La tragica fine del maresciallo dei carabinieri in pensione Emanuele Caruso vede a giudizio l’imprenditore Gino Spezzano, gli ingegneri Filomena De Luca e Antonio Durante, e i geometri Franco Bua e Antonio Amica

CASTROVILLARI – Morì tragicamente all’età di 75 anni il maresciallo dei carabinieri in pensione Emanuele Caruso, molto conosciuto e benvoluto a Corigliano-Rossano dove risiedeva con la famiglia e dove per tanti anni era stato responsabile del Nucleo operativo dell’ex Comando Compagnia dell’Arma rossanese.

Il tragico incidente urbano del 30 gennaio 2015

Quasi 9 anni fa, era la mattina del 30 gennaio 2015, dopo aver fatto la spesa e mentre camminava lungo il marciapiede di Via Santa Caterina, in contrada San Francesco allo Scalo coriglianese (nella foto d’apertura, il punto esatto) a pochi passi dalla propria abitazione di Piazza Santissima Madonna delle Grazie, venne colpito in testa dall’improvvisa caduta d’un palo della pubblica illuminazione. Che, già da tempo pericolante, venne divelto dalle forti raffiche di vento che spiravano quel giorno e lo ferì a morte.

L’anziano ex carabiniere fu colpito con violenza da quel maledetto palo in ghisa con due fari. Trauma cranico e trauma dorsale cervicale. Un colpo tremendo. L’uomo stramazzò al suolo in una pozza di sangue, tra gli occhi attoniti degli altri passanti.

Il conosciutissimo e apprezzato militare pensionato morì in una clinica di Montalto Uffugo dopo 8 lunghi mesi di sofferente agonia e dopo essere passato dall’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano all’Annunziata di Cosenza, e poi dal Centro risvegli della clinica Sant’Anna di Crotone.

La denuncia dei familiari, l’individuazione dei presunti responsabili e il loro rinvio a giudizio

I suoi familiari, constatato già nell’immediatezza dell’incidente rivelatosi tragico che quel palo era malandato alla sua base, denunciarono tutto alla Procura di Castrovillari attraverso i carabinieri di Corigliano che condussero le indagini.

Dall’inchiesta giudiziaria che ne scaturì, su richiesta del sostituto procuratore Angela Continisio, nell’estate del 2019 furono rinviati a giudizio – per i reati di cooperazione colposa, rovina di struttura e omicidio colposo, contestati a vario titolo – il titolare dell’impresa privata appaltatrice per conto dell’ex Comune di Corigliano del servizio di Manutenzione degl’impianti di pubblica illuminazione, e 4 funzionari dell’ex Comune di Corigliano uno dei quali tuttora in servizio nel Comune di Corigliano-Rossano.

Il Tribunale di Castrovillari

Gli imputati e il processo alle battute finali

Il processo vede imputati l’ingegnere Luigi detto “Gino” Spezzano, di 62 anni, l’impresario affidatario dell’appalto comunale (difeso dall’avvocato Pierpaolo Cassiano), l’ingegnere comunale Filomena De Luca, di 48 anni (difesa dall’avvocato Carlo Castrovillari), l’ingegnere comunale in pensione Antonio Durante, di 70 anni (difeso dall’avvocato Antonella Scino), il geometra comunale in pensione Franco Bua, di 69 anni (difeso dall’avvocato Alessandra Bua) e il geometra comunale in pensione Antonio Amica, di 70 anni (difeso dall’avvocato Antonio Pucci).

I 4 funzionari comunali sono coloro i quali, negli anni, hanno ricoperto ruoli di responsabilità nel Servizio Manutenzione ed Ambiente e nell’Ufficio Impianti pubblica illuminazione dell’ex Comune di Corigliano.

Nel processo, che si sta svolgendo in Tribunale a Castrovillari dinanzi alla giudice monocratica Rosamaria Pugliese, è costituito parte civile Corrado Caruso di 52 anni, vicequestore aggiunto della polizia di Stato e figlio della vittima (assistito dall’avvocato Giovanni Zagarese), e responsabile civile il Comune di Corigliano-Rossano (rappresentato dall’avvocato Giovanni Bruno).

Durante l’udienza di ieri pomeriggio, il pubblico ministero ha formulato la propria requisitoria, al termine della quale ha avanzato le richieste di condanna per tutt’e 5 gl’imputati, alla pena d’un anno di reclusione ciascuno.

La Procura ha motivato la sollecitazione delle condanne con l’inerzia dell’imprenditore affidatario dell’appalto pubblico e dei funzionari comunali. I quali, consapevoli dello stato di grave degrado dell’impianto elettrico stradale, avrebbero omesso urgenti e indifferibili iniziative, lasciando persistere una concreta situazione di pericolo che poteva determinare un prevedibile danno alla vita e alla incolumità delle persone proprio a causa dell’instabilità di quel palo malandato poi abbattutosi sul capo del compianto maresciallo Caruso.

Il rappresentante della pubblica accusa non ha mancato di fare riferimento alla prevedibilità e all’evitabilità dell’evento anche in considerazione delle condizioni meteorologiche.

Tesi, quelle del pm, ovviamente contestate da parte di tutti gli avvocati che sostengono le difese dei 5 imputati nelle loro arringhe che si sono concluse ieri sera, con le relative richieste d’assoluzione.

La sentenza è prevista per il prossimo 17 gennaio, quando, dopo la replica del pm, la giudice si chiuderà in camera di consiglio per decidere. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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