I verbali d’interrogatorio ch’erano stati resi in carcere da Cufone prima che ritrattasse tutto per farla finita, per la Corte d’Assise sono utilizzabili nei confronti degli imputati Le Pera, Arturi e Intrieri. L’omertà dei familiari dell’ammazzato

COSENZA – Le dichiarazioni accusatorie del “pentito” suicida entrano nel processo. È la novità sostanziale che arriva dall’udienza tenutasi ieri mattina davanti ai giudici della Corte d’Assise di Cosenza (presidente Paola Lucente, a latere Francesca De Vuono) del processo a carico di coloro i quali, il pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello, ritiene gli assassini del 57enne pregiudicato coriglianese Pasquale Aquino detto ‘U spusatu, ammazzato a colpi di pistola e mitraglietta calibro 7,65 la sera del 3 maggio 2022 a due passi dal portone di casa sua, lungo Viale Mediterraneo nella frazione marina di Schiavonea, a Corigliano-Rossano.

Pasquale Aquino
Un agguato di ‘ndrangheta, per il quale sono da tempo in carcere e imputati il 23enne Francesco Le Pera (nella foto d’apertura, al centro), il 23enne Manuel Intrieri detto Zuzù (nella foto d’apertura, a destra) e il 41enne Giorgio Arturi (nella foto d’apertura, a sinistra), tutti coriglianesi di contrada Fabrizio a pochi passi da Schiavonea.

I carabinieri sulla scena del crimine
Il travaglio di Cufone: prima accusa, ma poi ritratta tutto e decide di farla finita
I giudici della Corte, dunque, ieri hanno accolto la richiesta del pm Riello, vale a dire proprio quella d’acquisire agli atti del dibattimento processuale in corso i 4 verbali d’interrogatorio ch’erano stati resi in carcere dal 33enne Francesco Cufone, tra i mesi di marzo, aprile e giugno del 2023.
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Cufone era un co-indagato di Le Pera, Intrieri ed Arturi, ma, come altri indagati nella medesima inchiesta, lui davanti ai giudici non avrebbe dovuto rispondere né dell’omicidio Aquino né del tentato omicidio del pregiudicato 41enne coriglianese Cosimo Marchese detto Il diavolo, avvenuto nemmeno un mese dopo il fatto di sangue, il 1° giugno 2022, in contrada Pirro-Malena, sempre sul litorale di Corigliano-Rossano “attaccata” a contrada Fabrizio e alla frazione di Schiavonea.
Il 15 giugno del 2023, dopo il suo quarto interrogatorio in cui aveva ritrattato tutte le accuse sferrate tra marzo e aprile ai suoi co-indagati, Cufone s’era suicidato nel carcere di Taranto dov’era detenuto.
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Francesco Cufone
Le sue dichiarazioni a parere della Corte sono utilizzabili. Saranno, ovviamente, oggetto d’un acceso dibattimento tra le parti processuali, da un lato il pm Riello e dall’altro gli avvocati Giovanni Zagarese, Pasquale Di Iacovo e Giovanni Scatozza che difendono i tre imputati. Le Pera con l’accusa d’essere stato uno dei due killer di Aquino (il secondo presunto sicario è un ragazzo di nazionalità rumena, minorenne quando venne compiuto l’omicidio e imputato davanti al Tribunale per i minori), mentre Arturi e Intrieri avrebbero seguito gli spostamenti della vittima nelle fasi di poco e appena precedenti il fatto di sangue.
Omertà: i familiari di Aquino furono intercettati, ma oggi non ricordano nulla
Nel corso dell’udienza di ieri in aula sono stati interrogati in qualità di testimoni alcuni familiari di Aquino, i figli Francesco e Vincenzo e la nuora Loredana Ruggeri, il primo pregiudicato per omicidio e tutti pregiudicati per traffico e spaccio di droga:
durante le indagini erano stati sottoposti ad intercettazioni telefoniche e ambientali, e avevano delineato tanto il movente dell’omicidio del congiunto quanto gli ipotetici mandanti.

Vincenzo Aquino
Ieri, però, in aula, hanno sostanzialmente risposto con una serie di «non ricordo», mostrandosi palesemente reticenti rispetto alle contestazioni loro formulate da parte del pm Riello. direttore@altrepagine.it