Le indagini sul caso di carabinieri e Procura proseguono. Il presunto autore rinchiuso in carcere dal 29 luglio, potrebbe non avere compiuto da solo il pestaggio a sangue di tre mesi fa contro il fruttivendolo

CORIGLIANO-ROSSANO – Dopo poco più di tre mesi dal terribile fatto di cui fu vittima, Cosimo Costa (foto) è deceduto.

Il commerciante 49enne, titolare del negozio d’ortofrutta “Il Peperoncino” di Via Niccolò Machiavelli allo Scalo coriglianese di Corigliano-Rossano, è venuto a mancare nella tarda mattinata di ieri nella clinica medica dov’era sottoposto a riabilitazione, alle porte di Cosenza.

Adesso sarà l’autopsia, già disposta dall’autorità giudiziaria, a chiarire se vi sia o meno il nesso di causalità tra la sua morte e quel micidiale fatto.

Il violentissimo pestaggio, l’arrivo in Pronto soccorso a Corigliano e poi venti giorni in coma a Cosenza

Era la notte tra l’8 e il 9 giugno scorsi quando Costa rimase vittima d’un feroce, violentissimo pestaggio a sangue, compiuto a calci e pugni e per motivi tuttora oscuri su Via Giuseppe Mazzini, a poche centinaia di metri dal suo negozio. 

Ridotto quasi in fin di vita e ricoverato nell’ospedale dell’Annunziata a Cosenza, dov’era rimasto in coma e in prognosi riservata per una ventina di giorni, a lottare tra la vita e la morte, prima di risvegliarsi. 

Quella notte era dapprima giunto nel Pronto soccorso dell’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano, dove aveva dichiarato d’essere accidentalmente caduto. Considerata però la sua palese reticenza, i carabinieri che l’avevano brevemente interrogato non hanno mollato la presa ed hanno indagato sul caso.

Gli esperti investigatori in forza alla Sezione operativa del Reparto territoriale diretto dal tenente colonnello Marco Filippi, coordinati dai magistrati della Procura di Castrovillari, avevano proceduto pure con intercettazioni telefoniche ed ambientali “mirate”. Individuando il presunto autore di quello ch’era un tentato omicidio in piena regola.

L’arresto del pregiudicato Salvatore Lagano

Nel pomeriggio del 29 luglio scorso i militi dell’Arma avevano arrestato e condotto in carcere il 44enne noto pregiudicato coriglianese Salvatore Lagano, su ordine del sostituto procuratore Veronica Rizzaro.

Lagano, fino al 5 luglio, quando la magistratura gli aveva revocato la misura di prevenzione, era un sorvegliato speciale di pubblica sicurezza. Negli anni passati, infatti, era stato condannato con sentenza definitiva, già scontata tra carcere ed arresti domiciliari, nell’ambito del maxi-processo antimafia “Corinan” che lo vedeva parte attiva di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, alla detenzione e al porto illegale d’armi, alle rapine e alle estorsioni con le aggravanti delle modalità mafiose. Dalle risultanze investigative – confermate da quelle processuali – era considerato il “picchiatore” di quel gruppo criminale. 

Salvatore Lagano

Mano e braccio ingessati. Interrogato non ha convinto pm e giudice, nè il Tribunale del riesame

Al momento dell’arresto, Lagano aveva una mano ed un braccio ingessati, dal 22 giugno quando era stato operato in day hospital nel reparto d’Ortopedia dell’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano.

La mattina del 3 agosto, in presenza del suo difensore, l’avvocato Franco Oranges, l’arrestato era stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari, Simone Falerno, e dal pubblico ministero Rizzaro. In quella sede, s’era difeso a spada tratta da ogni contestazione rivoltagli, dichiarandosi innocente e completamente estraneo al tentato omicidio di Costa (leggi la cronaca QUI).

Nel fuoco di fila di domande del pm e del gip, s’era fatto riferimento a questioni di droga e di soldi, che potrebbero essere il movente dell’azione contro il fruttivendolo, pure lui noto ai carabinieri, e vittima, negli anni scorsi, di ripetuti incendi dolosi di propri automezzi.

Il Tribunale di Castrovillari

Le risposte di Lagano, però, non avevano per nulla convinto il gip Falerno, che aveva convalidato il decreto di fermo del pm Rizzaro, e, contestualmente, emesso l’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere nei suoi confronti, motivandola anche col concreto pericolo di fuga in Germania da parte dell’indagato. Che dal carcere di Castrovillari, attraverso i suoi familiari, nei giorni scorsi ha annunciato il suo sciopero della fame per protestare contro il mancato trattamento sanitario di cui necessita.

Frattanto, pure i giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro, cui il difensore di Lagano aveva formalizzato il ricorso avverso l’ordinanza di carcerazione, a seguito dell’udienza tenutasi giovedì scorso l’hanno rigettato.

Il Tribunale di Catanzaro

Lagano deve dunque restare in carcere, e, dopo l’autopsia sul corpo di Costa, il pm Rizzaro potrebbe formalmente incriminarlo per omicidio.

Le indagini sul caso Costa ad ogni modo proseguono. I carabinieri avevano provato ad interrogarlo pure la settimana scorsa, ma il 49enne oramai deceduto si sarebbe mostrato per l’ennesima volta “non collaborativo”.

Nella giornata di venerdì scorso, in caserma, erano state state convocate per essere interrogate diverse persone informate sui fatti. Il presunto autore del tragico pestaggio già individuato da carabinieri e magistrati, potrebbe non avere agito da solo… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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