Per il fatto di sangue del 2007, sei anni dopo la Cassazione assolse in via definitiva “Occhi di ghiaccio”, il fratello Gennarino e Massimo Esposito “Pica Pica”, in primo grado tutt’e tre condannati all’ergastolo e poi assolti in appello

CORIGLIANO-ROSSANO – Teoricamente, in forza del principio di diritto processuale penale del ne bis in idem, Nicola Acri, il fratello Gennarino Acri e Massimo Esposito detto Pica Pica, non potrebbero essere più processati, il primo come mandante e gli altri due come esecutori materiali dell’omicidio di ’ndrangheta che vide vittima l’imprenditore rossanese Luciano Converso, attivo nel settore delle forniture edilizie sotto la cui “copertura” faceva da “contabile” alla locale ’ndrina cui era affiliato, nonché l’addetto al riciclaggio del denaro sporco appartenente alla stessa.

Il fatto di sangue – a tutt’oggi ad opera di “ignoti” come diversi altri, a Corigliano-Rossano – fu consumato la sera del 12 gennaio 2007 con 5 colpi di pistola semiautomatica calibro 9×21, davanti a una villetta sul mare di contrada Momena dove fu trovato dalla polizia il cadavere di Converso nella sua Fiat Grande Punto.

Per l’omicidio Converso, il 15 gennaio del 2013 i fratelli Acri ed Esposito furono assolti dalla suprema Corte di Cassazione, i cui giudici avevano praticamente confermato la “cancellazione” degli ergastoli ch’erano stati loro inflitti in primo grado dalla Corte d’Assise di Cosenza, “cancellazione” decisa dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.

Quella sentenza d’assoluzione è da quasi 11 anni passata in giudicato, e, dunque, definitiva. 

Oggi c’è un fatto nuovo ed esso appare piuttosto problematico sia per la dottrina giuridica che per la giurisprudenza della stessa Cassazione.

Ed è il “pentimento”, avvenuto nel 2021, d’uno dei tre, proprio Nicola Acri, l’ex superboss di ‘ndrangheta rossanese detto Occhi di ghiaccio. Che apre un difficile “scenario” circa un eventuale prossimo processo sull’omicidio Converso.

Occhi di ghiaccio s’è già assunto la “paternità” del fatto di sangue

Dell’omicidio Converso, Acri s’è già assunto la “paternità” coi magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, spiegandone il movente. 

Il collaboratore di giustizia ha infatti raccontato che l’imprenditore ammazzato non solo l’aveva “fregato” circa un acquisto effettuato a Rossano da parte dello stesso Acri con un assegno non proprio, ma ricevuto in garanzia per qualche altro tipo di debito da una persona ignara di tutto. Era l’acquisto d’uno scooter Yamaha X-Max, col quale lo stesso “pentito” aveva omaggiato l’allora “reggente” del Crimine di Cirò Marina, Vincenzo detto Cenzo Pirillo, morto ammazzato il 5 agosto del 2007 in un ristorante proprio di Cirò. 

Acri era convinto d’avere regalato a Pirillo quello scooter, ma qualche tempo dopo scoprì ben altra verità, e cioè che quello scooter in realtà l’aveva pagato… proprio a Converso!

C’è di più:

Acri ha raccontato ai magistrati antimafia d’avere scoperto pure altro sul conto di Converso, e cioè che periodicamente si recava a Cirò a parlare di “questioni” con gli alleati di quella zona e a sua insaputa, ad insaputa, cioè, del capo ’ndrina…

Decisamente “troppo” per l’allora Occhi di ghiaccio. Per questo decise che Converso doveva morire:

Nicola Acri

«… Pirillo mi disse pure, quasi rimproverandomi, che lo scooter Xmax che gli avevo pagato io in realtà era stato acquistato da Converso. Mi disse che era stato lo stesso Converso a dirglielo, dicendomi che Converso si recava a Cirò da Spagnolo e di essersi attribuito la paternità dell’acquisto direttamente con il “Bandito”;

preciso questa circostanza perché dopo questo incontro maturai il proposito di eliminare Converso, per come spiegai a Marincola e a Pirillo, perché Converso aveva detto cose non vere e ciò che mi fece dubitare della sua lealtà era che si recasse a Cirò a parlare con gli esponenti di quella locale senza dirmelo…».

Nei verbali “in chiaro” delle dichiarazioni di Acri all’Antimafia, c’è solo questo, ma Occhi di ghiaccio ha certamente fatto ai magistrati pure i nomi degli esecutori materiali dell’omicidio.

Ha accusato il fratello?

Mistero.

Ha accusato Esposito Pica Pica?

Doppio mistero.

Ha accusato altri?

Lo scopriremo solo vivendo… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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