CORIGLIANO-ROSSANO – Circa un anno e mezzo fa, un ex parlamentare della Repubblica nato a Corigliano e vissuto a Corigliano-Rossano, c’interrogava: «Hai contezza se in Italia vi sia una città, un paese, un posto dove nottetempo la delinquenza incendia automezzi come qui da noi?»

Per dargli una risposta, noi che di qui scriviamo le cronache quotidiane e al contempo siamo quotidiani roditori delle cronache italiane, non avevamo certo bisogno di smanettare su Internet:

«No: in Italia non esiste un altro posto dove da anni vi sia un fenomeno così costante e di queste proporzioni».

Signor prefetto Vittoria Ciaramella, Lei questo lo sa, e lo sa certo meglio di noi giornalisti.

Il prefetto Ciaramella

Noialtri – com’è noto a tutti in quest’isola infelice – siamo iscritti al partito che fa opposizione a quella maggioranza che sostiene “a caldo” «Immediata convocazione del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico», e (un po’) più “a freddo” «Riapertura del fu (vivaddìo!) tribunale di Rossano» ed «Elevazione a Primo dirigente del Commissariato di polizia cittadino», perché di riunioni “a caldo” del Comitato ve ne sono state svariate in questi anni e il fenomeno degli automezzi incendiati è continuato sempre con la stessa costanza, perché la presenza d’una Procura e d’un Tribunale a 15 o a 50 chilometri come a Castrovillari è un problema che riguarda solo gli avvocati che sono una minoranza dei nostri concittadini, mentre la stragrande maggioranza dei nostri concittadini non ha mai messo piede in un tribunale e nemmeno nell’ufficio d’un giudice di pace neppure solo per una testimonianza, e perché se a capo del Commissariato di polizia via sia un Primo o secondo, o terzo o ultimo dirigente, ai nostri concittadini non gliene importa proprio un fico secco.

Ai nostri circa 80 mila concittadini di Corigliano-Rossano ed ai restanti 170 mila del grande ed importante comprensorio della Sibaritide, ciò che davvero interessa è poter vivere e lavorare con un certo margine di sicurezza sociale, e non vivere più in questo diffuso e generalizzato clima di terrore notturno.

Dal Commissariato di polizia cittadino qualche giorno fa è scattata l'”Operazione Alto impatto” interforze

“Alto impatto” a impatto zero

Il piano straordinario di controllo del territorio denominato “Operazione Alto impatto”, che Lei, per conto del Governo che rappresenta, ha adottato nelle ultime settimane, è uno strumento alquanto inutile per fermare il crimine:

la presenza sul territorio delle forze di polizia è necessaria, ma non può essere affidata solo ai massicci posti di blocco una tantum, che solo e soltanto per quell’una tantum rappresentano un deterrente.

L’uscita scenica dal nostro Commissariato di centinaia di poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani, come quella del pomeriggio dello scorso 3 novembre, non vuol dire necessariamente che «Lo Stato c’è», perché l’unico risultato degno di notizia nel report trasmesso agli organi d’informazione dalla Questura è stato il sequestro amministrativo d’alcune macchinette irregolari del gioco d’azzardo in un bar di Schiavonea, mentre sul fronte tirrenico, a Cetraro, la sera del 9, proprio durante l’“Operazione Alto impatto”, a poche centinaia di metri dal dispiegato esercito di forze dell’ordine che stava sul lungomare, al porto si consumava un plateale omicidio di ‘ndrangheta a colpi di pistola.

Ottimi, ma pochi gli investigatori a fronte del crimine dilagante

Che fare, allora?

A nostro modestissimo avviso vanno rafforzati i presidi delle forze dell’ordine, e in modo “scientifico”.

Ciò che andrebbero rimpinguati – nel loro numero – sono soprattutto (ma non solo) gli organici investigativi e di polizia giudiziaria:

l’ha detto ben prima di noi e proprio qui nella Sibaritide l’ex procuratore di Catanzaro oggi di Napoli, Nicola Gratteri, e aveva perfettamente ragione.

Il procuratore Gratteri

Qualche tempo fa, un nostro concittadino ci ha riferito che, dopo aver sentito suonare il campanello di casa, era andato ad aprire e s’era trovato davanti un ufficiale dei carabinieri:

era lì per notificargli un atto.

Siamo messi davvero male, qui, se un tenente, un capitano o un tenente colonnello è costretto a sottrarre tempo alle tante indagini sul crimine organizzato, comune e dilagante – fossero solo gl’incendi! – cui dovrebbero potersi dedicare con serenità, per recarsi ad effettuare le pur necessarie incombenze di loro sottoposti i cui organici sono molto sotto-dimensionati.

Signor prefetto, qui nella Sibaritide abbiamo ottimi – ma pochi – investigatori, tanto nella polizia quanto nei carabinieri e nella guardia di finanza. E crediamo che questo sia uno dei motivi per il quale non s’è risolto il “caso” che ci ha riguardati direttamente, oltre tre anni fa, quando un incendio doloso di matrice ’ndranghetista divorò nottetempo e sotto casa la nostra autovettura, come l’altra notte è successo al nostro collega di Cassano Jonio Luigi Cristaldi, come la notte successiva alla presidente del Consiglio comunale di Corigliano-Rossano Marinella Grillo e all’imprenditore coriglianese Alfonso Papaianni, come nelle tante notti precedenti a tanti altri imprenditori, commercianti, e a tanti altri concittadini, non solo pregiudicati che tra loro stessi si fanno anche questo tipo di “guerra”.

A distanza d’oltre tre anni, crediamo che l’unica soluzione di verità al nostro caso la possa magari offrire alla giustizia, in futuro, uno dei prossimi eventuali “pentiti”…

Se proprio dovrà essere così, signor prefetto – ma noi speriamo di no e confidiamo in Lei – almeno faccia rimpinguare numericamente gli organici dei nostri pompieri.

La caserma cittadina dei pompieri

Il Dipartimento dei Vigili del fuoco afferisce proprio al Ministero dell’Interno che Lei rappresenta:

ne potenzi in modo massiccio le unità, dimodochè possano arrivare celermente su tutti gl’incendi d’automezzi se in una notte ne incendiano due, tre, quattro contemporaneamente. Facciamo così e non se ne parla più?! direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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