L’indagato – che non ha partecipato al fatto di sangue – ha accusato il 21enne e gli altri arrestati a dicembre anche del tentato omicidio Marchese

La puzza della galera. Gl’incubi notturni e i sogni diurni di poter uscire al più presto da quei tetri ambienti mai conosciuti prima fatti di celle e di sbarre, dove la luce del sole arriva assai filtrata e il respiro dell’aria fresca e dello iodio d’una passeggiata in riva al Mare Jonio di Corigliano-Rossano è oramai da mesi soltanto un ricordo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno che passa, un ricordo sempre più lontano.

Finito in carcere il 6 dicembre dell’anno scorso assieme ad altri sei – lui con le accuse di detenzione e occultamento d’un grosso arsenale d’armi oltre che di detenzione di sostanza stupefacente del tipo cocaina – il 33enne coriglianese Francesco Cufone (nella foto in alto) fino allo scorso 16 febbraio era detenuto nel penitenziario di Cosenza, prima d’essere trasferito nella casa circondariale di Caltanissetta in Sicilia, e, poco dopo, in quella di Taranto in Puglia.

Tutti “intercettati”, anche in carcere

I colloqui avuti coi propri familiari e altre persone strette nel carcere cosentino sono stati intercettati, audio e video registrati, ovviamente a sua insaputa. Lo stesso trattamento è toccato agli altri finiti “dentro” lo stesso giorno, e pure loro chiaramente ignoravano che la Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri stava ulteriormente “puntellando” un’indagine puntuale, precisa, quasi scientifica, affidata sul “campo” ai carabinieri in forza alla Sezione operativa del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano ed ai loro colleghi del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza, che nella seconda metà dello scorso anno avevano operato anche attraverso intercettazioni telefonico-ambientali, audio, video e fotografiche.

La scena dell’omicidio Aquino

Il fatto di sangue del 3 maggio e quello “mancato” del 1° giugno

L’inchiesta è quella sull’omicidio di ’ndrangheta del pregiudicato 57enne coriglianese Pasquale Aquino detto ‘U spusato, ammazzato a colpi di pistola e di mitraglietta calibro 7,65 la sera del 3 maggio dell’anno scorso alla Marina di Schiavonea proprio davanti casa sua, e sul tentato omicidio del 39enne pregiudicato del luogo Cosimo Marchese alias “Il diavolo” della sera del successivo 1° giugno in contrada Pirro Malena nei pressi della sua stessa abitazione.

Da quell’indagine erano emersi pure altri reati, alcuni strettamente collegati al fatto di sangue, altri meno direttamente, ma il corollario è praticamente lo stesso.

Il pregiudicato ucciso poco più d’un anno fa

A marzo Cufone chiede d’essere interrogato

Nei primi giorni dello scorso mese di marzo, Cufone ha chiesto di poter incontrare i magistrati antimafia per essere ascoltato. Si dichiara disponibile ad essere interrogato. L’appuntamento viene fissato per giorno 6, in video-conferenza fono e video registrata.

Dalla Procura di Catanzaro sono presenti il procuratore aggiunto Giancarlo Novelli, il sostituto Alessandro Riello e il sostituto procuratore di Castrovillari Luigi Spina applicato all’indagine, coadiuvati da 5 ufficiali di polizia giudiziaria tutti appartenenti al Reparto territoriale dei carabinieri di Corigliano-Rossano, due dei quali dal carcere siciliano al cospetto dell’indagato Cufone. Il cui interrogatorio dura circa un’ora, alla presenza del suo difensore, l’avvocato Antonella Ferrigno del foro di Castrovillari collegata in video-conferenza dal proprio studio legale.

Francesco Le Pera

Le accuse agli altri indagati

L’indagato fa solo delle parziali ammissioni in merito alle contestazioni che gli vengono addebitate, accusando però i co-indagati entrando nel merito delle contestazioni che vengono addebitate ad essi. Le più importanti sono ovviamente quelle sul grave fatto di sangue, sul tentato omicidio e sulle relative armi:

«Francesco Le Pera si vantava con me ed i suoi scagnozzi d’essere l’esecutore di Pasquale Aquino, verosimilmente per questioni legate al narcotraffico…

Giorgio Arturi

Allorquando sono state trovate le armi, a mia specifica domanda perché fosse preoccupato del fatto che i carabinieri avessero rinvenuto le armi, Le Pera mi rispose che tra le armi rinvenute vi era anche quella utilizzata per attingere mortalmente Aquino, dicendomi di essere stato lui il killer… Andrei (si tratta d’un minorenne di nazionalità rumena finito in carcere, ndr) è il secondo killer di Aquino:

sono assolutamente certo di ciò perché è stato lui a vantarsi con me per tale azione criminosa… Zuzù, alias di Manuel Intrieri, e Giorgio Arturi, suocero di Le Pera, sono le persone che hanno pedinato Aquino segnalando i suoi movimenti ai killer…

Manuel Intrieri detto “Zuzù”

Per il tentato omicidio di Marchese Cosimo alias “Il diavolo” sono a conoscenza che i due attentatori sono stati Le Pera e Bullone che erano appostati sul muretto…

Matteo Arcidiacono e Le Pera Francesco hanno incendiato effettivamente un’autovettura ma non conosco i motivi…

L’arsenale fu ritrovato dai carabinieri nei primi giorni d’agosto

Le armi sarebbero servite per compiere una guerra, ma onestamente non sono a conoscenza dei progetti criminali futuri… prima di essere occultate all’interno del casolare in Via Varsavia, erano detenute da Le Pera all’interno della stalla del cavallo presente nella sua proprietà ubicata vicino a casa mia…

Le Pera si faceva chiamare “Il killer” ben prima dell’omicidio Aquino, lasciando intendere di essere la persona prescelta per l’omicidio. Onestamente non sono a conoscenza se vi fossero altre persone incaricate in un sopralluogo».

