A Corigliano Calabro c’è qualche cronista che taluni ignoranti definiscono “d’assalto” perché essi – appunto – ignorano chi sia un cronista dal momento che perlopiù leggono quel mare magnum di comunicati stampa molto spesso neppure “rimpastati” e firmati in calce da cronisti che secondo tale logica dovremmo definire “senza assalto”. Nutriamo profondo rispetto verso tutti i nostri colleghi, compresi “Anton Giulio Madeo” e l’amico direttore de Lostrappoquotidiano.it Raffaele “Lulù” Corrado. Ed è con profondo rispetto delle loro tesi e con antica amicizia nei confronti di Lulù che vogliamo proporre ai loro ed ai nostri lettori qualche riflessione. Lo facciamo proprio perché “Anton Giulio Madeo” e Lulù, da qualche tempo, riflettono e commentano le notizie d’altri cronisti, noi compresi.
Da ultimo, “Anton Giulio Madeo”, sostiene che «in maniera imprudente alcuni organi d’informazione (e alcuni strani personaggi che operano dietro le quinte) continuano a raccontare vicende inverosimili che coinvolgerebbero, in qualche modo, il sindaco della città. Dicono, ostentando una sicurezza che si presenta sotto forma di feuilleton: sicuramente la commissione chiederà una proroga del proprio mandato, poiché ci sono nuovi dossier, inviati da alcuni funzionari comunali, che fanno paura, tanto da spingere il sindaco a riunire in tutta fretta la maggioranza e a rivolgersi a un politico calabrese di peso, presente nel governo Gentiloni, che non sarebbe Minniti, per avere notizie e per stabilire il da farsi. Non escluse le proprie dimissioni. Insomma, mi sembra che alcuni galantuomini raccontino (o provino a raccontare) false notizie».
Senza alcuna vis polemica, noi sosteniamo, invece, che mentre “Anton Giulio Madeo” è magari in attesa di commentare le prossime notizie (quali saranno le nostre non lo sappiamo poichè non siamo indovini e notizie di vario genere possono giungerci in qualsiasi momento) c’è chi prende la propria utilitaria e consuma gasolio per andare “sul posto”, apre lo sportello, lo richiude e consuma le suole delle scarpe perché a volte scopre oppure capisce che “il posto” non è proprio quello, prende il telefono e chiama le proprie accreditate fonti d’informazione, va in tribunale a seguire il processo, va in caserma, va in procura, va in comune, parla con chi ha visto, con chi ha sentito e con chi ha visto e sentito, aspetta un documento a supporto, una carta, verifica. C’è chi “si fa il mazzo” perché crede nel proprio lavoro. C’è chi a volte sbaglia – e a volte pure d’imprudenza come sostiene “Anton Giulio Madeo” il quale, lui sì, ostenta sicurezza proprio sotto forma di feuilleton, nel definire false le notizie date da chi ci ha lavorato diversi giorni su un pezzo di cronaca per informare i cittadini. C’è chi è libero, chi lo è meno, chi non lo è. A noi non manca la materia grigia per riconoscere gli «strani personaggi che si muovono dietro le quinte» e nel «galantuomini» di “Anton Giulio Madeo” cerchiamo di riconoscerci quotidianamente. Pur talvolta sbagliando. “Anton Giulio Madeo” – nella sua lunga e politicamente e socialmente condivisibile riflessione – pone una domanda e da una risposta a se stesso: «Ecco perché mi chiedo: dopo quello che state leggendo sulle pagine della stampa (e sui social), che per le strade comincia a diventare sputtanamento generale, c’è ancora qualcuno che ha dubbi sulla necessità di trovare una forma di regolamentazione (se non addirittura di censura) nella pubblicazione di certe notizie? Io non ne ho». Noi rispondiamo attraverso la severa raccomandazione che ci sta ripetendo sempre, a margine d’ogni appuntamento della formazione continua obbligatoria prevista dall’Ordine nazionale dei giornalisti, il nostro presidente regionale Giuseppe Soluri: tanto sulla stampa quanto su internet e sui social noi siamo giornalisti e non “gente che scrive”.
E noi lo scriviamo con profondo rispetto di tutti coloro i quali scrivono ovunque essi scrivano, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana che qui riportiamo: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.”.
Infine: “Anton Giulio Madeo” scrive «Io non so cosa succederà da qui a qualche giorno. A naso escluderei ogni ipotesi di scioglimento del consiglio». Pure noialtri non sappiamo cosa succederà, pure a dispetto del nostro (proprio in senso letterale ed anatomico!) naso. Ma siamo giornalisti e cronisti: il nostro mestiere sono le notizie. E le notizie vanno date.