CORIGLIANO-ROSSANO – Il furtivo malloppo dei pinquatori è non solo una vergogna e un’onta per la Città, ma anche un impaccio per chi ancora, e nonostante tutto, vorrebbe essere benevolo e stendere un velo pietoso su tutte le malefatte di questi indimenticabili e tremendi ultimi cinque anni.

Oltretutto, darebbero prova, anche se tardiva, di un ravvedimento di cui la legge terrebbe conto, perché la nostra civiltà giuridica (anche se oggi è mortificata da chi ancora si ostina e rifiuta l’autodafé e non si convince che deve essere neutrale) prevede l’attenuante della restituzione e del risarcimento danni per i crimini contro il patrimonio, cosa che attenua notevolmente le conseguenze del reato.

A quei non molti ottusi che censurano il mio senso civico e della legalità, rispondo che, quale cittadino e professionista non ultimo e di lungo corso (né ancora fuoricorso o fuori corsa) di questa Città, la mia Città, ho il diritto e il dovere e perdonatemi la presunzione anche l’autorità di difenderne prima il prestigio e la fama e poi anche la storia, l’arte, la bellezza e le tradizioni, respingendone i tentativi di quanti la occupano per imbrattarla e deturparla:

indegni affaristi, mistificatori e imbonitori senza dignità e storia personale.

In conclusione e senza tirarla per le lunghe, voglio dire che sarebbe tempo di mettere fine all’occupazione piratesca delle mezze calzette:

di coloro la cui esperienza è fatta di nulla o di fallimenti;

di coloro che per darsi tono si circondano di altre mezzetacche che si atteggiano a grandi solo perché abili nuotatori nella melma e negli stagni;

dei pinquatori;

dei bugiardi patologici;

degli incapaci.

Angelo Musco, grande attore e commediografo del passato, celebre interprete del vecchio, saggio e buono professor Agostino Toti (fortunata la coincidenza onomastica), protagonista nel film “Pensaci Giacomino” tratto dall’opera omonima di Luigi Pirandello (Premio Nobel), sposa la giovane figlia del bidello della scuola in cui insegna per salvarne l’onore, essendo rimasta incinta di un giovane che l’aveva abbandonata.

Saputo che il giovane in questione stava per sposare un’altra ragazza, va a casa di questi per convincerlo a tornare dall’ex fidanzata e riconoscere suo figlio.

Nel lasciare il giovane, ancora dubbioso, sull’uscio di casa gli stringe la mano dicendogli:

«Pensaci Giacomino!».

La storia è a lieto fine, come sperava il professor Toti.

Anch’io mi raccomando col lettore/elettore:

«Pensaci Giacomino!».

Aggiungo, parafrasando un altro famoso detto di Angelo Musco nella commedia “L’eredità dello zio buonanima”, a chi si lascia sedurre dai selfie del sindaco, che, oltre ad essere un bugiardo patologico, è anche un maniacale narcisista:

«Ho fatto… ho fatto… ho fatto… schifo!».

Buona fortuna a tutti!

Avv. Pino Zumpano

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