CATANZARO – «M’avvalgo della facoltà di non rispondere»: hanno risposto quasi tutti così, ieri mattina al cospetto del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, Chiara Esposito, che venerdì scorso li ha fatti arrestare dai carabinieri che li hanno tradotti in carcere, i 15 indagati di “Athena 2” (I NOMI), l’inchiesta della direzione distrettuale Antimafia catanzarese contro i presunti sodali della famiglia ‘ndranghetista degli Abbruzzese di Cassano Jonio.
Gl’interrogatori di garanzia davanti al gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti sono andati in scena in video-conferenza dai vari penitenziari in cui si trovano detenuti gli arrestati.
In due soltanto hanno risposto alle domande.
Il Tribunale di Catanzaro
Si tratta del 56enne impresario di pompe funebri di Terranova da Sibari Enzo Franco Molino – che ha respinto ogni addebito sul suo conto evidenziando la sua totale estraneità ai fatti contestati relativi al trasporto del 39enne ex latitante di Cassano Leonardo Nino Abbruzzese da Spezzano Albanese a Bari in ambulanza – e dell’autista della stessa ambulanza, il 59enne Francesco Pio Alfano di Montalto Uffugo, il quale s’è dichiarato inconsapevole che all’interno dell’auto di soccorso vi fosse un latitante:
«Non spettava al sottoscritto fare le verifiche rispetto alla carta d’identità», falsificata con un nome diverso (Leonardo Abbruzzese “girava” con la Carta d’identità d’un ragazzo di Corigliano-Rossano).
«Io sono un volontario e facciamo attività di soccorso a pagamento come prevede lo statuto dell’associazione di cui faccio parte», ha dichiarato Alfano. direttore@altrepagine.it