CORIGLIANO-ROSSANO – Vittima d’un “appuntamento al buio” in pieno giorno o artefice d’una silenziosa fuga volontaria dal suo passato e dal suo presente?

Certo è che più passano i giorni più s’infittisce in modo preoccupante il “caso Morello” (leggi QUI). Che vede al centro, appunto, la figura del 49enne pregiudicato rossanese Carmine Morello soprannominato ‘U Righiarar, sparito misteriosamente la mattina dello scorso 9 agosto, oramai 21 giorni fa.

E mentre a cercarlo sono tutte le forze dell’ordine locali, a indagare su quanto sia potuto accadergli sono i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano, sotto le direttive dei magistrati della Procura di Castrovillari, anche se il fascicolo e la direzione dell’inchiesta sembrano essere sempre più vicini alle scrivanie dei loro colleghi della Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro. Che Morello lo conoscono bene per i suoi trascorsi: 

per la sua condanna a 6 anni e otto mesi per associazione mafiosa già scontata in carcere, come per la sua recentissima assoluzione definitiva in Cassazione (leggi QUI) per quel fatto di ‘ndrangheta risalente a più di 20 anni fa, vale a dire il tentato omicidio a colpi di pistola dell’allora boss rossanese Antonio Manzi soprannominato Tom tom.

Già, proprio l’evento dal quale prese le mosse la maxi-inchiesta anti-‘ndrangheta “Stop”, che nel giugno del 2013 vide finire in carcere tutti gli affiliati alla ‘ndrina rossanese – Morello compreso – il cui scettro di comando era passato nelle mani di Nicola Acri detto Occhi di ghiaccio, il superboss divenuto collaboratore di giustizia all’inizio dell’estate del 2021.

Sul “fronte” delle indagini

Da ben 21 giorni, dunque, ‘U Righiarar, ch’era uscito dal carcere qualche anno fa, s’è come volatilizzato dalla circolazione, una circolazione routinaria la sua, ch’è sparito da ogni radar con la sua potente motocicletta da enduro, il suo casco, i suoi documenti e ad altri effetti personali contenuti nel suo borsello.

Eccezion fatta per il suo smartphone, che l’uomo aveva singolarmente dimenticato nella rivendita di motociclette d’un suo amico ubicata sulla Strada statale 106 e che frequentava quotidianamente, proprio il luogo dal quale s’era allontanato dicendo all’amico che sarebbe tornato dopo 10 minuti. Invece i minuti sono adesso più di 30 mila, con le sue tre figlie da alcuni mesi orfane della madre, e adesso rimaste, inspiegabilmente, pure senza padre.

‘U Righiarar è stato ammazzato e fatto sparire assieme alla sua moto?

Si tratta, insomma, d’una nuova “lupara bianca” di ‘ndrangheta o quello di Morello è un allontanamento volontario senza preavviso e senz’avvisaglie?

Con professionalità e discrezione, i carabinieri della Sezione operativa cittadina indagano su entrambi i fronti.

Si tende infatti ad escludere una terza ipotesi, vale a dire quella del suicidio. Sì, perchè 21 giorni sono davvero tanti e in questo lasso di tempo di Morello si sarebbero trovati tanto la sua ingombrante motocicletta abbandonata da qualche parte, quanto il suo corpo. 

Il volto di Carmine Morello

Le due ipotesi prevalenti

L’ipotesi dell’allontamento volontario potrebbe – seppur timidamente – essere suffragata dalle indiscrezioni relative ad alcuni presunti recenti “movimenti” dello scomparso: 

parrebbe, infatti, che Morello avesse deciso di vendere la propria abitazione di Via Vallone del Grano nel centro storico rossanese, senza però trovare l’acquirente. Altra indiscrezione che emerge è quella relativa al tentativo, anche questo sembrerebbe non riuscito, di delegare la propria figlia più grande alla riscossione d’una indennità che l’Istituto nazionale della previdenza sociale erogherebbe ad un’altra delle figlie, affetta da disabilità, e alla cui riscossione sarebbe deputato proprio lui. 

Se queste notizie sono fondate, Morello potrebbe aver tentato di programmare nel migliore dei modi possibili un proprio silenzioso “piano di fuga”. Ma da chi e da cosa?

Dalla giustizia, forse temendo d’essere nuovamente arrestato in un’eventuale imminente retata anti-’ndrangheta? 

Oppure proprio dalla ’ndrangheta, temendo d’essere ammazzato?

Sembra, però, tutto poco plausibile con le modalità e le circostanze di luogo di tempo della sua misteriosa sparizione, eccezion fatta per la “dimenticanza” del suo smartphone nella rivendita di motociclette del suo amico, che nel caso d’un allontanamento volontario potrebbe voler significare la chiusura d’ogni ponte col proprio “passato”, contenuto nella memoria dell’apparecchio telefonico che oggigiorno “contiene” la nostra vita o buona parte di essa. 

L’ipotesi della fuga fa a pugni pure con la netta convinzione palesata dalle figlie e dagli altri familiari di Morello, e cioè che egli non avrebbe mai abbandonato i suoi affetti più cari. E fa a pugni, ancora, col dato di fatto che la motocicletta di ‘U Righiarar non è stata trovata in nessun posto, né a Corigliano-Rossano né nelle zone circostanti, né altrove in Calabria o fuori regione. Una fuga dalle possibili maglie della giustizia, poi, se non si è un “Pablo Escobar” sembra assai fantasiosa…   

In relazione alla pista investigativa d’una ipotetica “lupara bianca”, invece, emerge che nei giorni appena successivi alla denuncia di scomparsa dei familiari di Morello, i carabinieri avrebbero sottoposto all’esame dello Stub alcuni pregiudicati rossanesi, elementi evidentemente “sospettati”.

L’arresto per armi del fratello di Tom tom

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Lelio Festa, ha convalidato l’arresto e confermato la misura cautelare carceraria nei confronti del pregiudicato 68enne rossanese Eugenio Manzi, fratello del famigerato Antonio Manzi Tom tom, maturato nella mattinata di venerdì a seguito d’una perquisizione domiciliare “mirata” effettuata dai carabinieri, in esito alla quale gli hanno trovato in casa una pistola clandestina calibro 9x21 carica e pronta all’uso e un secondo caricatore anch’esso carico di proiettili.

Eugenio Manzi

Una perquisizione e un arresto per detenzione illegale d’armi “parallelo” alle indagini sulla sparizione di Morello. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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