Per il 35enne coriglianese Marco Alonia l’Antimafia aveva richiesto l’arresto e il carcere, ma il giudice per le indagini preliminari non l’ha concesso. Ecco perché
CASSANO JONIO – Al momento della sua cattura in una villa alla periferia di Bari, il 6 novembre dell’anno scorso, al 39enne Leonardo Abbruzzese detto Nino o Castellino, pericoloso latitante della ‘ndrangheta di Cassano Jonio e della Sibaritide, i carabinieri trovarono addosso un documento personale falso. Era una Carta d’identità elettronica che riproduceva la sua foto, ma i dati anagrafici di un’altra persona e il numero proprio della Carta d’identità elettronica rilasciata a quell’altra persona.
Già, chi è?
Si tratta d’un «ragazzo pulito», vale a dire senza condanne penali passate in giudicato o processi penali a suo carico in corso:
Marco Alonia, 35 anni, di Corigliano-Rossano, residente nella frazione coriglianese di Cantinella.
A seguito delle successive attività investigative svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello, non solo l’ha iscritto nel registro degl’indagati, ma lo scorso 10 luglio ne ha pure richiesto l’arresto e la custodia cautelare in carcere come per le altre 15 persone finite in carcere all’alba di ieri (I NOMI | Tutti gli uomini e le donne “a disposizione” del boss).
Nei confronti di Alonia, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale catanzarese, Chiara Esposito, ha però rigettato la richiesta di misura cautelare, fra breve vedremo per quali motivi.
Il sequestro del documento falso e le indagini dei carabinieri
Il documento falso di Abbruzzese, risultava essere rilasciato dal Comune di Corigliano-Rossano il 22 agosto dell’anno scorso.
Contestualmente alla cattura del latitante, i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano effettuarono una perquisizione nell’abitazione di Alonia, durante la quale trovarono la Carta d’identità elettronica avente il medesimo numero di quella di Abbruzzese.
Successivi accertamenti effettuati il 16 febbraio di quest’anno nell’Ufficio Anagrafe del Comune di Corigliano-Rossano permisero d’appurare che Alonia il 22 agosto dell’anno scorso aveva presentato una dichiarazione di deterioramento relativa alla sua vecchia Carta d’identità valida fino a gennaio del 2027, a seguito della quale l’ufficio aveva proceduto al rilascio della nuova.
In riferimento al medesimo numero di atto di nascita riportato sui documenti rispettivamente in possesso di Abbruzzese e di Alonia, si verificò che tale dato può essere noto solo al legittimo proprietario, quindi non altrimenti ricavabile.
Dall’analisi delle denunce presentate da Alonia s’evinse un anomalo numero di smarrimenti di documenti d’identità, ben 3 dal 2007 al 2015. L’unico smarrimento non denunciato è quello relativo alla Carta d’identità elettronica della cui “brutta copia” è stato trovato in possesso Abbruzzese.
Il Tribunale di Catanzaro
La tesi accusatoria del sostituto procuratore Riello
Secondo il sostituto procuratore Riello, «Appare evidente come Alonia Marco abbia fornito la sua Carta d’identità elettronica ad Abbruzzese Leonardo, il quale successivamente ne generava una copia apponendovi la sua effigie».
E ancora, «Alonia Marco è gravato da diversi pregiudizi di polizia per reati contro il patrimonio ed altro, e risulta accompagnarsi a pregiudicati della sua zona di residenza».
Quindi, «Si può dunque sostenere che Alonia Marco abbia favorito la latitanza di Abbruzzese Leonardo permettendo a quest’ultimo di venire in possesso di una copia della sua Carta d’Identità, allorquando era ricercato dalle forze dell’ordine».
Secondo il giudice per le indagini preliminari manca la gravità indiziaria
Di diverso avviso è il giudice per le indagini preliminari Esposito, secondo il quale «Non si ritiene raggiunta la gravità indiziaria dei reati contestati a carico di Alonia Marco» poiché «Dagli elementi offerti non emerge, in maniera sufficientemente univoca, né il concorso nella condotta di falsificazione del documento, né tampoco l’elemento soggettivo relativo alla consapevolezza di tale azione;
non è stato fornito alcun indizio, infatti, riguardo al fatto che l’Alonia abbia consegnato il proprio documento ad ignoti che lo hanno poi contraffatto.
Del resto, posto che l’indagato ha mantenuto il possesso del documento – verosimilmente clonato o contraffatto a sua insaputa – non si vede perché avrebbe dovuto denunciarne lo smarrimento.
Del pari e anche in ragione di quanto sopra, non si ritiene integrato, a livello di gravità indiziaria, la condotta di favoreggiamento atteso che non è stato offerto alcun elemento dal quale desumere che ci fossero contatti o legami tra l’Alonia e il latitante, né che il primo fosse consapevole della caratura criminale del secondo o comunque del suo stato di latitanza, essendo gli indizi offerti del tutto generici, inconferenti e, oltretutto, piuttosto datati».
Alonia resta dunque indagato almeno fino alla conclusione delle indagini preliminari dell’inchiesta “Athena 2”, per i reati di falsificazione di documenti e favoreggiamento della latitanza di Abbruzzese con le aggravanti relative all’agevolazione mafiosa, ma a piede libero. direttore@altrepagine.it