CORIGLIANO – Ho conosciuto e frequentato l’Avvocato Emanuele Monte nei suoi ultimi 20 anni di vita: professionale, politica e culturale.

La eco ch’era il più importante fra gli avvocati coriglianesi l’avevo già sentita tante volte, nei miei anni Novanta vissuti a Roma.

Poi, nei primi Duemila, da cronista giudiziario della Gazzetta del Sud mi ci sono imbattuto in quell’Aula Ponente del fu Tribunale di Rossano, quella con la “gabbia” per i detenuti, perché lui era impegnato in “quei processi lì”, quelli che io seguivo per il giornale, quelli in cui il più delle volte la pubblica accusa era rappresentata dal procuratore antimafia e fra i numerosi difensori degl’imputati lui era quello che spiccava. 

Come non ricordare la sua irruenza – quella che non lo caratterizzava solo e soltanto nei processi – quando cercava di far valere le sue ragioni di Diritto polemizzando fortemente col pubblico ministero? 

E come non ricordare, ancora, quando m’avvicinavo a lui per farmi spiegare qualche passaggio del suo ultimo intervento in aula terminato qualche minuto prima?

Io per il giornale m’occupavo pure di cronaca politica, e in quegli anni tra i banchi del Consiglio comunale di Corigliano Calabro sedeva il Consigliere Monte.

Come non ricordare i suoi appassionati interventi sulla questione riguardante la proposta d’impiantare un rigassificatore nel Porto?

Personalmente, e politicamente, quella sua battaglia “contro” io non la condividevo affatto e continuo a non condividerla se penso alle similari eco proprio di queste settimane, ma gl’interventi nell’Aula consiliare del Consigliere Monte, da cittadino e da cronista m’appassionavano assai, tanto da farmi sorgere dei dubbi in quelle ch’erano e sono le mie convinzioni politiche.

In tutti questi anni ho frequentato assiduamente il suo Studio Legale di Via Fontanelle e ad aprirmi la porta per farmi accomodare era quasi sempre il mio collega ed amico Matteo, suo figlio:

«Vieni, ti sta aspettando papà».

Lo trovavo seduto alla sua grande scrivania sempre con un libro in mano, leggeva romanzi di pregio l’Avvocato. Posava il libro e mi salutava calorosamente, invitandomi a sedere davanti a lui, ma poi lui s’alzava. 

Amava il confronto politico, l’Avvocato. M’interrogava, voleva sapere come io la pensassi, poi mi diceva come la pensava lui, ma non cercava d’impormi il suo pensiero qualora la vedessimo in modo differente.

Una volta mi confidò d’avere suggerito al Sindaco l’Assessore alla Cultura per il nostro Comune, me ne fece il nome e mi disse:

«Lì ci voleva un uomo che avesse una visione importante, frutto d’un vissuto culturale importante, e che intrattenesse rapporti culturali importanti in Italia»

Quell’uomo fu il migliore Assessore alla Cultura che io ricordi nella mia città.

Un abbraccio forte ai miei amici Matteo e Nino: 

so quanto amavate vostro padre, e la figura di vostro padre. 

La vostra grande personale perdita, sappiate ch’è una perdita collettiva, e non sono il solo a dirlo. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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