
CASTROVILLARI – L’operazione scattò nell’ottobre del 2016, nome in codice “Old mill”, il nome in inglese d’un agriturismo ubicato nel comune di Trebisacce, “Il vecchio mulino”, che era la base logistica ed operativa di un vastissimo traffico di droga tra Corigliano-Rossano, Cassano Jonio, e, appunto, la cittadina dell’Alto Jonio.
Le indagini furono condotte dai carabinieri dell’allora Compagnia di Corigliano, coordinate dalla Procura di Castrovillari diretta dall’allora procuratore Eugenio Facciolla, e portarono all’arresto di 9 persone, ma altre 10 a piede libero sono finite lo stesso a processo assieme a quelle arrestate.
Ecco come i carabinieri intercettarono i primi 3 etti di “coca” provenienti dalla Locride
L’inchiesta scattò e s’allargò nell’aprile del 2015 dopo un inseguimento a distanza, discreto e mirato, lungo la strada provinciale 241 che dallo svincolo autostradale di Tarsia conduce verso il Coriglianese. I carabinieri, in borghese, tenevano d’occhio un’auto con a bordo due persone sospette, provenienti dalla Locride, nel Reggino, in particolare dal Comune di Africo.
Una volta giunti a destinazione, forse i due avevano a loro volta sospettato che quell’auto che avevano alle calcagna da qualche chilometro poteva essere un’auto civetta di poliziotti, finanzieri o carabinieri. Quindi, parcheggiata l’auto nei pressi d’un ristorante-pizzeria, i due erano scesi e uno di loro s’era disfatto di qualcosa, gettando con cura l’oggetto in un anfratto “sicuro”.

Il particolare, ovviamente, non era sfuggito agli occhi di chi li stava pedinando a fini investigativi. Quel “qualcosa”, infatti, pochi minuti dopo era stato raccolto dal luogo in cui era stato recitalmente buttato, da parte d’un sottufficiale dell’Arma. Era un involucro termosigillato contenente ben tre etti di cocaina.
Pochi attimi dopo erano scattate le manette ai polsi dei due reggini e dei loro “compari” locali. I quali, secondo gl’investigatori dell’Arma, attendevano, nei pressi del ristorante, la consegna della “coca”.
L’asse Corigliano-Trebisacce e quell’agriturismo come “base”
Il “capo” locale era un pizzaiolo originario di Cassano Jonio, gestore dell’agriturismo “Il vecchio mulino” di Trebisacce. Il cassanese era già molto noto negli ambienti investigativi.
Le immediate perquisizioni personali e veicolari avevano permesso ai carabinieri di rinvenire pure una consistente somma di denaro contante non “giustificato” – circa 21 mila euro – parte della quale secondo gl’inquirenti doveva essere impiegata per pagare la droga.
Gli arresti dell’ottobre 2016
Un anno e mezzo dopo gli stessi carabinieri diedero esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Letizia Benigno, su richiesta del sostituto procuratore Valentina Draetta, nei confronti del titolare dell’agriturismo e d’altre 8 persone, la maggior parte di Corigliano.
L’inchiesta, però, affondava le radici in un paio d’anni prima degli arresti. Quando, cioè, nel settembre del 2014, due cittadini di Trebisacce presentarono le loro rispettive denunce per i reati di lesioni personali e di tentata estorsione nei confronti del titolare del “Vecchio mulino”. Proprio a partire da quelle denunce i carabinieri individuarono l’esistenza d’una fitta rete di spaccio di cocaina sull’asse Trebisacce-Corigliano.
Le intercettazioni e i filmati
Fu un’indagine condotta certosinamente e per mesi, pure attraverso l’utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre che di riprese video. Operazioni che consentirono ai detective dell’Arma di monitorare gli incontri tra i vari complici, avvenuti proprio in quell’agriturismo, che rappresentava una preziosa copertura rispetto alle attività illecite che vi si perpetravano all’interno.
Durante l’attività investigativa era emerso il frequente ricorso ad un linguaggio criptico in cui gli stupefacenti venivano appellati “alberi”, “camicette”, “moto”, “neve”, spesso in riferimento all’occultamento, al taglio, al confezionamento, al trasporto ed alla cessione della cocaina. Le telecamere installate in prossimità dell’agriturismo avevano permesso di registrarne i movimenti interni:
gli acquirenti facevano ingresso generalmente tramite un’entrata secondaria. Lo stupefacente veniva occultato in diversi luoghi, persino sotto tegole e tettoie, autovetture o cespugli. Nel corso delle indagini erano stati sequestrati quasi 7 etti di cocaina e denaro contante per 40 mila euro.

Il Tribunale di Castrovillari
Ecco chi sono gli imputati a processo
Adesso in Tribunale a Castrovillari, al cospetto del giudice Marianna Ferrante, è in corso il processo nei confronti di 13 imputati:
Luigi Praino di Trebisacce classe 1963;
Maurizio Russo di Corigliano-Rossano classe 1979;
Mohamed Nassir di Corigliano-Rossano classe 1984;
Simone Cimino di Corigliano-Rossano classe 1980;
Elvira Provenzano di San Demetrio Corone classe 1985;
Nikola Liskova di Trebisacce classe 1972;
Alfonso Fiorito di Corigliano-Rossano classe 1982;
Costantino Azzinnari di Trebisacce classe 1983;
Antonello Naglieri di Trebisacce classe 1991;
Luigi Tisci di Villapiana classe 1970;
Pietro Tisci di Villapiana classe 1994;
Bartolo Bruzzaniti di Africo classe 1982;
Elia Stilo di Africo classe 1991.
Sono 11 i capi d’accusa formulati dal pubblico ministero Simona Manera.
All’udienza di ieri sono stati sentiti in qualità di testi alcuni carabinieri, che hanno ricostruito tutta l’attività investigativa svolta dall’Arma e riferito in merito alle intercettazioni telefoniche ed ambientali captate, sulla modalità d’identificazione delle voci degli’mputati, sugli appostamenti e i pedinamenti eseguiti, sul sequestro della sostanza stupefacente rinvenuta e sugli arresti.
Il collegio difensivo che assiste gl’imputati è composto dagli avvocati Ettore Zagarese, Nicoletta Bauleo, Francesco Gelsomino, Natale Morrone, Giuseppe Callegari, Luigi Malomo, Giuseppe Vena, Bianca Greco, Rosetta Rago, Saverio Casile, Michele Donadio e Ilaria Giacomo. direttore@altrepagine.it