Un corposo ricorso. Ben 10 pagine formato A/4 trasmesse lo scorso 20 gennaio al presidente della giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto.

Oggetto?

La denunciata illegittima promulgazione dell’ultima “Legge Graziano”, ovverosia l’emendamento “blinda fusione di Corigliano-Rossano” approvato dall’intera maggioranza politica di Centrodestra che sostiene il governatore Occhiuto la sera dello scorso 22 dicembre nell’aula di Palazzo Campanella a Reggio Calabria (nella foto, Occhiuto e Graziano).

Un emendamento, ovviamente, frutto dell’iniziativa politica presa dal consigliere regionale rossanese di Corigliano-Rossano. Già. Il cosiddetto “generale” Giuseppe Graziano, artefice della Legge regionale sulla fusione di Corigliano e Rossano nel 2018, fino a qualche settimana fa esponente dell’inesistente partito dell’Unione di centro ed artefice dell’ultimo dei suoi tanti opportunistici cambi di casacca politica che adesso l’hanno fatto approdare ad “Azione”, il partito del quinto-sesto polo del “leader” Carlo Calenda, e domani chissà dove…

Quel che prevede la “legge Graziano”, a Corigliano-Rossano oramai lo sanno tutti, e cioè che la fusione tra gli ex comuni di Corigliano e di Rossano non può essere messa in discussione, liberamente e democraticamente, almeno per i prossimi 10 anni.

Una legge anti-democratica e liberticida, dunque, anche se “a tempo determinato”. Giusto il tempo di far sopire i focosi animi di quelli del Comitato per il ritorno all’autonomia, ha certamente pensato l’onorevole “generale”. Costretto a correre ai ripari dell’onda di successo che già durante le feste di Natale montava sulla raccolta di firme autentiche del comitato, autorizzata a novembre proprio dalla Segreteria generale del Consiglio regionale a supporto d’un prossimo referendum popolare circa la Proposta di legge d’iniziativa popolare per l’istituzione dei comuni autonomi di Corigliano Calabro e di Rossano depositata proprio in Consiglio regionale.

Un banchetto per la raccolta delle firme per il ritorno dei due comuni autonomi

Un cappio legislativo al collo del comitato. Una legge… illegale, secondo il comitato che ha deciso di passare alla controffensiva, per le vie legali. Col ricorso al presidente della Regione, Occhiuto. La promulgazione delle leggi regionali è infatti facoltà attribuita al presidente ed esercitata dallo stesso, non rientra fra gli elementi costitutivi della volontà legislativa e può essere annullata in autotutela dallo stesso promulgatore.

La “Legge Graziano” «è inficiata da vizi formali e materiali oltre che da eccesso di potere legislativo», fanno sapere dal comitato, che ha affidato lo studio della questione e la redazione del ricorso al dottor Michele Viceconte, preparatissimo ex segretario generale dell’ex Comune di Corigliano. Presenterebbe persino profili di non conformità alla Costituzione della Repubblica italiana: sarebbe incostituzionale ed anticostituzionale, insomma.

«È una piccola norma, unica in Italia per quanto è dato sapere, recante il titolo:

“Leggi escluse dalla iniziativa popolare”», insistono dal comitato.

Come s’evince dai motivi del ricorso trasmesso ad Occhiuto, infatti, la norma sarebbe in palese conflitto con gli articoli 117 e 133 della Carta costituzionale e con le norme di legge dello Stato contemplate nel Testo unico sull’ordinamento degli enti locali. Ed è proprio per questa ragione che del ricorso pendente sul tavolo del presidente Occhiuto è stata formalmente portata a conoscenza anche la Presidenza della Repubblica, oltre che la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Presidenza della Corte Costituzionale.

Dal Quirinale v’è stato un tempestivo riscontro, attraverso una missiva firmata del Direttore per gli Affari giuridici e Relazioni costituzionali della Presidenza della Repubblica, pervenuta all’architetto Mario Gallina che presiede il Comitato per il ritorno all’autonomia di Corigliano e di Rossano. 

Il presidente del comitato popolare, architetto Mario Gallina

«Nel disperato timore d’affrontare un referendum di iniziativa popolare, lo sgraziato e antidemocratico “autore” ha fatto approvare la viziata e illegittima norma, con l’unica e consapevole certezza di produrre un effetto immediato:

influenzare negativamente il regolare, democratico e legittimo procedimento già in corso e tutt’ora in itinere, facendolo falsamente immaginare e passare come se fosse oramai inefficace, inutile e illegale», questo sostiene il comitato.

Già, ma l’onorevole “generale” Graziano che dice?

Facendosi intervistare da l’“eco” del regime di Corigliano-Rossano, ha detto che la “legge Graziano” «riguarda i referendum di iniziativa popolare, ma la maggior parte delle leggi che vengono approvate sono di iniziativa dei consiglieri. Se il singolo consigliere decide d’accogliere le istanze di questi cittadini proponendo una legge di ritorno alle due municipalità, nulla ostacola il percorso democratico:

gli anti-fusionisti trovino un consigliere che li sostenga e che firmi una legge da depositare».

L’onorevole “generale” Graziano

Occhiuto ha tra le mani il ricorso da un mese e dieci giorni e dal comitato s’interrogano: 

«Cosa farà il presidente per rimediare, democraticamente, al colpo di mano d’un solo consigliere?» direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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