SPEZZANO ALBANESE – Periodicamente si sentono le solite giaculatorie sui giovani che fuggono dal Sud.
I dati sono risaputi, meno le motivazioni.
Di certo nel settore privato il lavoro latita (fra i tanti altri latitanti calabresi), ma nessuna speranza può essere riposta nel settore pubblico dove imperano nepotismo e mancanza di trasparenza.
Di questo fanno le spese i giovani, che spesso non hanno le forze e alla fine la voglia di lottare, ma anche gli altri.
Fra i tanti che si sono dovuti confrontare con questo perverso e viscido meccanismo ci sono anche io.
Avendo la sfortuna di insegnare nella scuola pubblica, quest’anno sono stato tra i vari coinvolti nel piano di dimensionamento scolastico regionale che ha visto accorpati diversi istituti della Regione Calabria.
Per ogni nuova scuola interessata avrebbe dovuto essere prodotta una graduatoria interna su tutti i docenti in servizio a tempo indeterminato (Zalone direbbe …il posto fisso) sommando le graduatorie delle scuole esistenti ed accorpate.
Una cosa tutto sommato semplice, vorrei dire alla portata di qualunque responsabile di questi procedimenti, nello specifico i singoli dirigenti scolastici delle scuole accorpanti (diciamo “vincenti”). Il problema di questo Paese è che invece di usare le regole della democrazia, spesso si usa la “legge del più forte”, con abusi e ostruzionismi ai danni di chi non fosse abbastanza “protetto” ed a favore di chi invece ha santi in paradiso.
Nel mio paradiso, per esempio, io mi sono trovato primo nella graduatoria della mia materia (semplifico per i non addetti ai lavori) e con un solo altro docente dietro di me, ma non dietro di due o tre punti, diciamo cinquanta.
Nessuno dei due ha titolo preferenziale, per capirci la famosa o famigerata 104 dei cui abusi si occupano spesso le cronache, ma ormai è diventata folklore.
Però qui non trova applicazione, quindi cosa mai dovrebbe succedere?
E invece qualcosa succede. Dapprima questa graduatoria tanto attesa non viene pubblicata, poi a metà agosto chiedo che fine abbia fatto;
mi viene risposto che non è stata fatta, ma tanto io devo andare a prendere servizio in altra scuola a 50 chilometri.
A quel punto parte una diffida ad adempiere a scuola ed Atp Cosenza (al pubblico noto come “Provveditorato”, ma tra i docenti circolano altri nomi meno ripetibili in pubblico) e magicamente viene “ripubblicata” apparendo anche con data precedente in altra area dell’Albo pretorio della scuola dalla dirigente ormai con un piede sulla porta perché da 31 agosto non ha più questa sede.
Sono effettivamente primo in graduatoria e c’è un solo posto interno, ma per l’altro nessun trasferimento è stato predisposto.
La cosa puzza, ma sul sito di Atp Cosenza, celebre per essere teatro ogni anno di chiamate delle forze dell’ordine da parte di docenti esasperati dalle tante storture, nessun atto ufficiale.
Alla fine, il 5 settembre, ad un passo dall’apertura della scuola che per quella sede è il 9 settembre, vengono “rese note” le assegnazioni dei docenti alle classi, e qui si dovrebbe chiarire la cosa;
ma no, compare magicamente invece del nome di un docente, la dicitura generica “docente di materia XXX”.
Chiedo spiegazioni, ricordo pubblicamente che la scuola è già stata diffidata ad adempiere e mettere in esecuzione la graduatoria invece di fare ostruzionismo, ma niente.
La dirigente nuova, che evidentemente si è adattata in fretta, se ne era prudentemente andata prima della lettura di questo ultimo punto.
Parte una nuova diffida, accolta dal più fragoroso silenzio;
la scuola rifiuta financo di restituire il numero di protocollo della diffida, ma tant’è, il numero di protocollo non lo usano neanche per gli atti formali come le convocazioni e gli ordini di servizio;
Atp Cosenza purtroppo ha un protocollo automatico ma tanto non risponde uguale.
Nel frattempo oltre alle leggi dello Stato vengono violate anche quelle della matematica perché nonostante questa cattedra dove vorrebbero sbattermi abbia 9 ore in una scuola e 9 in un’altra, e l’altra che mi spetterebbe ne ha 18 tutte in unica sede, a me danno 10 ore in una scuola e all’altra cattedra, ma non di 18 ore, solo 17. Mistero della fede.
Inizia una pressione a tutto campo, nella quale interviene anche la scuola dove sarei stato deportato, che pur in mancanza di atti ufficiali comincia a farmi chiamare da numeri di cellulare ben fuori dall’orario di servizio, e financo attraverso messaggi Whatsapp. Diffido anche questa scuola dall’usare il mio nome in ordini di servizio in mancanza di un mio trasferimento e mi metto ad aspettare.
A diversi sarà saltato all’occhio la parola “nepotismo” nel titolo, che fino ad ora non trova riscontro.
Tranquilli. In questa storia, dove tutte le dirigenti interessate sono donne, compresa quella di Atp Cosenza, c’è solo un uomo, quello dopo di me in graduatoria. Sua madre è un’altra dirigente in servizio in provincia, e immediatamente i conti tornano.
A chi avesse resistito fino in fondo nella lettura, spero di avere strappato una risata amara.
Se non ha famiglia (o “famiglia”) e ha meno di 30 anni, lo/la immagino già con la valigia in mano.
Paolo Antonucci
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