Era stato accusato quale mandante dall’ex potentissimo capo-‘ndrina di Rossano, Nicola Acri “Occhi di ghiaccio” oggi collaboratore di giustizia

ROMA – I giudici della suprema Corte di Cassazione hanno messo la parola fine su un lunghissimo processo a carico d’un superboss ergastolano ed irriducibile della ‘ndrangheta della Sibaritide, quel Franco Abbruzzese detto Dentuzzu (foto) di Cassano Jonio da più di tre lustri detenuto in regime di carcere duro al 41-bis nel braccio di massima sicurezza del penitenziario di Rebibbia a Roma. Confermandone l’assoluzione, adesso divenuta dunque definitiva, dall’accusa d’essere stato il mandante dell’omicidio del 42enne Giuseppe Romeo, avvenuto oltre 25 anni fa, il 15 luglio del 1999, a Cassano Jonio.
La decisione della Suprema Corte ha avvalorato quanto già statuito dalla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro, i cui giudici il 4 marzo dell’anno scorso avevano escluso il coinvolgimento del capo-‘ndrangheta degli zingari cassanesi in quell’omicidio, a dispetto della richiesta di condanna all’ergastolo da parte del procuratore generale nel processo di secondo grado a carico del potente padrino già condannato alla massima pena prevista dall’ordinamento italiano per altri omicidi.

Giuseppe Romeo, considerato vicino al clan del fu boss Leonardo Portoraro a sua volta ammazzato nel giugno del 2018, venne eliminato con una pistola calibro 38 magnum, in un agguato compiuto dai killer di ‘ndrangheta Cosimo Alfonso Scaglione di Tarsia e Pasquale Perciaccante di Cassano entrambi poi divenuti collaboratori di giustizia, il primo deceduto 4 anni fa in Romania.
I due sicari “pentiti” avevano ricostruito la dinamica dell’omicidio, ma senza fornire elementi certi che riconducessero la responsabilità ad Abbruzzese.
Alle loro confessioni però – in quello che è stato il quarto processo d’appello – s’erano sommate le dichiarazioni d’un altro importante “pentito” di ‘ndrangheta, vale a dire l’ex alleato di ferro di Dentuzzu, l’ex superboss capo-‘ndrina di Rossano Nicola Acri detto Occhi di ghiaccio, che aveva accusato proprio il suo ex “socio” quale mandante del fatto di sangue.

Nicola Acri
I giudici hanno tuttavia ritenuto che l’accusa di Acri fosse deficitaria dei requisiti già richiesti dalla suprema Corte di Cassazione per attribuire la responsabilità di quell’omicidio a Dentuzzu tale da infliggergli un altro ergastolo. Abbruzzese è stato difeso dall’avvocato Roberta Provenzano. direttore@altrepagine.it