Angelo Caravetta, Daniele Caravetta e Francesco Cimino in viaggio lungo l’Autostrada erano ignari d’essere ascoltati dai finanzieri dell’Antimafia. Il terzetto è in carcere dallo scorso 5 giugno
CORIGLIANO-ROSSANO – «Non vi fidate dell’altra gente, lasciateli fregare!». È la tarda serata del 21 giugno 2020, esattamente 3 anni fa, ed auto e telefono del 50enne coriglianese Angelo Caravetta, già consigliere comunale, sono intercettati dalle “cimici” della guardia di finanza su disposizione della Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri.
L’esortazione dal tono quasi “paternale” è rivolta ai due “compari” in auto con lui, che sono più giovani, ma comunque “vissuti”, ragazzi navigati e ben allenati. Si tratta di Francesco Pasquale Cimino di 41 anni e Daniele Caravetta di 33 (nella foto in alto), entrambi coriglianesi come lui.
Francesco Cimino risiede nella contrada rurale di Apollinara ed è incensurato, Daniele Caravetta nella vicina contrada di Ministalla ed è pregiudicato dal 2016, quando venne arrestato dai carabinieri e poi condannato per minacce, resistenza, violenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, per aver tentato d’investire con la propria auto e poi picchiato un vigile urbano.
Entrambi “gravitano” però nella popolosa frazione di Cantinella, dove risiede l’ex politico assieme al quale la mattina del 5 giugno scorso sono finiti in carcere nell’ambito della maxi-inchiesta “Gentlemen 2”, sugli enormi traffici nazionali, internazionali e intercontinentali di sostanze stupefacenti d’ogni tipo, con destinazione finale la Sibaritide. Un’indagine che con loro ha visto finire dentro altre 22 persone.
Francesco Cimino (per mero errore materiale per qualche minuto era stata pubblicata la foto d’un omonimo, col quale ci scusiamo)
Quella sera che dava ufficialmente inizio all’estate del 2020, il terzetto viaggiava a bordo della Volkswagen Tiguan di Caravetta senior a 130 chilometri all’ora sull’Autostrada Salerno-Reggio Calabria in direzione Nord, e in quel momento si trovava nei pressi di Lagonegro nella confinante regione lucana.
A rispondere all’“avvertimento” di Angelo Caravetta sul “non fidarsi dell’altra gente”, è Daniele Caravetta:
«Io non mi fido di nessuno», col più grande che sembra dirgli “bravo” quando subito dopo gli risponde:
«Che la gente vi mette in contrasto, vi mette le cose…».
Angelo Caravetta
Angelo offre lo spunto a Daniele per parlare di “agricoltura”:
«Un esempio… siamo partiti, io già mi sono fatto il programma… che io al mio bambino gli ho detto… “tieni il telefono vicino che io quando chiamare che Giuseppe va là, tu vai pure che devi spostare le piante!”… Giuseppe domani mi chiama… se dobbiamo stare là 4 o 5 giorni…».
A questo punto s’introduce Cimino:
«Ci va papà…».
E Daniele ribatte:
«Ci va fatta una fresata… però prima di fresare… devono essere spostate le piante perché sopra le piante sono bruciate tutte di fuori… e se tu fresi senza spostare le piante… ci deve andare qualcuno che capisce…».
La parola torna ad Angelo:
«Mandaci a papà».
Daniele:
«Devi mandarci qualcuno che capisce… se mandi a qualcuno non trovi neanche una pianta!».
Il trio poi discute d’argomenti relativi alla nuova generazione di ragazzi che non ha obiettivi e che «fumano di tutto», e Daniele afferma:
«I ragazzi di Cantinella in una settimana si sono fumati 5 chili d’erba». direttore@altrepagine.it