
ROMA – Una battaglia politica e giudiziaria al contempo. Che andrà avanti fino all’ultimo previsto grado di giudizio, quello dinanzi ai giudici del Consiglio di Stato.
Dopo la sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale per la Calabria di Catanzaro, che lo scorso 17 luglio aveva dichiarato improcedibile il ricorso presentato dal “Comitato per il ritorno all’autonomia degli estinti comuni di Corigliano Calabro e di Rossano”, dal 2018 fusi nel nuovo comune di Corigliano-Rossano, il comitato ha formalizzato il proprio motivato atto d’appello al massimo organo della giustizia amministrativa.
L’atto giudiziario è stato depositato telematicamente alla cancelleria del Consiglio di Stato a Roma lo scorso 30 ottobre ed è patrocinato dall’avvocato Pasquale Pellegrino. Entro la fine di quest’anno dovrà essere fissata l’udienza per la discussione.
La contestata sentenza del Tar di luglio ha avvalorato la legittimità della legge regionale sulla fusione Corigliano-Rossano, impedendo modifiche territoriali tramite iniziativa popolare prima che siano trascorsi 15 anni dall’istituzione del nuovo Comune.
Nello specifico, ha rigettato le istanze del comitato, che, con una formale e corposa raccolta di firme tra i cittadini, aveva presentato una Proposta di legge regionale d’iniziativa popolare per l’istituzione dei comuni autonomi di Corigliano Calabro e Rossano.

La raccolta delle firme in piazza
Il Tar ha pure confermato l’applicazione dell’articolo 8 della Legge regionale numero 52 del 2022, che aveva modificato la Legge regionale numero 13 del 1983, stabilendo che le proposte di legge d’iniziativa popolare relative a modifiche delle circoscrizioni territoriali dei comuni non possono essere presentate entro i 15 anni dall’entrata in vigore della legge regionale istitutiva.
Un principio formalmente volto a garantire un periodo minimo di consolidamento per processi complessi come quello della fusione tra comuni, ma di fatto finalizzato a impedire lo svolgimento d’un Referendum popolare per il ritorno ai due distinti comuni.
Prima dell’anno 2033, quindi, coriglianesi e rossanesi, anche politicamente volendo, per legge non potrebbero ritornare all’autonomia dei loro ex comuni.

L’aula del Consiglio regionale
Il comitato per il ritorno all’autonomia è forte di circa 7 mila firme raccolte tra i cittadini della nuova città, quelli che la fusione non l’hanno mai voluta e quelli che invece l’avevano sì voluta, ma che se ne sono pentiti non appena hanno cominciato a viverne il male andazzo.
Il ricorso giudiziario al Consiglio di Stato ha come fine il ripristino del diritto dei cittadini coriglianesi e rossanesi, proprio sulla base delle migliaia di firme raccolte – ad ottenere il Referendum popolare sulla Proposta di legge per il ritorno all’autonomia degli ex comuni di Corigliano Calabro e di Rossano.
Il Consiglio regionale della Calabria, infatti, aveva approvato la norma di legge in forza della quale il Comune unico di Corigliano-Rossano non potrebbe essere messo in discussione prima che siano trascorsi almeno 15 anni dalla sua istituzione, nel dicembre del 2022 proprio mentre il comitato popolare era impegnato nelle piazze a raccogliere le firme dei cittadini coriglianesi e rossanesi, uniti da quel motivatissimo buonsenso di tornare alle due municipalità distinte, anche se vicine e amiche, per superare le enormi difficoltà amministrative affiorate con la fusione e l’istituzione del Comune unico. Che, anziché unire, ha acceso enormi frizioni e divisioni tra le due popolazioni, già tra loro storicamente assai diverse. direttore@altrepagine.it