CORIGLIANO-ROSSANO – L’ultimo morto ammazzato di ‘ndrangheta nella Sibaritide.

Dopo di lui, i boss che spadroneggiano in lungo e in largo nel grande comprensorio jonico, avevano tentato di far ammazzare un altro loro “nemico”, ma i sicari incaricati della “missione” hanno fallito e la vittima predestinata, il 51enne Franco Bloise detto Carlo L’hawaiano, il 23 dicembre dell’anno scorso in quel di Sibari era miracolosamente scampato alla morte cui avevano cercato di consegnarlo con una scarica di pallottole esplosa da una pistola (Bloise “L’hawaiano” vittima di tentato omicidio).

Poco più di quattro mesi prima – era il 9 di agosto – con due pallottole di pistola in testa, una alla tempia e l’altra alla nuca a mo’ di “colpo di grazia”, il 48enne Carmine Morello detto ‘U Righiarar (nella foto d’apertura) era stato invece “giustiziato”:

“silenziosamente”, cioè senza fragore né clamore, lontano da qualsiasi occhio od orecchio in quell’impervio angolo di campagna in contrada Stranges di Corigliano-Rossano dove persone “fidate” gli avevano dato appuntamento per trattare l’ennesimo affare losco. L’affare di ‘ndrangheta, però, era la sua “eliminazione” da quegli stessi affari nei quali aveva trafficato per oltre un ventennio, facendosi pure un bel po’ di galera.

I carabinieri al lavoro la mattina in cui fu ritrovato il cadavere di Morello

Il cadavere di Morello fu ritrovato dai carabinieri 26 giorni dopo la sua affatto enigmatica “sparizione” assieme alla sua inseparabile motocicletta. Ed era, come oggi, il 3 settembre. D’un anno fa.

‘U Righiarar – accerterà poi l’autopsia – era stato ovviamente “fatto” il 9 agosto stesso, una volta giunto a quell’appuntamento che gli fu fatale.

Carmine Morello “‘U Righiarar”

Condannato per associazione mafiosa, era stato scarcerato nel 2019

Morello era un “picciotto” della ’ndrangheta rossanese, giudiziariamente capitolato nella maxi-inchiesta antimafia “Stop che il 19 giugno 2013 lo vide finire in carcere assieme a capi e gregari della ‘ndrina al tempo governata col pugno di ferro da Nicola Acri, l’oramai ex boss dagli occhi di ghiaccio che da tre anni e mezzo in qua collabora coi magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Nel lungo e travagliato maxi-processo, ‘U Righiarar uscì definitivamente condannato per associazione mafiosa alla pena di 6 anni e otto mesi:

era stato scarcerato nel 2019 nonostante i magistrati antimafia fino al 22 giugno dell’anno scorso e fino in Cassazione gli contestassero pure il tentato omicidio di Tom tom al secolo Antonio Manzi, il vecchio boss rossanese prima della consacrazione di Occhi di ghiaccio.

Per quella tentata ammazzatina Morello era uscito definitivamente assolto proprio un mese e mezzo prima d’essere ammazzato lui. Ad accusarlo quale esecutore materiale dell’agguato compiuto a colpi di pistola contro Tom tom il 26 dicembre del 2002 a Rossano, fu un nugolo di collaboratori di giustizia alcuni dei quali, negli anni, avevano poi fatto marcia indietro rispetto ai loro “pentimenti”, per poi “pentirsi” d’essersi “pentiti” d’essersi “pentiti”…

Come Gaetano Solferino, che dapprima accusò i suoi sodali e poi si rifiutò di testimoniare in dibattimento contro coloro i quali aveva in precedenza accusato, e per questo era stato subito “scaricato” dai magistrati antimafia e venne condannato senza sconti come gli altri.

Il suo ex capo-‘ndrina oggi “pentito”: «Si occupava di tutto»

Nella tarda primavera del 2021, però, a “pentirsi” fu proprio il “comandante in capo” della ‘ndrina, Nicola Acri, e nei suoi verbali alla voce “Carmine Morello” l’ex boss rossanese lo descrive come un sodale che «si occupava di tutto».

Nicola Acri

In passato di lui parlarono diversi altri “pentiti”, e non solo rossanesi

Di Morello, negli anni precedenti, avevano parlato “pentiti” non solo appartenenti come lui alla ‘ndrina rossanese, ma anche altri ex appartenenti alle ‘ndrine di Corigliano, di Cassano Jonio e di Cosenza.

Ne avevano riferito i “picciotti” rossanesi Solferino e Giuseppe Gallina come il coriglianese originario di Cassano Jonio Vincenzo Curato (deceduto alcuni anni fa), e ancora il cassanese Pasquale Perciaccante e i cosentini Daniele Lamanna e Franco Bruzzese.

L’ipotetico fil rouge con l’omicidio insoluto e impunito di Luciano Converso

Una delle ipotesi relative all’eliminazione di Morello, è che ‘U Righiarar da qualche tempo fosse stato “scaricato” da chi ha preso il posto di Occhi di ghiaccio dopo il suo “pentimento” e oggi comanda la ’ndrina rossanese, e che per questo motivo pure lui oramai avesse deciso di seguire ancora una volta le orme del suo ex capo-‘ndrina, ossia la strada del “pentimento” e della collaborazione coi magistrati antimafia, essendo, forse, custode della inconfessata verità su un omicidio di ‘ndrangheta rimasto giudiziariamente insoluto, e impunito:

quello dell’imprenditore 43enne rossanese Luciano Converso, compiuto a sera del 12 gennaio 2007 a colpi di pistola davanti a una villetta sul mare di contrada Momena, del quale Nicola Acri s’è già auto-accusato (Chi altri ha accusato il “pentito” Acri per l’omicidio Converso?) dopo avere già subito un processo completo con la sua condanna all’ergastolo in primo grado, oltre a quella del fratello Gennarino Acri e di Massimo Esposito detto Pica Pica, e le successive clamorose assoluzioni in appello divenute definitive a gennaio del 2013. Un fil rouge lega i due fatti di sangue compiuti a distanza di oltre 16 anni?

Luciano Converso e il luogo in cui fu ammazzato

Morello aveva confidato o in qualche modo palesato questa sua ipotetica intenzione di “pentirsi” a qualcuno di cui si fidava, che sapendo i suoi “pericolosi” segreti l’ha poi tradito?

Fosse proprio così, gli uomini della ‘ndrina rossanese l’avrebbero perciò anticipato, eliminandolo prima che potesse “cantare”.

Sul “caso Morello”, come sui tanti altri omicidi di ‘ndrangheta compiuti nella Sibaritide e negli anni rimasti ancora insoluti senza l’individuazione di mandanti ed esecutori materiali, indagano carabinieri e polizia coordinati dai magistrati dell’Antimafia catanzarese. direttore@altrepagine.it          

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com