La scorsa estate avevano preteso la “mazzetta” dal titolare d’un locale in Piazzetta Portofino alla Marina di Schiavonea

Poche ore fa, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Chiara Esposito, ha condannato il 50enne Fabio Barilari (in foto a destra) e il 40enne Giorgio Arturi (a sinistra), entrambi coriglianesi ed entrambi pregiudicati, per estorsione aggravata dal metodo mafioso

nei confronti del titolare d’un locale pubblico della Piazzetta Portofino alla Marina di Schiavonea di Corigliano-Rossano.

Nel processo, celebratosi con rito abbreviato e quindi con la pena scontata d’un terzo, a Barilari sono stati inflitti 5 anni e mezzo di reclusione, ad Arturi invece 4 anni e cinque mesi.

I due pregiudicati coriglianesi (difesi dagli avvocati Giovanni Scatozza, Pasquale Madeo, Pasquale Di Iacovo e Sergio Rotundo dei fori di Castrovillari e Catanzaro) agl’inizi del mese d’agosto dell’anno scorso erano stati arrestati e incarcerati dai carabinieri con l’accusa d’avere compiuto l’estorsione mafiosa ai danni del 42enne del luogo Giuseppe Flora, titolare de “Al solito posto”, bar-kebaberia-rosticceria situato proprio nella piazza della movida estiva coriglianrossanese.

La movida estiva di Piazzetta Portofino

La denuncia della vittima

I presunti estorsori oggi condannati in primo grado erano stati denunciati dalla loro stessa vittima, costituitasi parte civile in giudizio (con l’avvocato Saverio Francesco De Bartolo del foro di Cosenza). Nel processo è stata ammessa quale parte civile anche l’associazione anti-racket “Lucio Ferrami” di Cosenza (rappresentata dall’avvocato Albino Domanico del foro cosentino).

Al racconto della richiesta della “mazzetta” – 1000 euro da corrispondere in due rate, fra i primi giorni e la metà d’agosto – fatto da Flora ai carabinieri, gli uomini del Reparto territoriale dell’Arma avevano fatto immediatamente seguire una precisa attività investigativa di tipo tecnico (LEGGI QUI). Fino alla sera della materiale consegna della busta gialla contenente quell’«aiuto per gli amici», e cioè le banconote con le matrici precedentemente segnate proprio dagli stessi detective della Sezione operativa.

Fu infatti un’indagine-lampo, durata pochissimi giorni e corroborata da intercettazioni ambientali e video-registrazioni all’interno del locale preso di mira dai due presunti estorsori.

Barilari, il fratello recidivo del boss detenuto al 41-bis

Tanto Arturi quanto Barilari si trovano detenuti in carcere dalla sera del 4 agosto, Arturi nel penitenziario di Palmi, Barilari in quello di Vibo Valentia.

Fabio Barilari è il fratello del boss di ‘ndrangheta Maurizio Barilari, fino all’estate del 2009 capo ‘ndrina di Corigliano ed oggi con condanne definitive a 28 e a 19 anni di carcere nei maxi-processi “Timpone Rosso” e “Santa Tecla” per associazione mafiosa, concorso in 3 omicidi ed estorsioni, detenuto da 13 anni e mezzo al 41-bis nel penitenziario de L’Aquila.

Nel maxi-processo “Santa Tecla” pure Fabio Barilari era stato condannato in via definitiva a 12 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione. Scontata la pena detentiva nella casa circondariale di Melfi, era tornato il libertà vigilata da un paio d’anni in qua, prima del suo nuovo arresto (LEGGI QUI) e della condanna di oggi, col giudice che ha riconosciuto anche la recidiva specifica.

Il processo per estorsione mafiosa è stato istruito dal procuratore della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal suo aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Alessandro Riello. Quest’ultimo ha rappresentato la pubblica accusa nel processo ed aveva sollecitato pene lievemente più alte di quelle che il giudice ha poi inflitto ai due imputati:

6 anni e otto mesi per Barilari, 5 anni e quattro mesi per Arturi.  

Il pubblico ministero Antimafia Alessandro Riello

Nei confronti di Arturi e Barilari la Procura Antimafia aveva richiesto il giudizio immediato, sulla scorta delle prove a loro carico. I difensori dei due imputati avevano perciò formulato al giudice Esposito la loro richiesta di giudizio abbreviato, finalizzata proprio ad ottenere lo sconto d’un terzo sulle pene.

Arturi nei guai anche per l’omicidio del pregiudicato Pasquale Aquino

Lo scorso 6 dicembre, Arturi è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere, spiccata sempre dalla Procura Antimafia diretta da Gratteri, che lo vede indagato assieme ad altre 4 persone per l’omicidio del pregiudicato 57enne coriglianese Pasquale Aquino alias Pasquale ‘U spusato, ucciso a colpi di pistola la sera del 3 maggio scorso davanti casa sua alla Marina di Schiavonea, oltre che per traffico di droga (LEGGI QUI). direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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