Il corpo esanime del 33enne coriglianese è stato scoperto dagli agenti penitenziari del carcere di Taranto ieri verso le 12. Alle 9,30 aveva sentito al telefono la compagna 

Sembrano esservi pochi dubbi che Francesco Cufone si sia suicidato nel carcere di Taranto, anche se comunque la Procura della città jonica pugliese parrebbe aver disposto l’autopsia, prima di consegnare la salma ai suoi familiari.

È quanto filtra dallo stesso penitenziario, dove il 33enne detenuto coriglianese di Corigliano-Rossano era rinchiuso in regime d’isolamento per motivi di sicurezza dalla fine dello scorso mese di marzo, dopo essere passato dalle carceri di Cosenza e di Caltanissetta.

Cufone, ristretto nel nuovo reparto carcerario tarantino di Largo Carmelo Magli, ieri è stato trovato impiccato alla grata della finestra del suo bagno con un cappio rudimentale fatto con le lenzuola del suo stesso letto. Lenzuola trovate legate alle inferriate di quell’unica finestra della cella, quella del bagno appunto. A nulla è servito l’intervento dell’agente di polizia penitenziaria che era in servizio ed è intervenuto dopo aver notato che Cufone non era nella stanza. 

La tragica scoperta durante il giro di controllo di mezzogiorno

L’ipotizzato tragico gesto è stato scoperto poco dopo mezzogiorno di ieri da quell’agente e dai suoi colleghi del turno di sorveglianza durante il giro di controllo. Alle 9,30 il detenuto s’era sentito telefonicamente con la sua compagna.

Indiscrezioni non confermate da fonti ufficiali dicono che Cufone nel pomeriggio del giorno prima, mercoledì 14, avesse accusato un lieve malore cardiaco.

Sulla tragedia sono scattati subito gli accertamenti. In carcere è arrivato anche il magistrato di turno in Procura, Francesco Sansobrino, mentre gli accertamenti per ricostruire il drammatico episodio sono stati affidati agli esperti delle investigazioni scientifiche dei carabinieri. Sul posto anche il medico legale Massimo Sarcinella.

Gl’investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Sansobrino, stanno ricostruendo gli ultimi giorni di vita del detenuto e starebbero esaminando anche gli ultimi contatti coi familiari. Circostanze che dovrebbero consentire di decifrare il tormento interiore che ha travolto Cufone al punto da spingerlo all’ipotizzata scelta estrema di togliersi la vita.

Francesco Cufone

Aspirante collaboratore di giustizia da marzo, già a maggio aveva deciso di tornare sui suoi passi

Cufone nei mesi scorsi era stato un aspirante collaboratore di giustizia, ma dopo due verbali d’interrogatorio resi ai magistrati della Procura Antimafia di Catanzaro tra inizio marzo e i primi d’aprile, già a maggio aveva richiesto un nuovo interrogatorio, animato dall’intenzione di tornare sui suoi passi, ritrattando le accuse mosse ad alcuni indagati finiti come lui in carcere il 6 dicembre dell’anno scorso.

Cufone – che dai magistrati antimafia era accusato di traffico di cocaina ed occultamento d’un arsenale d’armi in concorso con altri, aveva accusato in particolare alcuni dei ritenuti presunti responsabili dell’omicidio del 57enne coriglianese Pasquale Aquino detto ’U spusato, e del tentato omicidio del 39enne Cosimo Marchese alias “Il diavolo”, entrambi pregiudicati.

Aquino venne ammazzato a colpi di pistola e mitraglietta la sera del 3 maggio dell’anno scorso davanti alla sua abitazione della Marina di Schiavonea, mentre Marchese scampò per miracolo a un attentato a colpi di fucile a pallettoni poco meno d’un mese dopo, il 1° giugno, pure lui vicino casa sua in contrada Pirro Malena.

Il fatto di sangue e quello mancato – a parere dei magistrati antimafia catanzaresi – hanno un’unica matrice di stampo ‘ndranghetista e come movente il traffico e lo spaccio di droga sulla piazza della Marina di Schiavonea.

Quelle accuse, unitamente ad altre che però i magistrati antimafia avevano coperto con una lunga serie di Omissis prima di depositare i due verbali agli atti, per poi notificare ai 12 indagati complessivi dell’inchiesta l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (atti giudiziari tutti già a conoscenza delle parti e quindi da considerarsi pubblici, ndr), erano state ritrattate da Cufone proprio nel suo terzo interrogatorio dinanzi ai magistrati catanzaresi.

L’interrogatorio richiesto a maggio, s’è tenuto questo mercoledì mattina in video-collegamento, qualche ora prima del presunto malore al cuore del pomeriggio.

Appena 24 ore prima della più che probabile decisione estrema dell’indagato sulla sua stessa vita. Nulla è trapelato circa il fatto se Cufone abbia lasciato o meno qualcosa di scritto all’interno della cella. direttore@altrepagine.it     

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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