.

In forza della “riforma Cartabia”, infatti, potranno essere processati con la formula alternativa solo quanti non sono accusati del fatto di sangue. L’udienza preliminare proseguirà il 17 novembre prossimo. 

Gli 11 incriminati sono difesi dagli avvocati Gianni Scatozza, Antonio Pucci, Pasquale Di Iacovo, Enzo Belvedere, Ettore Zagarese, Giovanni Zagarese e Francesco Nicoletti, dei fori di Castrovillari e di Roma. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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