Damiano Trebisonda e Carlo Filippelli restano in carcere, Francesca Cervello torna in libertà

CORIGLIANO-ROSSANO – 2 chili e duecentodiciassette grammi di cocaina pura – per un valore illegale che s’aggirerebbe attorno ai 250 mila euro – sottratti alla ‘ndrangheta coriglianese.

Il risultato è di quelli importanti per i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano diretto dal tenente colonnello Marco Filippi, e, in particolare, per gl’investigatori in forza alla Sezione operativa guidata dal capitano Alessandro Lorenzini che nella delicata operazione antidroga di lunedì pomeriggio ha rischiato la vita, perché, per sua fortuna, non è rimasto investito dall’Audi Q3 guidata da uno dei 3 arrestati, il 46enne noto pregiudicato coriglianese Damiano Trebisonda (nella foto in alto).

Il tenente colonnello Marco Filippi comanda il Reparto territoriale dei carabinieri

È proprio Trebisonda il principale indagato:

faceva da “guardia” e da “staffetta” al trasporto della droga effettuato con una Mercedes Classe B da un “suo” uomo, il 36enne incensurato coriglianese Carlo Filippelli, che nella vettura (non di sua proprietà, ma d’una donna appartenente a una famiglia di pregiudicati per associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga) era assieme alla propria compagna, la 27enne coriglianese pure lei incensurata Francesca Cervello.

Quest’ultima, stamane, nella sezione femminile del carcere di Castrovillari, assistita e difesa dall’avvocato Francesca Casciaro, è stata l’unica a rispondere alle domande del sostituto procuratore Flavia Stefanelli e del giudice per le indagini preliminari del Tribunale castrovillarese Biagio Politano, nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

La compagna di Filippelli ha dichiarato che non era a conoscenza del motivo della trasferta fuori da Corigliano-Rossano, e la circostanza è confermata dalle spontanee dichiarazioni rese dallo stesso Filippelli.

Su questo, il gip Politano li ha ritenuti credibili, e, pur convalidando l’arresto della Cervello, ha disposto la sua immediata scarcerazione.

Restano dunque in carcere solo Filippelli e Trebisonda, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in merito al grosso carico di droga, al canale di rifornimento, ai 4 mila e sessanta euro in contanti che Trebisonda aveva in tasca, che sono stati sequestrati come i due panetti di “coca” contenuti in uno zainetto trasportato nel cofano della Mercedes guidata da Filippelli, e alla destinazione finale della partita di droga.

Quest’ultimo aspetto è però noto ai carabinieri:

la indagine-lampo che ha portato al blitz infatti, è scaturita da precisissime informazioni da essi ricevute da parte d’una «fonte confidenziale degna di fede».

Si tratta d’una persona innominata, che avrebbe rivelato agl’investigatori dell’Arma che Trebisonda stava organizzando quel trasporto e che lui stesso con la sua Audi avrebbe fatto da “guardia” e “staffetta” a dei “suoi” uomini. La cui identità e la cui auto non era a conoscenza della “fonte”, che però sapeva esattamente la data e l’orario del trasporto – intorno all’ora di pranzo quando la presenza di forze dell’ordine lungo le strade è più “blanda” – nonché la destinazione finale:

il centro storico coriglianese.

L’esistenza d’un confidente riservato così “preciso”, lascerebbe intendere che si tratti di un appartenente alla stessa organizzazione di ‘ndrangheta coriglianese che detiene l’assoluto monopolio del traffico e dello spaccio di droga sul territorio. Un potenziale nuovo collaboratore di giustizia o “pentito” che dir si voglia, che con una “soffiata” del genere si sarebbe ben “accreditato” quanto a credibilità e che magari si starebbe preparando a “saltare il fosso”.

Purtuttavia, la dichiarata «fonte confidenziale degna di fede» potrebbe anche essere un escamotage investigativo per “coprire” l’operazione che ha condotto ai tre arresti in flagranza, forse effettuati nell’ambito di indagini più importanti che a supporto potrebbero celare attività d’intercettazioni telefoniche ed ambientali e tant’altro.

I difensori di Trebisonda  – gli avvocati Franco Oranges e Mario Elmo – e di Filippelli – l’avvocato Antonio Pucci – con ogni probabilità ricorreranno al Tribunale del riesame di Catanzaro per conto dei loro assistiti, avverso l’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere disposta oggi nei loro confronti da parte del gip Politano. direttore@altrepagine.it         

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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