Durante l’udienza di ieri, i consulenti delle difese degli imputati Le Pera, Intrieri e Arturi, hanno messo “in crisi” le prove della pubblica accusa

COSENZA – Nuova udienza, ieri mattina, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Cosenza (presidente Paola Lucente, a latere Francesca De Vuono) del processo a carico di coloro i quali il pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello, ritiene il “gruppo assassino” del 57enne pregiudicato coriglianese Pasquale Aquino detto ‘U spusatu (foto), ammazzato a colpi di pistola e mitraglietta calibro 7,65 la sera del 3 maggio 2022 a due passi dal portone di casa sua, lungo Viale Mediterraneo nella frazione marina di Schiavonea, a Corigliano-Rossano.
Un agguato di ‘ndrangheta, per il quale sono da tempo in carcere e imputati il 23enne Francesco Le Pera, il 23enne Manuel Intrieri detto Zuzù, e il 41enne Giorgio Arturi, tutti coriglianesi di contrada Fabrizio, a pochi passi da Schiavonea.

Francesco Le Pera
Le Pera con l’accusa d’essere stato uno dei due killer di Aquino (il secondo presunto sicario è un ragazzo di nazionalità rumena, minorenne quando venne compiuto l’omicidio e imputato davanti al Tribunale per i minori), mentre Arturi e Intrieri avrebbero seguito gli spostamenti della vittima nelle fasi di poco e appena precedenti il fatto di sangue.

Manuel Intrieri
Ieri la Corte ha sentito due dei tre consulenti tecnici di parte nominati dai difensori degl’imputati, gli avvocati Giovanni Zagarese, Giovanni Antonio Scatozza e Pasquale Di Iacovo.

Giorgio Arturi
In aula i “dubbi” dei periti delle difese
Uno dei due periti esaminati, un ingegnere informatico, ha messo in dubbio la ricostruzione dei sopralluoghi che, secondo la pubblica accusa, avrebbero effettuato Arturi ed Intrieri nei pressi del circolo ricreativo di Aquino in Viale Salerno a Schiavonea e nei pressi dell’abitazione dello stesso ucciso, nonché il supporto logistico che gli stessi Arturi ed Intrieri avrebbero fornito ai due ritenuti esecutori materiali del fatto di sangue, per avvisarli dell’arrivo della vittima al fine di portarsi sul luogo del delitto e poi dileguarsi.

L’aula della Corte d’assise di Cosenza
Messa in dubbio pure la corrispondenza d’una delle due biciclette utilizzate dagli esecutori materiali dell’omicidio con quella che fu rinvenuta e sequestrata dai carabinieri nel cortile di casa d’una zia di Le Pera in contrada Fabrizio.
Non solo. Il perito balistico dei difensori dei tre imputati ha messo in dubbio che nell’arsenale d’armi sequestrato dai carabinieri in un casolare abbandonato situato a pochi passi dalle loro abitazioni, vi fossero proprio la pistola e la mitraglietta utilizzate per ammazzare Aquino.

L’arsenale d’armi che venne scoperto e sequestrato dai carabinieri
Si tornerà in aula il prossimo 3 giugno. direttore@altrepagine.it