CORIGLIANO-ROSSANO – Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone, nella storiografia antica. Ermanno Candido, Umberto Zanotti Bianco, in quella moderna. Oggi però c’è Nilo Domanico, che spariglia le carte. Con l’obiettivo, prefissato, di mettere in dubbio la “posizione” di quella che fu la gloriosa polis magnogreca di Sybaris.

L’ingegnere Nilo Domanico

Dove negli anni Trenta s’è cominciato a bonificare e in seguito a scavare per farla riemergere e dove oggi se ne possono ammirare i resti immaginandone l’antica magnificenza, nel Parco archeologico ubicato in località Casa bianca lungo la Strada statale 106 jonica ricadente nel comune di Cassano Jonio. Al confine col comune di Corigliano-Rossano – ch’è pur sempre Sibaritide – dove nelle ultime settimane è sorto addirittura un comitato avente proprio il fine recondito (mica tanto…) di divulgare che «Sybaris non era lì, ma era là, più in là…».

L’occasione del “caso” è stato un intervento di bonifica idraulica su un terreno privato nel Coriglianese, intervento diretto proprio dall’ingegnere Nilo Domanico, noto professionista rossanese di Corigliano-Rossano, ora “spalleggiato” da un gruppo d’altri professionisti e imprenditori, soprattutto coriglianesi, non immuni all’attivismo politico e oggi tutti attivisti del comitato “all’ultimo grido”.

I fautori del comitato: Domanico, l’ingegnera coriglianese Anna Maria Brunetti e il medico coriglianese Luca Policastri

Nel frattempo, l’ingegnere Domanico, autore nel 2022 d’un masterplan preliminare per la bonifica idraulica proprio dell’area del Parco archeologico di Sibari, non ha proseguito l’incarico affidatogli dal direttore Filippo Demma, dal momento che non avrebbe presentato il progetto esecutivo all’amministrazione del Parco, che avrebbe potuto mettere a disposizione 16 milioni di euro per la sua realizzazione.

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La “scoperta” di Domanico e la doppia diffida del privato e della Soprintendenza

Torniamo all’inizio di questa singolare storia, vale a dire ai lavori di drenaggio e bonifica idraulica di quel terreno privato in contrada Mandria del forno, località Fonte del fico (secondo taluni, Fonte thuria) in agro di Corigliano, dove la scorsa estate gli escavatoristi diretti dall’ingegnere Domanico hanno fatto emergere tre o quattro pezzi di mura, una quarantina di metri di massi squadrati senza malta:

«Qui sorgerebbe Thurii, nei pressi del vecchio Crati e della fonte Thurii, a Sud di Sybaris. Si tratterebbe della rifondazione della città magnogreca, che da sempre si ritiene sia stata invece edificata sulle rovine di Sybaris. In base ai nuovi ritrovamenti, la polis sarebbe sorta, in realtà, più a nord, in un’enorme area sede di migliaia di reperti arcaici».

È quel che sostiene con estrema convinzione l’ingegnere Domanico, che nel giro di soli pochissimi mesi s’è applicato in uno studio “archeologico” e l’ha pubblicato in un volume, che dallo scorso novembre sta presentando in giro per vari comuni della provincia di Cosenza, della Calabria, e anche fuori regione.

Con un battage pubblicitario che, correndo sui social, è riuscito a suscitare l’interesse di diverse testate giornalistiche, alcune anche importanti. Che si sono soffermate superficialmente sul fascinoso “piacere della scoperta”, tant’è che quando a qualche direttore è stato raccontato il resto della storia – che oggi AltrePagine vi racconta in esclusiva ne ha ordinato la rimozione dagli archivi digitali consultabili on-line da chiunque.

Già, perché lo scorso 8 agosto sul sito di Mandria del forno/Fonte del fico sono intervenuti i responsabili della Soprintendenza ai Beni archeologici della Calabria unitamente ai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Cosenza. Che sarebbero stati avvisati con un sensibile ritardo, come da loro stessi rilevato, rispetto a quando le mura d’interesse archeologico erano venute alla luce.

E questo, assieme a tutto il resto ch’è venuto dopo, all’ingegnere Domanico è costata una doppia formale diffida:

da parte del privato che l’ha ingaggiato in qualità di direttore di quei lavori di bonifica idraulica, e da parte della Soprintendenza.

