Il 57enne Francesco Adduci, allevatore incensurato di Cassano Jonio, unico imputato al cospetto dei giudici della Corte d’Assise di Cosenza

COSENZA – Davanti ai giudici della Corte d’Assise di Cosenza (presidente Paola Lucente, a latere Marco Bilotta), oggi è cominciato il processo a carico del 57enne Francesco Adduci, l’allevatore incensurato di Cassano Jonio imputato di concorso nel duplice omicidio del pregiudicato 57enne cassanese Maurizio Scorza inteso come ‘U cacagliu e della moglie Hanene Hedhli detta “Elena”, 38enne di nazionalità tunisina (foto).

La pubblica accusa è rappresentata dal pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello.

Un duplice delitto che reca la firma inequivocabile della ‘ndrangheta, l’esecuzione di Scorza e della sfortunata innocente consorte straniera, avvenuto a colpi di pistole nel tardo pomeriggio del 4 aprile dell’anno scorso.

Adduci è il presunto complice degli ancora ignoti killer (e dei mandanti) che li ammazzarono proprio all’interno della masseria di Adduci, al confine tra i comuni di Cassano Jonio e Castrovillari, dove quest’ultimo li avrebbe attirati nel tranello mortale.

L’imputato Francesco Adduci

Arrestato sette mesi dopo il fatto di sangue

Adduci era stato arrestato dai carabinieri sette mesi dopo quella mattanza, il 15 novembre dello scorso anno, e da allora è detenuto in carcere.

Secondo la ricostruzione della Procura Antimafia catanzarese e secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale dello stresso capoluogo di regione, Chiara Esposito, l’uomo sarebbe stato il “basista” del duplice omicidio.

Adduci è difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco, mentre i familiari della moglie di Scorza si sono costituiti parte civile rappresentati dall’avvocato Giorgio Bianco.

Il luogo in cui fu ritrovata la Mercedes coi due cadaveri

Le intercettazioni telefoniche e ambientali

Il pubblico ministero Riello, titolare dell’indagine sul duplice delitto di ‘ndrangheta, ritiene che Adduci abbia attirato la coppia in una trappola, dando la possibilità ai killer di compiere l’azione omicida. L’inchiesta che ha ricostruito tutte le fasi dell’omicidio, ma che ancora non ha dato nomi e volti ai sicari di Scorza e della moglie, è stata condotta dai carabinieri di Cassano Jonio, del Comando provinciale di Cosenza e dalla Dda catanzarese, ed è corroborata da intercettazioni telefoniche, ambientali ed altro tipo d’indagini tecniche (leggi tutto QUI).

Un capretto in regalo per Pasqua, subito dopo gli hanno fatto la “festa”

I corpi di Scorza ed Hedhli erano stati ritrovati quella sera stessa lungo una strada di campagna nella stessa zona della masseria di Adduci, ma a una certa distanza. I sicari, infatti, avevano provveduto a spostare la Mercedes Cla della coppia coi cadaveri e un capretto sgozzato all’interno.

L’ovino – un omaggio che era stato offerto da Adduci a Scorza per le imminenti festività pasquali dell’anno scorso – avrebbe rappresentato l’“esca” per chi aveva il compito di fare la “festa” a Scorza e alla moglie straniera, lei sfortunata testimone scomoda del preventivato omicidio del pregiudicato cassanese.

L’aula della Corte d’Assise cosentina

Oggi sono stati sentiti come testi i carabinieri che hanno condotto le indagini

Nell’udienza odierna sono stati sentiti in qualità di testimoni i carabinieri che hanno condotto le indagini “sul campo”.

Gl’investigatori dell’Arma della Compagnia di Cassano Jonio e del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza, hanno spiegato che, una volta venuti a conoscenza del duplice omicidio, si sono recati sul posto in cui sono stati rinvenuti i corpi a bordo della Mercedes Cla di Scorza, in contrada Gammellone di Castrovillari a poca distanza dalla masseria di Adduci.

Po hanno ripercorso tutte la fasi delle loro indagini fino all’arresto di Adduci, ammanettato mentre lavorava in un terreno di proprietà d’uno della famiglia Forastefano di Cassano Jonio, di cui era dipendente.

Dopo l’arresto di Adduci s’erano verificati due atti intimidatori, ricordati dagli stessi carabinieri in udienza:

ignoti avevano incendiato nottetempo le autovetture della figlia e del fratello dell’odierno imputato (leggi QUI), e a parere degl’investigatori quelli erano nient’altro che “avvertimenti” da parte della ‘ndrangheta che aveva mandato i due sicari ad ammazzare Scorza e la moglie… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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