Brillante indagine della polizia condotta e portata a termine tra Cariati, Corigliano-Rossano e Santa Sofia d’Epiro
CORIGLIANO-ROSSANO – La fabbrica della droga. L’hanno scoperta i poliziotti della Squadra giudiziaria in forza al Commissariato di Corigliano-Rossano, che hanno sgominato un importante “giro” di coltivazione e spaccio attivo tra i comuni di Santa Sofia d’Epiro e quelli del Basso Jonio cosentino tra Rossano e Cariati.
I detective del vicequestore Giuseppe Zanfini hanno operato sin dalla notte scorsa, arrestando 4 persone:
si tratta di tre cittadini di nazionalità cinese – un uomo e due donne – e del 54enne rossanese Carmine De Luca.
Ingente il quantitativo di droga sequestrata:
quasi 250 chili di marijuana, ch’era occultata all’interno di decine di sacchi di plastica. Come la droga, sottoposti a sequestro pure gli automezzi utilizzati dagli arrestati. Il quartetto è stato poi trasferito in carcere a Castrovillari.
Il Commissariato di polizia di Corigliano-Rossano
Lo “stabilimento industriale” in un capannone di Santa Sofia d’Epiro
Le indagini erano cominciate verso la fine dello scorso mese di giugno, quando i poliziotti hanno individuato un capannone nella zona industriale del comune di Santa Sofia d’Epiro utilizzato per la coltivazione della marijuana.
Informata la Procura di Castrovillari, i magistrati hanno emesso un decreto di ritardato sequestro al fine di potere svolgere ulteriori indagini ed individuare i responsabili. Contestualmente è stato disposto il monitoraggio costante dei luoghi interessati, con appostamenti in tutto l’arco della giornata per quasi una settimana anche con l’ausilio della Squadra mobile della Questura di Cosenza.
Il blitz è scattato all’alba
All’alba è scattato il blitz, a seguito del movimento anomalo di un’auto e d’un furgone e all’arrivo di tre persone tra cui le due donne cinesi.
Il conducente del furgone, De Luca, entrato nel capannone, dopo circa mezz’ora ha lasciato repentinamente la zona. Seguito a distanza, è stato poi fermato nella zona industriale rossanese di Sant’Irene, mentre le due cinesi venivano fermate già a Santa Sofia.
Perquisito il capannone – nella disponibilità di De Luca già da un anno circa – al suo interno c’era il terzo cinese, un uomo, nascosto sotto alcuni materassi proprio per sfuggire all’arresto, cui non è però sfuggito. direttore@altrepagine.it