CORIGLIANO-ROSSANO – «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Le ultime parole famose di Umberto Eco ci rimbombano in mente soprattutto in questi caldi giorni d’una campagna elettorale dall’esito assolutamente imprevedibile a Corigliano-Rossano, e non parliamo delle Elezioni Europee perché se fosse per quelle sabato 8 e domenica 9 giugno prossimi gli unici posti affollati dalle nostre parti sarebbero le spiagge d’ogni ordine e grado, altro che i seggi…

Le Comunali invece, si sa, accendono gli animi fino ad esacerbarli. E la piazza dei confronti non è affatto un’agorà ateniese. E nemmeno il bar di Eco, che, almeno lì, il bicchiere di vino è compreso nel prezzo.

Il compianto semiologo, scrittore, filosofo e saggista Umberto Eco

La piazza vera non è nemmeno quella dei comizi, dove la maggior parte va a sbellicarsi le mani davanti al suo candidato/a sindaco/a preferito/a, e gli altri a spiare per riferire all’avversario/a chi c’era, chi non c’era e che aria tirava.

La piazza “vera”, purtroppo, è proprio quella dei social media. Fatta non d’opinioni a confronto, ma di tifo e di scontro, laddove le “opinioni” nella stragrande maggioranza dei casi vengono espresse in modo strampalato e dettato dalla pancia, persino quando ad esprimerle sono persone assai istruite scolasticamente ed accademicamente. Pure questi ultimi alla conquista d’un posto (magari da ufficiale) nella legione d’imbecilli che invade la rete, tra le facce visibili dei “profili” veri, ma anche di quelle nascoste dei “profili” falsi di cui si sta facendo un gran parlare in queste calde, caldissime giornate coriglianrossanesi.

Il problema non è se il profilo è vero o falso, perché anche dietro a quello falso c’è una persona vera, che simula e dissimula allo stesso modo di quella del profilo vero.

Il problema è quel che di “politico” esprimono quei profili, veri o falsi che siano, vale a dire il merito delle cose di cui si dibatte così animatamente, fino a scannarsi:

«Ho sentito degli spari in una via del centro, quante stupide galline che si azzuffano per niente, minima immoralia…» (Franco Battiato, “Bandiera bianca”).

L’altrettanto compianto cantautore Franco Battiato

«Lo stallone dello Jonio» e le «10 mila rose perché Rose non sappia»

Quelli che più s’agitano sui nostrani social da qualche settimana in qua sono proprio quelli di minima immoralia, e sono davvero tanti, tantissimi.

Tra questi abbiamo scelto il più emblematico:

è un 57enne rossanese, P.O.S., che nel marzo del 2007 fu arrestato dai poliziotti della Questura di Cosenza in flagranza di reato nel piazzale d’ingresso del cimitero di Tarsia per estorsione ai danni d’una coppia di professionisti, due coniugi allora trentottenni e residenti nel Comune di Rose.

L’allora trentanovenne era andato lì a prelevare un plico che la coppia appena qualche minuto prima gli aveva lasciato in un angolo:

un pacco contenente 10 mila euro in contanti, che però non fece in tempo a contare perché venne ammanettato e finì in carcere.

La sua singolare quanto fantasiosa e “poetica” richiesta estorsiva era:

«10 mila rose perché Rose non sappia».

Già, ma che cosa non avrebbero dovuto sapere i compaesani della coppia di Rose?

È presto detto.

Quei 10 mila euro sarebbero dovuti servire a pagare il suo silenzio, ma soprattutto ad evitare la divulgazione di foto “compromettenti” che ritraevano la coppia assieme a lui, che “in arte” si faceva chiamare «Lo stallone dello Jonio».

P.O.S., infatti, che era un modesto commerciante con un negozio proprio a Rossano, svolgeva una seconda attività assai più remunerativa:

effettuava, dietro corrispettivo fino anche a 500 euro per volta, prestazioni da gigolò con coppie gaudenti che attraverso siti internet finalizzati a tali incontri popolano quel mondo del sesso trasgressivo degli “scambisti”.

I suoi “clienti” lo contattavano dopo averne apprezzato le “qualità” esposte in quelle bacheche virtuali. Qualche e-mail precedeva la telefonata per l’appuntamento in albergo o nelle abitazioni delle coppie fidanzate o sposate che fossero. E così andò anche coi coniugi di Rose con l’optional del “vizietto”, che da un po’ lo frequentavano.

«Lo stallone dello Jonio» con la donna e il marito, quest’ultimo in versione voyeur con una telecamera in mano per filmare le peripezie della consorte col “superdotato”.

P.O.S. si divertiva e faceva divertire tanto mogli e mariti alla ricerca d’emozioni per risvegliare il loro fiacco mènage. “Giochini” puntualmente ripresi da una telecamera.

L’ottimo “gettone” che intascava dalle coppie facoltose e gaudenti della provincia di Cosenza per i suoi “favori” sessuali, evidentemente però non gli bastava più. Dopo averlo ammanettato con la “mazzetta” da 10 mila euro in mano, nella sua abitazione rossanese, perquisita, i poliziotti sequestrarono un computer, decine di cd fotografici, dvd, e qualche vhs.

P.O.S. patteggiò la pena e fu condannato dal Tribunale di Castrovillari a 2 anni e quattro mesi di reclusione, che scontò fra carcere, arresti domiciliari e affidamento in prova ai servizi sociali.

Negli anni successivi gestì un alberghetto a Corigliano dove alloggiavano prostitute sudamericane e dove giungevano “clienti” soprattutto dall’area urbana di Cosenza. E, “politicamente”, militava nella Lega di Salvini, probabilmente nella corrente di chi… «ce l’ha duro»!

Per la cronaca odierna, nei suoi innumerevoli ed ossessivo-compulsivi post e commenti su Facebook fa un tifo spasmodico per il «partito degli onesti» incarnato dal candidato a sindaco Flavio Stasi. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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