Assolti o “prescritti” tutti gli altri 16 coimputati del 50enne nel processo “Cocktail”: tra essi dottori commercialisti e un (ex) direttore di banca  

CASTROVILLARI – A fine giugno del 2013 erano incappati in un grosso guaio giudiziario, molti di loro destinatari di misure cautelari in carcere ed agli arresti domiciliari, nell’ambito d’una grossa indagine condotta dalla guardia di finanza e coordinata dall’allora Procura di Rossano guidata da Eugenio Facciolla, per una maxi-frode fiscale da oltre mezzo milione di euro.

In 17 erano poi finiti a processo:

tra essi imprenditori, dottori commercialisti, un direttore di banca e numerosi ritenuti “prestanome”.

L’inchiesta “Cocktail”

L’inchiesta, che era durata oltre due anni, aveva al centro una ritenuta associazione per delinquere finalizzata a mettere in piedi un colossale giro di fatture false, a creare artificiosamente crediti d’imposta in realtà inesistenti, ad evadere il fisco e a distruggere documenti contabili. Un presunto gruppo criminale con base operativa proprio l’attuale città unica di Corigliano-Rossano.

Un’indagine scaturita da un’iniziativa dell’Agenzia della dogane e portata avanti dalla guardia di finanza che aveva scoperto un vorticoso giro di società che movimentavano somme enormi di denaro. L’inchiesta, condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle di Catanzaro, fu denominata “Cocktail” ed oltre agli arresti ed alle altre misure cautelari, portò al sequestro di ben dieci società e di beni mobili ed immobili, conti correnti e partecipazioni societarie nella disponibilità dell’associazione per 13 milioni e mezzo d’euro, non solo in Calabria ma anche fuori regione: 

a Napoli, Roma, Livorno, Como e Torino. 

Le “ramificazioni” estere

La presunta associazione a delinquere, secondo gl’inquirenti, stava allungando i suoi “tentacoli” pure all’estero, in particolare nel Regno Unito e in Bulgaria. Gl’investigatori erano riusciti a ricostruire attività e ramificazioni del “gruppo”, avvalendosi tra l’altro d’intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari, riprese video, perquisizioni e sequestri.

Secondo gl’inquirenti, l’organizzazione era dedita alla commissione di reati tributari nello specifico settore delle accise. Il sistema di frode emerso era consistente nella produzione di documentazione ad hoc da parte delle varie società della “cordata”.

L’organizzazione utilizzava un’articolata rete di strutture societarie, di diritto nazionale ed estero, dimostratesi soggettivamente ed oggettivamente tutte “collegate”. Molte di esse avevano la sola funzione di “cartiere” o di contenitori di debiti fiscali riconducibili dal punto di vista gestionale ad alcuni degl’indagati.

Il Tribunale di Castrovillari

La sentenza di primo grado, dopo 10 anni

Oggi pomeriggio, a distanza di dieci anni, a conclusione del processo di primo grado, i giudici del Tribunale di Castrovillari (presidente Giusy Ferrucci, a latere Gabriele Antonaci e Luca Fragolino) hanno emesso la sentenza.

Unico ad essere condannato il 50enne imprenditore coriglianese Francesco Domenico Ungaro (nella foto d’apertura):

il Tribunale gli ha inflitto 4 anni di reclusione, 9 mila euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni per i reati di frode fiscale e riciclaggio continuato, disponendo la confisca del denaro presente sui conti correnti d’alcune sue società finite sotto sequestro. Ungaro è stato difeso dall’avvocato Giuseppe Fioramante.

Tutti gli altri sono usciti assolti o “prescritti”. Si tratta di:

Domenico Paolo Antonio Pisano, Elena Zaccaro, Achiropita Formoso, Silvio Gallo, Anna Pometti, Maurizio Pais, Giuseppe Visciglia, Giovanni Visciglia, Massimo Contabile, Luca Turano, Giuseppe Pulieri, Alessandro Manfrinato, Davide Manfrinato, Pino Pedace, Sandro Sibarelli e Fabio Vena. 

Il direttore allora licenziato dalla sua banca e oggi uscito assolto

L’oggi 59enne Fabio Vena, difeso dall’avvocato Libero Bellintani, era l’allora direttore della filiale bancaria coriglianese dell’Unicredit, che venne dapprima esautorato dalla propria funzione e poco dopo licenziato in tronco «per giusta causa» dallo stesso importante istituto di credito nazionale.

Vena impugnò il suo licenziamento dalla banca, motivato dalle proprie

«omesse segnalazioni d’operazioni bancarie sospette, per non aver inibito la movimentazione d’un deposito di risparmio intestato alla Srl Unical con autorizzazione a bonifici esteri, per avere, in violazione della normativa antiriciclaggio, consentito la movimentazione del conto corrente intestato all’imprenditore Francesco Domenico Ungaro, sottoposto ad indagine penale per frode fiscale e riciclaggio, indagine di cui Vena era a conoscenza almeno dal 2012, e per avere, in violazione di specifiche prassi aziendali, predisposto l’istruttoria d’un finanziamento in favore del proprio genitore e deliberato un ulteriore affidamento di credito senza la copertura d’idonee garanzie».

La legittimità del licenziamento era stata confermata tanto dal Tribunale di Castrovillari quanto dalla Corte d’Appello di Catanzaro, quanto, infine, dalla suprema Corte di Cassazione.

Le motivazioni della sentenza odierna saranno depositate entro 90 giorni. Il collegio difensivo era composto, oltre che dagli avvocati Fioramante e Bellintani, anche dagli avvocati Andrea Salcina, Fabio Salcina, Francesco Sammarro, Pasquale Di Iacovo ed altri. direttore@altrepagine.it 

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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