Antonio Martino detto “Bullone”

Il secondo appuntamento di Cufone coi magistrati antimafia avviene quasi un mese dopo, lo scorso 4 aprile, questa volta tutti in presenza nella casa circondariale di Taranto.

Oltre al procuratore aggiunto Novelli, al sostituto Riello ed al sostituto Spina, ci sono pure il sostituto Stefania Paparazzo e il comandante del Reparto territoriale dei carabinieri di Corigliano-Rossano, il maggiore Marco Filippi, con due ufficiali di polizia giudiziaria della Sezione operativa dell’Arma coriglianrossanese.

Qui, alla presenza del suo avvocato, nel corso di circa tre ore il narrato di Cufone presenta nuovi particolari, ma anche delle sfumature diverse rispetto al primo:

«Lei era a conoscenza delle intenzioni di uccidere Aquino Pasquale ancor prima che il delitto venisse commesso?

Non ero a conoscenza della programmazione dell’omicidio Aquino. L’ho saputo dopo. Nei fatti omicidiari non ho avuto alcun ruolo. L’ho saputo perché erano loro che si vantavano dell’azione compiuta. Le Pera Francesco si faceva chiamare “Il killer”. Ho appreso dell’omicidio dal Blog…

Quali sono i motivi dell’omicidio?

Sicuramente lo spaccio. Io sono stato loro vicino solo nei mesi estivi dello scorso anno. Aquino spacciava senza autorizzazione e ciò dava fastidio al suocero di Le Pera Francesco. Ero a conoscenza del fatto che Aquino Pasquale spacciasse. Non ho mai acquistato stupefacente da lui, ma in giro era risaputo svolgesse tale attività.

Quando Le Pera narrava dell’omicidio riferiva chi avesse collaborato con lui?

Il Le Pera riferiva di averlo commesso in compagnia di Andrei. Questi era più taciturno e ad avantarsi per la maggiore era il Le Pera.

Era a conoscenza di armi atte allo scopo?

Non ero a conoscenza. Mi correggo, sapevo delle armi ma io non ho mai avuto accesso ad esse.

Quando ha visto per la prima volta le armi?

La prima volta che le hanno ritrovate. Materialmente le ho viste quando i carabinieri le hanno tolte da quel luogo. Non ero mai stato in quel casolare.

Come hanno sparato, con quali armi?

Francesco con la pistola e Andrei con la mitraglietta. Così mi fu riferito dagli stessi.

Intrieri Manuel, alias “Zuzù, si è mai confidato con lei circa il ruolo che ha assunto?

No.

… Sa chi ha commesso il tentato omicidio di Marchese Cosimo?

Sì, sono stati sempre loro. Quando sono tornati la sera hanno detto che non ci sono riusciti. Avevano detto che a Corigliano dovevano comandare loro e lui spacciava per conto suo.

Io avevo mandato un messaggio, così come mi avete ricordato, sì ho mandato un messaggio, dicendo di averlo visto nascondersi. Poi quando ci siamo rivisti mi ha detto che a sparare a Marchese erano stati sempre loro e non lo avevano ucciso».

I due verbali d’interrogatorio di Cufone sono stati falcidiati dai magistrati antimafia con una lunga serie di Omissis:

il 33enne ha detto certamente molto altro e potrebbe aver fatto altri nomi, cognomi e soprannomi, però il resto, per il momento, è coperto dal segreto investigativo.

Dell’omicidio Aquino sono formalmente incriminati:

Francesco Le Pera di 21 anni, quale presunto esecutore materiale unitamente al 17enne rumeno (entrambi in carcere);

Manuel Intrieri detto “Zuzù”, 21, presunto “palo” (in carcere);

Giorgio Arturi, 40, presunto “palo” (in carcere), recentemente condannato per estorsione mafiosa in primo grado a 4 anni e cinque mesi di reclusione;

Giovanni Chiaradia, 56, presunto mandante: il giudice per le indagini preliminari aveva rigettato la richiesta di misura cautelare in carcere avanzata nei suoi confronti dalla Procura, ma è in carcere per altra causa;

Piero Francesco Chiaradia, presunto mandante: il gip aveva rigettato la richiesta di misura cautelare in carcere avanzata nei suoi confronti dalla Procura, ma è in carcere per altra causa.

Del tentato omicidio Marchese – al momento – è incriminato solo Le Pera.

Oltre a Cufone, gli altri indagati nella stessa inchiesta per vari reati sono:

Matteo Domenico Maria Arcidiacono detto “Cancariello, 26 anni (richiesta di misura cautelare rigettata dal gip, perciò libero);

Bruno Arturi, 19 (libero, con obbligo di firma in caserma);

Giovanni Arturi detto “‘A vozza, 43 (richiesta di misura cautelare rigettata dal gip, ma in carcere per altra causa);

Antonio Pio Carvelli detto “Brivido”, 18 (in carcere);

Annamaria Iacino, 36 (libera, con obbligo di firma in caserma);

Antonio Martino detto “Bullone”, 19 (in carcere). direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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