CORIGLIANO-ROSSANO – «Viva Corigliano-Rossano libera!»: così concludeva, gridandolo una, due, tre e anche più volte, Flavio Stasi, ieri confermato sindaco di Corigliano-Rossano con le sue liste civiche e col sostegno di tre partiti del Centrosinistra.

Un refrain non solo suo, ma di tutti i suoi candidati al Consiglio comunale e di tutti i seguaci e tifosi da campo sportivo di provincia (quelli dove spesso la partita finisce a palate sia sul campo che nelle tribune), la sera accalcati sotto il suo palco e durante il resto della giornata ammassati su Facebook.

Nello stesso campo (ovviamente), sotto gli stessi palchi e sullo stesso social c’erano i loro nemici:

candidati, seguaci e tifosi di quel Centrodestra che ha candidato a sindaca la sconfitta consigliera regionale Pasqualina Straface, costretti a difendersi dalle accuse di non essere liberi nel voto, ma, al contrario, sotto il ricatto di sfruttatori di bisogni (e quindi di facile consenso) e di spregiudicati politicanti border line al servizio della ‘ndrangheta. A proposito:

mai visto uno ‘ndranghetista che si butta elettoralmente coi perdenti, già, perché gli ‘ndranghetisti hanno una capacità di previsione, o meglio di persuasione degli esiti elettorali, di gran lunga superiore a quella di tutti gli altri, compresi i «giornalisticchi», la «gente che scrive» o gli «articoli di stampa prezzolati», per citare, nell’ordine, Tonino Caracciolo detto Pinqua, Frank Pacenza e lo stesso sindaco Stasi.

Le mafie, infatti, vedono nelle pubbliche amministrazioni dei Comuni una porta dove poter entrare senza bussare, proprio attraverso la scalata alla politica per tramite di candidati ad esse vicini e talvolta persino intranei.

Voto e corruzione sono spesso intrecciati, poiché la devianza dell’azione amministrativa diventa merce di scambio per un consenso elettorale fondato su interessi specifici.

È noto che nei Comuni, durante le campagne elettorali, tutti i candidati si attivano coi loro mezzi personali e di partito per sollecitare, suggerire e convincere gli elettori ad esprimere voti in loro favore, anche in cambio di riconoscimenti vari, leciti e illeciti, laddove c’è una personale conoscenza fra candidati ed elettori.

E ciò consente ai candidati che hanno personalmente avanzato richieste di voto in cambio a volte di vantaggi promessi agli elettori, di poter verificare, all’esito dello spoglio, in ogni sezione elettorale, l’avere ottenuto o meno il voto richiesto.

Tale fenomeno condiziona l’elettore.

A parte il “voto di scambio” – ch’è un reato punito dall’ordinamento penale e che deriva da una promessa, da un’intesa o persino da un giuramento tra candidati ed elettori che concordemente hanno stipulato un vero patto – anche l’invito del candidato ad essere votato può essere facilmente “verificato” durante lo spoglio.

Anche una mera adesione all’invito, manifestata dall’elettore per pura cortesia e poi contraddetta nell’urna, condiziona comunque l’elettore.

Chi a Corigliano-Rossano fa cronaca da quasi 25 anni (e chi dallo stesso tempo quelle cronache le legge) sa molto bene in che misura (larghissima) la sua popolazione sia incline a quelle che il sindaco Stasi dai palchi della sua campagna elettorale definiva «‘mmasciate».

In che misura (larga) la sua popolazione sia incline alla criminalità diffusa, con cittadini apparentemente “perbene” che sovente finiscono nei guai con la giustizia per imbrogli di svariato genere (si pensi solo ai falsi braccianti agricoli stagionali che sistematicamente truffano l’Inps in combutta con imprenditori agricoli, sindacalisti, ‘ndranghetisti).

E ancora, in che misura (media) la sua popolazione sia “vicina” od organica alla ‘ndrangheta sotto la cui egida o sotto il cui controllo – o sotto la sua occulta proprietà – operano imprese di vario genere che hanno costanti rapporti economici con la pubblica amministrazione comunale.

E allora, davvero “tutti” in quel 65% della popolazione che ha rieletto il sindaco Stasi possono gridare la fesseria del “voto libero”?!

E ancora, davvero “tutti”, nel restante 35% che ha votato la Straface, sono fruitori di «‘mmasciate» complici di sfruttatori di bisogni e di facile consenso (facile, ma oggi scarso) e di spregiudicati politicanti border line al servizio della ‘ndrangheta?!

Invito tutti e ciascuno a qualche minuto di riflessione con loro stessi – più che all’immediato ed istintivo commento di pancia su Facebook – e chiudo citando un mio caro amico coriglianese, già citato nel mio libro ’Ndrangheta (ex) padrona del 2012 sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’estinto Comune di Corigliano Calabro, quando lui da candidato a sindaco perse le elezioni proprio contro la Straface.

Aldo Algieri in quella campagna elettorale sui palchi diceva:

«Qui ci conosciamo tutti».

Ed era verità nuda e cruda, innegabile ieri come oggi, non uno slogan vacante e falso come «Viva Corigliano-Rossano libera!». direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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