L’imputato, da sempre incensurato e oggi 67enne, nel 2019 patì l’umiliazione e la sofferenza del carcere  

CASTROVILLARI – Nell’ottobre del 2019 era stato arrestato dai carabinieri in forza d’una ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere ch’era stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Chiara Miraglia, su richiesta dei magistrati inquirenti della locale Procura.

Così, l’oggi 67enne coriglianese G.P., residente a Schiavonea di Corigliano-Rossano, era finito in carcere a Castrovillari, per il preteso reato di maltrattamenti in famiglia.

Secondo il capo d’accusa:

«Perché, con condotte reiterate, maltrattava la moglie convivente F.T.B. (di 61 anni), e la figlia V.P. (di 32), con una serie di atti lesivi della integrità fisica e morale, sottoponendole ad un regime vessatorio e violento, tanto da rendere abitualmente dolorose e mortificanti le relazioni familiari, minacciando la moglie e accusandola di intrattenere una relazione extra-coniugale, intrattenendo con la stessa frequenti litigi anche alla presenza delle figlie per futili motivi, dai quali, spesso, scaturiva un atteggiamento violento che portava l’uomo a mettere a soqquadro la casa, nonché a pretendere determinati comportamenti dalla donna, fino ad arrivare a vere e proprie minacce di morte indirizzate sia nei confronti della moglie che delle figlie, instaurando, con tali comportamenti, un vero e proprio clima di terrore che portava la figlia V.P. a tentare il suicidio».

La caserma dei carabinieri dello Scalo coriglianese

Il racconto della figlia a una psichiatra del Centro di salute mentale

Le indagini, svolte dai carabinieri della Stazione dello Scalo coriglianese, erano scattate il 15 ottobre 2019 allorquando gli stessi uomini dell’Arma erano stati allertati dai medici del Centro di salute mentale cittadino.

La psichiatra di servizio stava visitando la figlia V.P., che da tempo soffriva di disturbi mentali, la quale aveva riferito che il padre aveva manifestato l’intenzione di risolvere la situazione di conflittualità familiare acquistando una pistola con la quale avrebbe ammazzato tutti per poi farla finita lui stesso.

A questo allarmante racconto fatto ai medici, aveva poi fatto seguito il racconto della madre, e quindi la denuncia nei confronti del marito da parte della consorte.

L’imputato, uomo incensurato e di indole assolutamente pacifica, nel corso della sua vita non aveva mai avuto problemi con la giustizia, ma dopo avere scoperto che la moglie intratteneva da tempo e clandestinamente una relazione extra-coniugale, era sprofondato in una crisi emotiva.

Già lo stesso giudice per le indagini preliminari che ne aveva ordinato l’arresto, infatti, pochi giorni dopo la sua incarcerazione e a seguito del suo interrogatorio, ne aveva disposto la scarcerazione su sollecitazione del difensore dell’indagato, l’avvocato Antonio Pucci.

L’avvocato Pucci

Il processo e l’assoluzione di mercoledì scorso

Il processo nei suoi confronti ha comunque fatto il suo corso, con le accuse di moglie e figlia che si sono rivelate infondate in dibattimento.

Non sono emersi, infatti, né episodi di violenza fisica né verbale, e proprio nel corso del processo l’oramai ex moglie ha dichiarato davanti ai giudici che aveva sposato l’uomo solo per andare via da casa della madre.

La drammatica vicenda giudiziaria s’è così conclusa positivamente per l’imputato, con la sentenza d’assoluzione pronunciata mercoledì 17 aprile scorso, anche se nell’uomo rimarrà a vita l’umiliante e sofferente ferita aperta dall’esperienza carceraria vissuta, benché soltanto per pochi giorni. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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