SPEZZANO ALBANESE – In un celebre dialogo del film Johnny Stecchino emerse in modo chiaro e inequivoco che «la vera piaga di Palermo» capitale della mafia era il «traffico»… inteso come quello veicolare.

Pure la Sibaritide è piagata all’inverosimile e l’attività investigativa dei carabinieri in forza al Reparto operativo nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza a supporto della maxi-inchiesta anti-‘ndrangheta “Athena 2”, ha condotto i magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro all’individuazione d’un gruppo organizzato in modo professionale e dedito addirittura ad alimentarlo… il “traffico”!

Qui, però, parliamo di traffico di droga e di gestione di consistenti quantitativi di cocaina e d’eroina.

Un traffico che intasa persino piccoli comuni interni come Terranova da Sibari e San Lorenzo del Vallo, tutti passando per un bivio “obbligato”, quello di Spezzano Albanese dove c’è una tale congestione di traffico inimmaginabile fino a qualche anno fa, figuriamoci nel vicino e demograficamente ben più consistente comune di Cassano Jonio, ma soprattutto nella grande città jonica di Corigliano-Rossano dove alcuni sniffatori preferiscono evadere, per effettuare i loro acquisti di “coca” proprio da quelle parti…

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I pusher di periferia

Le indagini di “Athena 2” individuano il ritenuto gruppo di pusher che fino a due settimane fa – quando è finito in carcere (La retata) – si divideva le piazze di spaccio di questo lembo di Sibaritide, con ruoli ben precisi per ciascuno dei suoi componenti.

Un canale d’approvvigionamento al servizio di una rete di vendita in franchising e referenti di zona.

Il vertice assoluto del gruppo – fino al suo arresto da latitante poco più d’un anno fa – era rappresentato dal 39enne Leonardo Abbruzzese detto Nino o Castellino, il ritenuto boss di Cassano Jonio ultimo dei “reggenti” la famiglia ‘ndranghetista degli zingari cassanesi conosciuto ai magistrati antimafia.

Il boss cassanese Leonardo Abbruzzese è detenuto al 41-bis

Sotto di lui, i suoi omonimi cognati, i fratelli zingari di Spezzano Albanese Francesco e Cosimo detto Cocò o Micciu Abbruzzese, di 31 e 27 anni, figli del 65enne Nicola Abbruzzese suocero di Nino e pure lui finito in carcere due settimane fa.

Gli altri del gruppo rispondono ai nomi del 27enne anch’egli di Spezzano Giuseppe Cofone, del 29enne Gennaro Presta di San Lorenzo del Vallo e del 43enne Fabio Morrone di Terranova da Sibari, quest’ultimo indagato ma a piede libero, mentre altri presunti sodali erano finiti dentro già nella maxi-inchiesta “Athena”.

I dialoghi intercettati “girano” tutti intorno alla droga e ai soldi

«Gliela diamo a loro e se gli va male a loro, tanto a noi devono dare sempre i soldi».

«No. A Nuccio gli possiamo dare Spezzano, lui si prende quelli di Terranova, ci deve mettere quello là, Fabiuccio».

«Vai a prenderla e vai a portarla a Spezzano, non sono rischi questi?».

«Magari pure lo mischi quello che c’è».

«Tu ci guadagni per quattro-cinque volte di più».

«Come arrivano a undici e mezzo, se li segna che sono arrivati a undici e mezzo… glieli va a portare a loro e ci fa scendere l’altra».

«Il rischio nostro è mai sia, se va male durante il viaggio, se va male il viaggio abbiamo finito, se no una volta che siamo arrivati qua e gliel’abbiamo consegnata nelle mani…».

«E ti rimangono quattromila euro ogni quindici-venti giorni… ci sputi sopra? Senza rischi e senza niente!». direttore@altrepagine.it       

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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