Entrambi erano agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico: nei loro confronti c’è la richiesta di condanna a 7 anni e quattro mesi di carcere ciascuno nel processo col rito abbreviato che vede imputate altre 15 persone

CATANZARO – Si trovavano detenuti agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico di sicurezza da oltre un anno e mezzo, ed esattamente dal 5 giugno del 2023. Quando, unitamente ad altre 23 persone (le altre erano tutte finite in carcere, ma qualcuno poi era stato liberato dai giudici del Riesame e della Cassazione) erano stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare per traffico di droga nell’ambito della maxi-inchiesta “Gentlemen 2” condotta dalla direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, e, “sul campo” dalla guardia di finanza.
Il pluripregiudicato e ritenuto boss di ‘ndrangheta coriglianese di Corigliano-Rossano, Arcangelo Conocchia detto ‘U dottore, 60 anni, e il figlio Antonio detto Tonino Conocchia, di 41, anch’egli pregiudicato per reati di ‘ndrangheta, adesso sono a processo dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Fabiana Giacchetti, che li sta giudicando col rito abbreviato.
Per entrambi, il pubblico ministero della Procura Antimafia catanzarese, Stefania Paparazzo, ha già richiesto la condanna a 7 anni e quattro mesi di carcere e 30 mila euro di multa ciascuno.
La sentenza nei loro confronti arriverà tra la fine di quest’inverno e la prossima primavera.
I Conocchia padre e figlio – difesi dagli avvocati Francesco Paolo Oranges, Andrea Salcina ed Ettore Zagarese – sono tornati in libertà nella giornata di ieri.
Il gip Giacchetti, proprio su motivata istanza dei difensori per cessate esigenze cautelari, e col parere favorevole espresso dal pm Paparazzo, ha infatti revocato per entrambi la misura cautelare degli arresti domiciliari col braccialetto elettronico, sostituendogliela con gli obblighi di dimora nel Comune di Corigliano-Rossano e di firma per due volte al giorno nella caserma dei carabinieri.

Il Tribunale di Catanzaro
Nel maxiprocesso il pm ha richiesto un secolo e mezzo di carcere
Per i 17 imputati del maxi-processo “Gentlemen 2” che come i Conocchia avevano richiesto d’essere giudicati col rito abbreviato (che prevede lo sconto di pena pari a 1/3 in caso di condanna) il pm Paparazzo nella sua requisitoria dei mesi scorsi ha avanzato la richiesta di circa un secolo e mezzo di carcere nei confronti dei ritenuti appartenenti alla presunta associazione di stampo ‘ndranghetista dedita al traffico internazionale e intercontinentale di droga e armi con destinazione finale la Sibaritide (leggi qui tutte le singole richieste di condanna).
Tra gl’imputati – coriglianesi, cassanesi e cosentini – figurano i ritenuti “reggenti” delle famiglie di ‘ndrangheta Abbruzzese e Forastefano di Cassano Jonio, vale a dire il 46enne Nicola Abbruzzese detto Semiasse e il 38enne Pasquale Forastefano detto L’animale o Il pazzo, entrambi detenuti in regime di “carcere duro” al 41-bis. direttore@altrepagine.it