Si tratta di «divulgazione non autorizzata», dal momento che Domanico ha intrapreso attività di divulgazione pubblica, tramite riprese video e interviste rilasciate a terzi, attività svolte in totale autonomia, senza alcuna preventiva autorizzazione d’accesso al terreno da parte del privato proprietario per tale scopo, e senza il consenso ad effettuare riprese video, in violazione tanto del diritto di proprietà quanto della riservatezza inerente al sito ed ai ritrovamenti, soggetti a vincoli divulgativi proprio da parte della Soprintendenza.

Non solo:

Domanico viene accusato pure di «diffusione di informazioni fuorvianti»:

in un servizio televisivo, infatti, l’ingegnere sarebbe stato presentato come «direttore dei lavori del Parco» e non già come direttore dei lavori commissionati da un privato circa la bonifica d’un terreno agricolo;

nel servizio si parlava di «attento lavoro di ricostruzione in collaborazione con l’Università della Calabria» quando invece si trattava di normali lavori di scavi e movimento terra per la ricerca e il deflusso d’acque in eccesso.

E ancora, di «comportamento negligente»:

al primo pezzo di mura scoperto, l’ingegnere Domanico stesso, secondo la testimonianza del proprietario del terreno ch’era presente, avrebbe concluso che si trattava di un’opera muraria del “Consorzio di bonifica”, «risalente presumibilmente alla bonifica dei tempi di Mussolini». E ciò aveva portato alla prosecuzione degli scavi per svariati metri.

Domanico ha pubblicato la sua “scoperta” in un libro

Nulla di nuovo: è un tratto di quell’acquedotto già noto agli esperti

Ora però entriamo nella vexata quaestio:

secondo i responsabili della Soprintendenza quelle mura sono «riconducibili a un sistema d’adduzione e approvvigionamento delle acque per la vicina città di Copiae, elemento peraltro già noto in questo settore territoriale».

Domanico, quindi, non avrebbe scoperto nulla di nuovo attraverso il suo studio “archeologico”. Che, per gli aspetti idrogeologici, avrebbe preso spunto integralmente dai contributi del professor Alessandro Guerricchio, docente emerito di Geologia applicata all’Università della Calabria.

Già, perché la fortificazione di Thurii è già nota alla Soprintendenza, è stata scavata in contrada Casa bianca proprio nei pressi del Parco archeologico e se ne conosce anche una delle torri. Le evidenze rinvenute l’estate scorsa sono semplicemente relative a un sistema di convogliamento delle acque, l’antica Sybaris non può estendersi dal Parco del cavallo a Fonte del fico poiché sarebbe una città grandissima, e ciò – secondo gli esperti – è impossibile.

Inoltre, la zona di Mandria del forno/Fonte del fico è già nota alla Soprintendenza come un’area a carattere funerario per la presenza d’una tomba già scoperta e conosciuta da molto tempo.

Il pubblico alla presentazione del libro lo scorso 28 dicembre a Corigliano-Rossano

Domanico, invece, va sostenendo che, in base ai “suoi” ritrovamenti, Copiae sarebbe la parte visibile dell’attuale Parco archeologico mentre Thurii si troverebbe, come indicava Erodoto, in prossimità del Crati, e Sybaris a nord di Thurii

L’entusiasmo della platea di Domanico a Corigliano-Rossano

AltrePagine sul posto. Guarda il video:

Il “giallo” della prefazione del celebre archeologo Emanuele Greco

Nel suo libro “Alla ricerca di Sybaris e Thurii (edito da Arbor Sapientae) – uscito in due distinte edizioni – sembra che la prefazione del professor Emanuele Greco, celebre archeologo già presidente della Scuola archeologica italiana d’Atene, riportata anche sulla seconda edizione del volume in cui l’autore pubblica la “propria scoperta”, fosse stata in realtà scritta per la prima edizione nella quale della “scoperta” non si faceva alcuna menzione.

Assieme a Domanico, i relatori della presentazione del libro a Corigliano-Rossano

Pure il professore Greco, infatti, ha sempre sostenuto che le mura di Thurii sono a Casa bianca, dove lui ha anche scavato pubblicando gli esiti della propria ricerca nel 2015.

Il professore Greco e l’ingegnere Domanico

Per la cronaca, la seconda edizione del volume di Domanico – che stasera sarà presentato pure nel comune di Terranova da Sibari – comprende anche i “contributi” del noto antropologo Vito Teti e del presidente della “Fondazione Carmine De Luca” di Corigliano-Rossano, il docente di Filosofia Vincenzo Piro. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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