CORIGLIANO-ROSSANO – Caro Direttore, ho letto, stamattina, la “difesa” del pinquatore affidata a una “Lettera aperta alla mia città”, che, per la verità, mi sembra un atto suicida (leggi QUI).
Ad essere magnanimi, può essere considerata, nel senso letterale e postale del termine, un’autentica posta aperta che serviva a spedire semplice pubblicità – nel caso specifico di se stesso – a tariffa scontata, e, quindi, con busta non sigillata per la verifica dell’ordinario (qui in tutti i sensi) contenuto non soggetto alla costituzionale tutela della corrispondenza.
Per la verità, al di là dei più volte ripetuti improperi e villanie (ma questo modo di esprimersi sguaiato e rozzo è una forma linguistica che dipende dal modo di essere e di agire della persona), non si riscontra affatto nella stessa alcuna spiegazione a giustificazione di una vicenda che sembra oggettivamente oltremodo scandalosa e che viene liquidata in poche righe e costituisce un oltraggio alla intelligenza del lettore.
Non ci si deve dimenticare che il caso è sub iudice in Procura (leggi QUI) e sarebbe opportuno farvi al più presto chiarezza.
È, però, certo, che non è rilevante il “quando” il soggetto in questione ha acquistato gli immobili né il prezzo (molto, ma molto, basso) esborsato per gli stessi, tutti fatiscenti.
Interessa, invece, il “quanto” (esoso prezzo) pagato dal secondo acquirente, che non è un privato, ma un ente pubblico che ha speso denaro pubblico, nostro.
Falso è, poi, l’assunto «con un prezzo prestabilito dal Ministero dell’Economia».
Questo non ha spiegato il sedicente, che più volte si dichiara «onesto».
L’affare veramente puzza “dentro e fuori” e coinvolge più protagonisti, e queste persone non possono autodefinirsi «persone oneste che, diversamente da loro, lavorano e lavorano onestamente»: il che soltanto li rende “famosi”.
Si abbia la mia stima e i miei più sinceri saluti.
Avv. Pino Zumpano
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