MATERA – L’inchiesta, battezzata Libertate, era stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Matera coordinati dalla locale Procura, che il 16 gennaio del 2019 avevano dato esecuzione a una corposa ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale nei confronti di 14 persone, per il preteso reato d’associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento della manodopera in agricoltura col carattere della transnazionalità, all’estorsione, alla violenza privata, all’uso indebito di carte di credito e alla corruzione.

I primi accertamenti erano scattati sei mesi prima degli arresti, a seguito della denuncia presentata ai carabinieri della Compagnia di Policoro da parte d’un cittadino rumeno.

La ritenuta organizzazione criminale, tramite il popolare social network di Facebook, reclutava all’estero i lavoratori da sfruttare, ch’erano principalmente di nazionalità rumena, i quali, una volta giunti in Italia, venivano privati dei documenti di riconoscimento e costretti, sotto minacce e intimidazioni, a lavorare in diversi fondi agricoli tra Scanzano Jonico e Policoro, nel Materano.

Le vittime venivano alloggiate in abitazioni fittate loro forzatamente, il cui costo veniva automaticamente decurtato dalla loro magrissima paga.

Costretti a lavorare fino a 14 ore consecutive con un salario medio di 3 euro e cinquanta centesimi all’ora, con una sola pausa di mezz’ora per il pranzo e sotto continue minacce e intimidazioni.

Al sodalizio criminoso, secondo le accuse, avrebbero preso parte gli stessi imprenditori agricoli presso i quali i “caporali” impiegavano gli operai da sfruttare, un impiegato dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Scanzano Jonico e due sindacalisti d’un patronato di Marconia di Pisticci.

Tra il 2014 e il 2018, il numero dei lavoratori sfruttati sarebbe stato di circa 200. E i profitti illeciti della ritenuta organizzazione criminale pari a oltre un milione e trecentomila euro.

Nel corso delle perquisizioni erano stati rinvenuti e sequestrati documenti comprovanti le ritenute attività illecite e una somma di denaro contante pari a 56 mila euro.

Il processo, che è alle battute iniziali, vede imputata anche una famiglia d’imprenditori coriglianesi operante a Policoro:

si tratta di Ciro Morrone di 44 anni, Ilde Morrone di 42, e Filippo Morrone di 38, titolari delle aziende agricole “Contea agricola Srl” e “F.lli Morrone Srl”, aziende che nel giugno del 2019 furono anche sottoposte a sequestro penale nell’ambito d’un secondo filone della medesima inchiesta. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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