ROMA – Rischiava fino a 14 anni di carcere per tentato omicidio, porto e detenzione illegale d’arma da fuoco e possesso illegale del munizionamento, ma ne ha buscati soli 4 e mezzo e venti giorni. Ora la sentenza è definitiva e il mancato assassino la sta scontando agli arresti domiciliari.
I fatti del 31 dicembre 2022
La sera del 31 dicembre 2022, il 36enne di San Demetrio Corone Demetrio Rose, aveva tentato d’accoppare a pistolettate suo cognato, il 31enne Massimo Alice della marina di Schiavonea a Corigliano-Rossano.
Gli aveva sparato addosso 4 colpi di pistola calibro 7,65 proprio durante il cenone di fine anno per il quale la famiglia era riunita, colpendo il “rivale” alla schiena, ma per fortuna della vittima l’arma s’era poi scaricata.
Il fatto era accaduto a San Demetrio, al culmine d’una lite.
Il cognato, rimasto ferito, era stato trasportato d’urgenza dagli stessi familiari nel Pronto soccorso del presidio ospedaliero “Guido Compagna” di Corigliano-Rossano, per essere da lì trasferito con altrettanta urgenza e in ambulanza nell’ospedale dell’Annunziata a Cosenza dov’era stato poi operato alla schiena per una lesione midollare, uscendo dallo stato di pericolo di vita.
Ciò mentre i carabinieri s’attivavano nelle indagini del caso informando dell’accaduto il magistrato di turno in Procura a Castrovillari.
Rose era stato subito fermato dai militari e su disposizione del magistrato rinchiuso in carcere a Castrovillari.
L’imputato patteggiò la pena
Nel processo dello scorso mese d’aprile che da fine settembre ha pure il definitivo “sigillo” della suprema Corte di Cassazione, Rose è stato difeso dagli avvocati Giuseppe Vena e Demetrio Marchianò.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Biagio Politano, aveva accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dai difensori al cospetto del pubblico ministero Valentina Draetta, tenuto conto dell’interrogatorio di garanzia e del riconoscimento delle responsabilità da parte dell’imputato, che aveva anche risarcito la vittima per il danno che gli aveva provocato. direttore@altrepagine.it