
BOLOGNA – Buongiorno dottor Buonofiglio. Vorrei approfittare della sua gentile ospitalità per fare un paio di osservazioni su queste elezioni che finalmente sono finite.
Premetto, sono anni che assolvo al mio diritto dovere di cittadino, andando a votare, ma, nell’urna, metto la mia scheda bianca, intonsa, senza neanche un minuscolo segno. Quindi dall’alto della mia, si fa per dire, neutralità, posso dare un giudizio su come, noi coriglianesi che viviamo altrove, abbiamo vissuto questo evento.
Per prima cosa, incominciamo dalla fine:
ho molto apprezzato il gesto della candidata Straface che riconoscendo il risultato, augura al sindaco buon lavoro. E’ un gesto di civiltà e di rispetto, non tanto per la persona, ma per le istituzioni.
La stessa cosa non si può dire per la campagna elettorale, che si è svolta all’insegna dell’ingiuria, le offese anche personali volavano anche come foglia al vento. Alcune volte, la frenesia dell’offendere non chiariva il contesto in cui avveniva.
Forse chi era in loco, conoscendo qualche elemento non scritto, poteva raccapezzarsi, ma a noi che viviamo fuori sembravano offese gratuite e inutili.
Sarà che io ho una concezione politica più laica, molto pragmatica, del confronto civile, su come si intende governare il paese. Purtroppo da diversi anni, questo confronto non si usa più, in campo sono rimasti solo i “tifosi”, che, come è ovvio, non riconoscono mai il proprio torto, ma è sempre colpa di qualcun’altro.
Le sarà capitato di ragionare di calcio con un tifoso qualsiasi?
La logica è che il “rigore” se è a favore c’è sempre, se è contro non c’è mai.
Chi usa epiteti urlati, lo fa perché non ha argomenti politici da mettere a confronto, urla la propria ignoranza politica e dimostra che del paese non gliene frega nulla, ma vuole usare la carica politica solo per fini personali, per biechi interessi di bottega.
La denuncia di corruzioni e di qualunque altro malaffare è lecita e va fatta, ma va fatta sempre, non soltanto quando è l’avversario sotto scacco. Solo così si ha un confronto civile.
Questo andazzo è generalizzato anche a livello nazionale, tutti abbiamo sentito chiamare la Salis “delinquente” perché accusata di rissa in Ungheria, con un processo ancora da fare, alla faccia del garantismo, mentre definire “un bravo ragazzo” e “buon padre di famiglia” il portavoce del ministro che ha accoltellato un signore greco, credo che aveva il torto di essere tifoso di una squadra avversa al portavoce.
Questo modo di ragionare vi sembra logico?
I problemi di Corigliano-Rossano sono tanti e molti ce li portiamo dietro da decenni:
piano regolatore, agricoltura, turismo, lavoro, ospedali, servizi sociali.
Non ho letto una riga su questi argomenti, ma solo lettere piene di offese, testi a difesa di “lavandaie” e prese di posizioni indispettite senza capo né coda.
A proposito di “lavandaie”, qualche anno fa, in Regione Emilia Romagna si era candidata una signora imposta da Salvini, e un suo alleato di Forza Italia ebbe a dire che:
“Salvini non può pensare di fare come Caligola, che impone come senatore il suo cavallo, deve ascoltare anche noi”.
La signora si è offesa perché le avevano dato del cavallo.
Evidentemente non aveva letto neanche il sussidiario delle elementari per capire che non le avevano dato del cavallo, ma di peggio, e cioè di persona non adeguata al ruolo che voleva ricoprire.
Mi sa che anche il paragone con le “lavandaie” coriglianesi non va preso alla lettera, sono state persone splendide, lavoratrici indefesse, bravissime a sbiancare lenzuola e coperte, ma non adeguate a gestire una responsabilità politica.
Non ho mai creduto allo slogan “uno vale uno”, certamente vero sul piano sociale ma non certo sulle competenze.
Il mio augurio è che si ritorni in un alveo di ragionevolezza, di educazione e di rispetto dei ruoli, confrontandosi seriamente sulle cose da fare per il benessere sociale e civile del paese.
Buon lavoro a tutti gli eletti, sia che appartengano a chi ha vinto sia a chi sarà all’opposizione.
La polemica politica assennata, consapevole e anche sopra le righe non la avverso, ma deve avere sempre un fine:
un paese civile.
Cordiali saluti, Mario Esposito
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