Salve Direttore Buonofiglio, la leggo spesso per tenermi aggiornato su un posto dove sono nato, Corigliano – ora Corigliano-Rossano, ma che ormai non vivo e non frequento più da anni.

Dalle sue colonne leggo di una Corigliano in preda ad ogni male. La sento quasi come il mio Virgilio che mi racconta di questi fatti di cronaca come se fosse un sogno che accade lontano da me. Io non mi sento mica di essere Dante, ma sicuramente Corigliano mi sembra ormai l’inferno! 

A dire il vero sono confuso.

Le spiego il perchè:

prima di andare a studiare fuori (per poi rimanerci) ero assuefatto alla “civiltà calabra”, ovvero come se prendere un treno non servisse a nulla, cioè come se per spostarsi si dovesse usare per forza soltanto la macchina…

Vede, noi/voi calabresi siamo/siete abituati a uno stile di vita differente, cioè tutto ciò che per voi dovrebbe essere un diritto, non sapete nemmeno sia un vostro diritto o come funzioni quel diritto, preferite pagarlo! 

Faccio alcuni esempi: il turismo sanitario per curarsi; i collegamenti ferroviari che non esistono; il sistema universitario emarginato e marginale.

Da sempre mi chiedo perchè tutto non va in Calabria (fuori chiamata Calabristan o Calafrica). Qualche giorno fa mi sono dato (o meglio, lei mi ha dato) una buona parte della risposta!

Leggendola, infatti, in un articolo ha nominato un Intellettuale di Corigliano, il Professore Pierino Donnangelo. Ho passato lunghi pomeriggi a casa di quel comunista e per farle apprezzare lo spessore del personaggio le racconterò giusto uno dei miei vissuti. Quando il pomeriggio andavo a casa sua allo Scalo di Corigliano, attraversando l’uscio in sottofondo si udiva l’opera. Nel suo studio si era circondati da libri (non di quelli che si vendono al metro, ma libri veri, quelli letti, ormai quasi estinti). Ci metteva sempre un po’ ad arrivare nello studio, ma poi compariva, col suo sigaro toscanello sempre in bocca.

Direttore, con tutta questa premessa che sembra andare ovunque e da nessuna parte le voglio dire che la Corigliano di oggi è il risultato dei politici di oggi, di gente che di civiltà e di filosofia non ne ha nemmeno la lontana idea! 

Politici che non sanno cosa significa “militare” nei partiti politici, che non sanno relazionarsi con la gente, ma solo scrivere sui social alla ricerca di consenso, come il sindaco Flavio Stasi (nella foto d’apertura, a destra). Amministratori che non sono mai stati eletti o che non hanno nemmeno mai avuto esperienza amministrativa o politica, come il mastro birraio Costantino Argentino (foto d’apertura, a sinistra). “Politici” che vedono solo il prestigio della posizione e ciechi solo di potere!

Ci mancano politici intellettuali che abbiano la visione del mondo e della civiltà. Necessitiamo di politici che vedano la Calabria al passo dell’Italia e dell’Europa, non di birrerie, locali e bagnini amici, né di sindaci radical chic che si fingevano comunisti con la chitarra, ma che in realtà sono solo fenomeni da marciapiede, tanto meno di vicesindaci come Maria Salimbeni che si sentono più nobili ed altolocati che umani, gente che frequenta posti da vip.

Il trio Salimbeni-Stasi-Argentino

Si dovrebbe parlare di progetti del Pnrr e sento solo che il sindaco si permette di fare anche “opposizione” alla nuova 106, come fossimo collegati benissimo e avessimo strade che funzionano, ma anche solo per intercettare l’investimento e portare soldi e lavoro nella Sibaritide!

Ho 29 anni e sono veramente triste di non avere avuto ciò che hanno avuto gli altri miei coetanei del Nord Italia ed europei: parlo di apertura mentale, infrastrutture e tanto altro. Non venite a dirmi che abbiamo il mare e la montagna, perché ce ne sono di più belli…

La ringrazio, spero di averle almeno suscitato una risata.

Lettera firmata

redazione@altrepagine.it

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