di Fabio Buonofiglio 

Chi s’interroga sui “confini” già per sua stessa natura ha dei limiti. Se poi gli auto-“interroganti” sono i consiglieri comunali della maggioranza che reggono il moccolo al sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi sull’argomento potremmo sconfinare per davvero…

 

Nervosi, palesemente insofferenti che nella “loro città” vi sia (da vent’anni però, e se ne sono accorti solo adesso) qualche organo d’informazione e qualche giornalista oggi loro “scomodi”. Né migliori e forse nemmeno peggiori degli altri, ma sicuramente diversi da tutti gli altri. 

 

Oggi gli Stasi boys & girls, tra i quali non ci risulta la presenza di nostri esperti colleghi, dispensano alla sveltina una lezione di giornalismo “mirata”, indossando gli abitucci dei professorini e citazionando “roba” che non conoscono, quale il Testo unico dei doveri del giornalista adottato dall’Ordine professionale cui noialtri apparteniamo, lamentando improbabili «diffamazioni mascherate da giornalismo».

 

Nella foto d’apertura e in questa i consiglieri della maggioranza-Stasi: qui s’intrattengono con alcuni nostri colleghi giornalisti

 

S’interrogano su quale sia «il confine tra cronaca e diffamazione» i consiglierini della maggioranza-Stasi. I quali, solo menando il can per l’aia e senza ribattere a un articolo, a un altro o a un altro ancora, e senza rettificare una qualsivoglia notizia magari errata, attaccano:

 

«Si può parlare con toni anche duri della politica, dei politici, dell’agire politico (grazie per la gentile concessione, non lo sapevamo! Ndr), ma non si può in alcun modo utilizzare persone estranee che nulla hanno a che fare con ruoli o funzioni per attaccare chi non ci piace.

Non è altresì tollerabile la denigrazione basata sulla nazionalità o sulle scelte di vita.

Allo stesso modo non si possono lanciare accuse di familismo, di raccomandazioni, di marchette pensando di poter poi nascondere la mano. Il giornalismo serio non lavora di certo così».

 

La “patente di serietà” viene infatti rilasciata dalla maggioranza-Stasi dopo un attento, scrupolosissimo esame: un po’ come funziona nei concorsi comunali, insomma.

 

«Se ci sono prove si va in Procura, altrimenti si scade nella diffamazione». I reggimoccolo di Stasi ignorano che i giornalisti non sono delatori, come lo è stato proprio il loro sindaco quand’era consigliere oppositore di chi amministrava l’ex Comune di Rossano, con risultati praticamente nulli.

Vedere per credere le recenti e molteplici archiviazioni giudiziarie nei confronti dell’ex sindaco Stefano Mascaro, dell’ex assessora Dora Mauro e d’altri, proprio a seguito delle infondate denunce di Stasi.

 

Al contrario, i giornalisti svolgono la funzione d’informare i cittadini, e spesso accade che i pubblici ministeri, obbligati dalla Costituzione della Repubblica Italiana all’esercizio dell’azione penale, possono apprendere proprio da un articolo giornalistico fatti che danno corpo a un’eventuale notitia criminis

 

Il sindaco Flavio Stasi in conferenza stampa fa sfoggio della sua… camicia nera

 

Se i consiglieri comunali di Stasi sono politicamente ed amministrativamente preoccupati tanto da “sposare” la censura, è affar loro.

 

Noialtri giornalisti, d’altronde, se uno è albanese non possiamo mica scrivere chè tedesco, e la «denigrazione» evidentemente è insita nell’animo di chi pubblicamente la “denuncia”, in questo caso gli stessi consiglieri comunali della maggioranza-Stasi.

 

«È semplice riversare fiumi di parole sui più svariati argomenti, a volte anche in maniera totalmente disconnessa dalla realtà, per farsi notare», così concludono i consiglieri.

E noi siamo fortunati. Già, perché al contrario di quant’accade da quasi due anni a tali anonimi consiglieri della maggioranza-Stasi – dei quali nessuno s’è accorto qui o altrove – non abbiamo alcuna necessità di farci notare. Da un ventennio, ch’è una parolaccia per noi, antifascisti da sempre e per davvero, ma che probabilmente è cara a tali novelli censori.

direttore@altrepagine.it

 

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