Giuseppe Scorza ai domiciliari, coinvolto il fratello Leonardo, altri 5 tra castrovillaresi e cassanesi sono invece finiti in carcere: 11 in tutto gli indagati

CASTROVILLARI – Quando la ‘ndrangheta lo fece ammazzare assieme alla moglie di nazionalità tunisina, il 4 aprile del 2022, era sotto intercettazione telefonica per un presunto intenso traffico di droga che avrebbe “presidiato” in quel di Castrovillari, lui “uomo di rispetto” di Cassano Jonio con l’ambizione di diventare il boss di ‘ndrangheta della confinante cittadina ai piedi del Pollino, dove anni prima aveva abitato e nella quale non aveva mai reciso i suoi “rapporti” criminali dopo essersi trasferito verso il mare, nella vicina Villapiana.

Stamattina, proprio al termine di quell’indagine condotta dalla Procura di Castrovillari e dai carabinieri della locale Compagnia, sono risultati coinvolti due figli del pregiudicato 57enne Maurizio Scorza detto ‘U cacagliu (nella foto con la moglie Hedhli Hanene uccisa con lui), il 33enne Giuseppe Scorza e il fratello 29enne Leonardo, il primo finito agli arresti domiciliari, il secondo notificato dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

L’inchiesta era scattata nell’ottobre del 2021. E, oltre ai figli di Scorza, ha visto finire in manette, e in carcere, altre 5 persone di Castrovillari e Cassano. Destinatari di un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale castrovillarese su richiesta dei magistrati inquirenti della Procura. Gl’indagati, in tutto, sono 11.  

Tutti i nomi degli arrestati

In carcere sono finiti:

Eugenio Maria Tierri di 27 anni;

Luciano Anzillotta, di 57;

Vincenzo Di Vasto di 53;

Francesco Di Vasto di 25; tutti di Castrovillari.

E il cassanese Pietro Salomone di 54 anni.

Agli arresti domiciliari, oltre a Giuseppe Scorza:

Silvio Carmine Mario Miceli, 33 anni, di Castrovillari.

I particolari dell’inchiesta anti-droga

Arrestati e indagati a piede libero sono tutti accusati di traffico e spaccio di droga:

eroina, cocaina, hashish e marijuana, a chili.

Che acquistavano nel comune di Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro.

Per spacciare la “roba” a Castrovillari s’organizzavano facendo delle “staffette”, facendo i “corrieri”, cambiando periodicamente auto ed utilizzando anche veicoli presi a noleggio.

Dalle meticolose indagini dirette dai magistrati della Procura di Castrovillari, è emerso che gli accordi tra venditori ed acquirenti di droga avvenivano con sistemi di messaggistica istantanea nel tentativo d’eludere le intercettazioni.

Il Tribunale di Castrovillari

Il loro “monitoraggio”, ad ogni modo, veniva assicurato da parte dei carabinieri del Nucleo operativo castrovillarese, e da esso è emerso come gli appuntamenti di spaccio avvenivano quasi giornalmente e nelle più disparate fasce orarie.

I vari indagati, alcuni persino già sottoposti a misure cautelari da parte della magistratura, approfittavano dei permessi orari concessi per incontrare gli acquirenti, muovendosi anche a piedi o in bicicletta in modo da non destare particolari sospetti e poter così consegnare le dosi richieste per un consistente giro d’affari criminale quotidiano. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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