Il fratello maggiore dei “Tom tom” è finito in carcere a seguito d’una lunga perquisizione “mirata” effettuata stamane dai carabinieri 

CORIGLIANO-ROSSANO – Il 49enne Carmine Morello detto ‘U Righiarar non è certo un cercatore di funghi ad agosto smarritosi nei boschi della montagna rossanese (leggi QUI le sue “ombre”, passate e recenti).

Condannato per associazione mafiosa a 6 anni e otto mesi di reclusione nel maxi-processo anti-‘ndrangheta “Stop” – dal quale è però uscito assolto in via definitiva, lo scorso 2 luglio, per il tentato omicidio del 26 dicembre 2002 ai danni del boss rossanese dell’epoca Antonio Manzi detto Tom tomera uscito dal carcere qualche anno fa ed era libero. Da ben 17 giorni è però sparito dalla circolazione, inghiottito dal nulla assieme alla sua potente motocicletta da enduro, al suo casco, ai suoi documenti e ad altri effetti personali contenuti nel suo borsello.

Eccezion fatta per il suo smartphone, stranamente dimenticato nella rivendita di motociclette d’un suo amico sulla Strada statale 106, luogo dal quale lo scorso 9 agosto s’è allontanato dicendo all’amico che sarebbe tornato dopo una decina di minuti. Che sono diventati un’eternità per i suoi familiari, in particolare per le sue tre figlie rimaste orfane della madre scomparsa prematuramente pochi mesi addietro.

Carmine Morello e la sua motocicletta

Finora alcuna traccia e nessun indizio che possa condurre al pregiudicato sparito

Finora non è emersa alcuna traccia di Morello, nessun indizio che possa condurre a lui. Non è stata ritrovata né la sua moto né altro che aveva con sé. Nulla di nulla.

Dopo la formalizzazione della denuncia di scomparsa da parte dei familiari ai carabinieri, a cercarlo sono tutte le forze dell’ordine locali, anche se le indagini sulla misteriosa e preoccupante scomparsa vengono condotte dagli uomini dell’Arma appartenenti alla Sezione operativa del Reparto territoriale, diretti dal maggiore Marco Filippi.

Si stanno certosinamente analizzando gli ultimi flussi telefonici, telematici e di messaggistica contenuti nello smartphone di Morello, che adesso è nelle mani proprio degli specialisti dei carabinieri, si stanno visionando le registrazioni di quel giorno e dell’ora della sua scomparsa contenute nei file telematicamente collegati alle telecamere di video-sorveglianza presenti nei pressi della rivendita di motociclette, in quell’area e non solo, per verificare la direzione presa da Morello in sella alla sua moto e per studiarne il tragitto.

Le indagini dei carabinieri

Poco o nulla trapela circa le investigazioni intraprese da parte dei detective dei carabinieri, coordinati al momento dai magistrati della Procura di Castrovillari guidata da Alessandro D’Alessio che presto potrebbero trasmettere il fascicolo d’indagine ai loro colleghi della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro del procuratore Nicola Gratteri. 

Il blitz di stamane in casa di Eugenio Manzi

Proprio nell’ambito delle indagini sulla scomparsa di Morello – anche se la circostanza non viene né confermata né smentita da fonti investigative – i carabinieri stamane hanno fatto irruzione in casa d’una “vecchia conoscenza” delle forze dell’ordine locali. Un blitz “mirato”, insomma, finalizzato ad effettuare un’accurata perquisizione.

Teatro del fatto le case popolari di Via Etna, a pochi passi dallo Stadio comunale “Stefano Rizzo” e dalla Stazione dei carabinieri di Viale Sant’Angelo. La “visita” degl’investigatori ha riguardato il 68enne pregiudicato rossanese Eugenio Manzi (nella foto d’apertura) del gruppo dei fratelli Tom tom, il fratello maggiore di Antonio Manzi del cui tentato omicidio è stato imputato per 10 lunghi anni Morello ‘U Righiarar, mandato assolto definitivamente dai giudici della suprema Corte di Cassazione (unitamente a Giuseppe Ferrante detto “Antonello il siciliano”) poco più d’un mese prima della sua sparizione. 

L’assoluzione definitiva per il tentato omicidio di Antonio Manzi

Antonio Manzi, secondo le accuse formulate tanto dalla Procura distrettuale Antimafia quanto dalla Procura generale di Catanzaro nelle varie fasi del maxi-processo “Stop”, aveva tentato d’opporsi all’ascesa criminale dell’ex superboss di Rossano, quel Nicola Acri detto Occhi di ghiaccio che dall’inizio dell’estate del 2021 ha “saltato il fosso” diventando collaboratore di giustizia.

Ad accusare ‘U Righiarar ed Antonello il siciliano del tentato omicidio di Tom tom erano stati ben quattro collaboratori di giustizia e da ultimo pure “Occhi di ghiaccio”, il quale, nel 2022, collegato in videoconferenza con la Corte d’Appello di Catanzaro, aveva ripercorso gli episodi oggetto del processo e confermato le ipotesi accusatorie in merito al tentato omicidio di Manzi. 

Morello e Ferrante erano stati condannati in primo grado e in appello, ma poi le condanne vennero annullate in Cassazione con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello catanzarese. I cui giudici, dopo aver proceduto ad un nuovo ascolto dei vari collaboratori di giustizia tra i quali Occhi di ghiaccio, hanno assolto ‘U Righiarar ed Antonello il siciliano.

Decisione non condivisa dal procuratore generale, che aveva formalizzato il proprio ricorso in Cassazione finalizzato a una nuova rivalutazione del processo, conclusosi però con la conferma delle assoluzioni.

La pistola clandestina, i due caricatori e le munizioni

Dalle 7,30 alle 10,30:

ben tre ore è durata la perquisizione di stamane dei carabinieri nella casa di Eugenio Manzi e nelle sue pertinenze. In esito alla quale è spuntata una pistola semiautomatica calibro 9×21 clandestina con due caricatori, uno dei quali inserito ed entrambi carichi di proiettili.

Arma, caricatori e munizioni sono stati ovviamente sequestrati. E per Manzi è scattato l’arresto.

Condotto dapprima nella caserma dello Scalo coriglianese sede del Reparto territoriale dell’Arma, una volta effettuate le formalità di rito, nel primo pomeriggio è stato trasferito e rinchiuso in carcere a Castrovillari su disposizione del magistrato di turno nella Procura della città ai piedi del Pollino.

È accusato di detenzione illegale d’arma e munizioni. Se il fatto possa essere collegato o meno in qualche modo alla sparizione di Morello, è soltanto un’ipotesi suggestiva.

Sulla pistola e i caricatori saranno comunque effettuate accurate analisi scientifiche, finalizzate a verificare se siano stati utilizzati di recente in fatti di natura criminale. direttore@altrepagine.it 

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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