La reticenza e il terrore della vittima, le intercettazioni telefoniche e le ingessature alle mani del presunto autore del ferocissimo pestaggio a sangue. Droga e soldi come movente? Pericolo di fuga: per i giudici il pregiudicato 44enne deve restare in carcere, mentre il commerciante 49enne dopo due mesi è ancora ricoverato

CASTROVILLARI – Condotto dal carcere di Castrovillari al vicino Tribunale della città ai piedi del Pollino, il 44enne pregiudicato coriglianese Salvatore Lagano (foto) nella mattinata di ieri s’è energicamente difeso da qualsiasi addebito che il sostituto procuratore Veronica Rizzaro gli contesta in relazione al tentato omicidio del 49enne coriglianese Cosimo Costa, il fruttivendolo pestato a sangue selvaggiamente la notte tra l’8 e il 9 giugno scorsi allo Scalo coriglianese di Corigliano-Rossano, e ridotto in fin di vita se non fosse stato poi soccorso e trasportato d’urgenza dall’ospedale cittadino “Guido Compagna” in quello dell’Annunziata a Cosenza dove per oltre una ventina di giorni ha lottato tra la vita e la morte, in coma, nel Reparto di Terapia intensiva.

L’aggressione e il ferocissimo pestaggio nei confronti di Costa sarebbe avvenuto in Via Giuseppe Mazzini, a pochi passi dal suo negozio d’ortofrutta “Il Peperoncino” di Via Niccolò Machiavelli.

Assistito dal proprio difensore, l’avvocato Franco Oranges del locale foro, l’indagato Lagano, che i carabinieri del maggiore Marco Filippi nel pomeriggio di sabato 29 luglio scorso hanno sottoposto a fermo d’indiziato con l’accusa di tentato omicidio portandolo in cella, ha risposto alle domande del pubblico ministero Rizzaro e del giudice per le indagini preliminari, Simone Falerno, nel corso dell’udienza di ieri mattina fissata proprio per l’interrogatorio di garanzia e la convalida del suo fermo. 

Lagano ha respinto tutti gli addebiti che gli vengono contestati, negando d’essere l’autore del drammatico pestaggio che a Costa poteva essere fatale.

A distanza di due mesi, infatti, il commerciante è ancora ricoverato, non più all’Annunziata di Cosenza, ma nel letto d’una clinica di riabilitazione della provincia. Ed è ancora conciato male.

Cosimo Costa

Il possibile movente del fatto

Nel fuoco di fila di domande del pm e del gip, s’è fatto riferimento a questioni di droga e di soldi, che potrebbero essere il movente dell’azione contro il fruttivendolo, noto ai carabinieri e vittima, negli anni scorsi, di ripetuti incendi dolosi di propri automezzi.

Le intercettazioni telefoniche “mirate”

Considerata l’iniziale assoluta reticenza e il terrore di Costa, che agl’investigatori dell’Arma aveva dichiarato d’essere caduto accidentalmente, gli esperti detective in forza alla Sezione operativa della Benemerita, erano stati autorizzati da pm e gip ad effettuare delle intercettazioni telefoniche “mirate”, nei confronti d’una sorella del commerciante, e, successivamente, proprio di Lagano e d’alcuni suoi stretti familiari.

E proprio da quelle captazioni sono emersi alcuni indizi a carico dell’indagato, che gl’inquirenti hanno ritenuto di “valorizzare”.

Anche il decreto di fermo di sabato scorso, emesso d’urgenza dal pm Rizzaro, scaturisce da un’intercettazione dello scorso 15 luglio nella quale, la madre di Lagano, parlando con un altro figlio, palesa le intenzioni del primo d’andarsene in Germania, anche a seguito dell’ottenuta revoca della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza cui il pregiudicato fino allo scorso 5 luglio era sottoposto.

L’alterco con la madre, i pugni contro una parete di casa e le mani ingessate che non convincono i giudici

E poi ci sono le ingessature alle mani e alle braccia dello stesso indiziato. Che lo stesso, nella propria difesa, ha spiegato. Sostenendo d’avere avuto un alterco verbale proprio con la madre, il 19 giugno, durante il quale avrebbe sbattuto forte i pugni contro una parete di casa, d’essersi a seguito recato in Pronto soccorso nell’ospedale cittadino “Nicola Giannettasio”, dove il 22 giugno in day hospital nel Reparto d’Ortopedia era stato operato e ingessato.

Versione che, assieme agli altri elementi probatori raccolti a suo carico, ieri non hanno per nulla convinto il gip Falerno. Che ha convalidato il decreto di fermo del pm Rizzaro eseguito dai carabinieri, e, contestualmente, ha emesso l’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere nei confronti di Lagano per il tentato omicidio di Costa. Per i giudici sussiste il pericolo di fuga dell’indagato.

Il Tribunale di Castrovillari

Lagano negli anni scorsi è stato condannato, con sentenza definitiva già scontata tra carcere ed arresti domiciliari, nell’ambito del maxi-processo antimafia “Corinan”, che lo vedeva parte attiva di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, alla detenzione e al porto illegale d’armi, alle rapine e alle estorsioni con le aggravanti delle modalità mafiose. Dalle risultanze investigative – confermate da quelle processuali – era considerato il “picchiatore” di quel gruppo criminale.

L’avvocato Oranges è il difensore di Lagano

L’avvocato Oranges annuncia che nei prossimi giorni formalizzerà il ricorso al Tribunale della libertà di Catanzaro contro l’ordinanza carceraria emessa ieri dal gip Falerno nei confronti di Lagano. direttore@altrepagine.it   

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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