Tra i suoi concittadini di Corigliano, per diverse persone citate dai magistrati antimafia di Catanzaro, i presunti traffici del “bello” non erano affatto un mistero…   

Se alla Sibaritide del vizio di massa della “coca” mancava un broker mondiale per fare arrivare tanta roba da soddisfare al meglio le richieste di mercato, a un certo punto della storia l’ha trovato, stando ai tre anni d’indagine condotti dalla Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, che poco più d’una settimana fa sono sfociati nei 25 arresti della maxi-inchiesta “Gentlemen 2”, firmata dal giudice per le indagini preliminari Arianna Roccia.

Il ritenuto broker della cocaina, che secondo le accuse curava gl’interessi della “supercosca” di ‘ndrangheta Abbruzzese-Forastefano di Cassano Jonio che governa e finanzia gli “affari” di droga nell’intera Sibaritide, è il 49enne di Corigliano Claudio Cardamone (foto) detto “Il bello”, ma anche “Marine” e “Taccagno”: 

uno che da svariati anni girava il mondo passando per vari Paesi e differenti Continenti, e che per questo nel tempo ha imparato e conosce sette lingue.

Cardamone aveva però stabilito la sua “base” nel cuore d’Europa, nella ricca Germania e segnatamente nella metropoli di Francoforte, una sorta di “seconda Calabria” considerata la presenza di corregionali d’ogni parte, Corigliano compresa. Ed è proprio a Francoforte – dove adesso si trova in carcere in attesa del suo trasferimento in un carcere italiano – che entra nelle “attenzioni” investigative della polizia, ovviamente quella tedesca. Che, quando la storia cominciò a farsi “calda” e “interessante”, ne interessò l’autorità giudiziaria italiana che avvalendosi delle investigazioni della guardia di finanza ha fatto poi il resto… 

Il procuratore antimafia Nicola Gratteri

Il volo in Colombia del marzo 2021

Intercettato anche sui propri sofisticati apparecchi telefonici “criptati”, Cardamone il 1° marzo del 2021 spiccò il volo da Francoforte alla volta di Bogotà, la capitale della Colombia, in Sudamerica, facendo scalo aereo ad Amsterdam, la capitale dei Paesi Bassi. Quel viaggio era proprio per i suoi “affari” di droga, da quel che sostengono i magistrati antimafia di Catanzaro. 

La telefonata con l’architetto coriglianese che aveva lavorato in Africa

Nel mese precedente la sua partenza, il presunto broker aveva avviato una serie di contatti “propedeutici”, che gli sarebbero tornati utili per pianificare la “rotta” meno rischiosa a fare arrivare la droga in Europa e in Calabria, nella Sibaritide.

Sin da quando viveva a Corigliano, Cardamone ha sempre frequentato tanto persone assai perbene quanto persone assai chiacchierate o assai pregiudicate, trasferendo la stessa abitudine negli altri posti del mondo frequentati.

La “patria” però è sempre la “patria” e il 29 gennaio Cardamone ricevette una telefonata da un suo amico coriglianese, un architetto che ha vissuto e lavorato in Africa.

Attraverso il professionista, Carlo Franco Villi Varani – il quale non risulta indagato il presunto broker cercava un contatto africano che fosse «affidabile», «a livello di quella operazione di cui ti avevo parlato…».

Varani gli rispose che ne aveva «uno affidabile al 110%», ma che «ora purtroppo non c’è più» e «tolto lui non so a chi veramente… su chi poter veramente fare affidamento… anche perché sono cose delicate…».

Cardamone si muoveva come il manager d’una multinazionale: 

cercava sbocchi per i suoi traffici, nuove rotte e fornitori. Il suo punto di riferimento per l’approvvigionamento era il Sudamerica, ma a lui, così scrivono i magistrati, servivano «entrature in territorio africano, come possibile e alternativa zona di transito del carico»

Agli stessi inquirenti le intenzioni di Cardamone sembrano «perfettamente in linea con la tendenza individuata negli ultimi anni, ovverosia di servirsi per la ricezione e lo smistamento dello stupefacente dei paesi in via di sviluppo, come quello del continente africano, sfruttandone i più indulgenti controlli sulle importazioni».

Nuovi crocevia nevralgici per la droga, dunque, che, «attraverso la cosiddetta “rotta del Sahel”, viene movimentata via terra in direzione Nord Africa, e infine dirottata verso il continente europeo».

La polizia tedesca monitorava costantemente i contatti di Cardamone durante la propria permanenza in Colombia e nel suo viaggio nello Stato di Panama in Centroamerica. Ed emerse come egli avesse incontrato diversi fornitori di stupefacente appartenenti a un “cartello”, tra le città di Bogotà, Cali, Cartagena, Medellin e Panama. Che avevano accettato la commessa da lui proposta. L’“affare” si fece, insomma.

L’incontro col titolare della discoteca

Dalle sue conversazioni telefoniche, scrivono i magistrati, «emergeva la figura di Antonio Capalbo, titolare del locale “White different Club Srl”», una grande discoteca proprio di Corigliano, la più importante della Sibaritide. 

Il noto imprenditore – che non figura indagato – «veniva interessato da Cardamone per la commercializzazione della sostanza stupefacente in considerazione dell’elevato numero di avventori che frequentano la struttura ricettiva, soprattutto nel periodo estivo»

Un salto indietro:

secondo i magistrati «sintomatico è l’appuntamento», preceduto da una telefonata ovviamente intercettata, «avvenuto tra i due il 27 luglio 2020 proprio all’indomani del ritorno in Calabria di Cardamone, nel periodo in cui lo stesso già si affaccendava per pianificare l’importazione dal Sudamerica, avendo ottenuto la fattibilità dell’operazione».

Non solo l’architetto che aveva lavorato in Africa e l’imprenditore titolare della frequentatissima discoteca coriglianese:

“in patria” a Corigliano, da quel che scrivono i magistrati che li citano nelle loro carte, alcuni suoi concittadini erano a conoscenza dei ritenuti traffici di droga del presunto broker Cardamone… direttore@altrepagine.it   

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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