Saranno determinanti le dichiarazioni dell’ex boss di Rossano Nicola Acri “pentitosi” due anni fa?
CATANZARO – «Romeo mi ha guardato, io ho chiuso gli occhi e premuto il grilletto. Ho sparato tutti i colpi che avevo nel tamburo della 357… Quando ho finito di far fuoco ho visto che era per terra e tremava… C’era una donna a un balcone, che gridava… Era sua madre…».
Il collaboratore di giustizia Cosimo Alfonso Scaglione, di Tarsia, ex killer di fiducia della ‘ndrina di Castrovillari morto un paio d’anni fa in Romania dove aveva trovato riparo dopo che gli era stato revocato il programma di protezione riservato ai “pentiti”, raccontò così ai magistrati antimafia l’uccisione consumata il 15 luglio del 1999 a Cassano Jonio di Giuseppe Romeo, 42 anni, “uomo di rispetto” della città sibarita e amico del boss di ‘ndrangheta Leonardo Portoraro (quest’ultimo “eliminato” diciannove anni dopo, nel giugno del 2018, Ndr).
«Quando ho finito di sparare contro Romeo, cacciandomi il cappello che avevo in testa per buttarlo in un cassonetto della spazzatura, mi sono accorto che c’era un vecchio che mi guardava.
Io l’ho fissato negli occhi per fargli capire che lui mi aveva visto ma che io avevo visto lui.
Poi siamo saliti sulla moto e siamo scappati…».
A guidare quella motocicletta, un altro collaboratore di giustizia, il 57enne cassanese Pasquale Perciaccante alias “Cataruozzolo”.
Il defunto killer Cosimo Alfonso Scaglione
Il processo?
Per qualcuno ancora non s’è concluso:
l’omicidio Romeo, infatti, ha visto finora celebrarsi ben quattro processi di merito e tre in Cassazione.
Proprio ieri, davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, il sostituto procuratore generale, Luigi Maffia, ha richiesto la pena dell’ergastolo nei confronti del 53enne Franco Abbruzzese alias “Dentuzzo” (nella foto d’apertura, a destra), il capo-cosca ‘ndranghetista degli “Zingari” di Cassano.
Il magistrato, con un’articolata requisitoria, ha ricostruito il contesto in cui il delitto venne ordinato. Abbruzzese intendeva assumere il controllo criminale dell’intera Sibaritide e così dispose l’eliminazione d’una serie di “elementi di disturbo”. È per questo che il rappresentante la pubblica accusa l’ha indicato come il promotore, l’organizzatore e il mandante del delitto.
La sede della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro
Contro l’imputato, che sta già scontando un ergastolo definitivo e dal 2009 è detenuto in regime di carcere duro al 41-bis nel carcere di Rebibbia a Roma, vi sono le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Da ultimo, anche quelle di Nicola Acri detto “Occhi di ghiaccio” (nella foto d’apertura, a sinistra), l’ex capo-‘ndrina di Rossano che ha “saltato il fosso” nel 2021, già alleato di ferro di “Dentuzzo” e suo complice in numerosi fatti di sangue.
Nella travagliata storia processuale relativa al delitto Romeo, “Dentuzzo” era stato già condannato all’ergastolo, ma più d’una sentenza che l’aveva riconosciuto quale mandante dell’omicidio aveva subito poi l’annullamento tra appello e Cassazione.
Questa volta saranno determinanti le rivelazioni del suo ex sodale “Occhi di ghiaccio”? direttore@altrepagine.it