Secondo il giudice di primo grado provocarono la morte del maresciallo dei carabinieri in pensione Emanuele Caruso, violentemente colpito alla testa da un palo della luce già pericolante. Unico assolto l’ex funzionario comunale Antonio Amica 

CASTROVILLARI – In 4 sono stati condannati a 8 mesi di reclusione ciascuno (pene sospese) e ad una provvisionale di risarcimento del danno pari a 50 mila euro a testa (la quantificazione definitiva è stata rimessa al giudice civile).

Soltanto uno dei 5 imputati complessivi è stato assolto.

S’è chiuso così, questa sera, nelle aule del Tribunale di Castrovillari – dinanzi al giudice monocratico Rosamaria Pugliese – il processo per omicidio colposo nei confronti di quanti sono stati riconosciuti responsabili d’avere provocato la tragica morte, all’età di 75 anni, del maresciallo dei carabinieri in pensione Emanuele Caruso, molto conosciuto e benvoluto a Corigliano-Rossano dove risiedeva con la famiglia e dove per tanti anni era stato responsabile del Nucleo operativo dell’ex Comando Compagnia dell’Arma rossanese.

Il tragico incidente di 9 anni fa

La tragedia si consumò quasi 9 anni fa, era la mattina del 30 gennaio 2015, quando la vittima, dopo aver fatto la spesa e mentre camminava lungo il marciapiede di Via Santa Caterina, in contrada San Francesco allo Scalo coriglianese a pochi passi dalla propria abitazione di Piazza Santissima Madonna delle Grazie, venne colpito in testa dall’improvvisa caduta d’un palo della pubblica illuminazione. Che, già da tempo pericolante, venne divelto dalle forti raffiche di vento che spiravano quel giorno e lo ferì a morte.

Il luogo del sinistro urbano rivelatosi mortale

L’anziano ex carabiniere fu colpito con violenza da quel maledetto palo in ghisa con due fari. Trauma cranico e trauma dorsale cervicale. Un colpo tremendo. L’uomo stramazzò al suolo in una pozza di sangue, tra gli occhi attoniti degli altri passanti.

Il conosciutissimo e apprezzato militare pensionato morì in una clinica di Montalto Uffugo dopo 8 lunghi mesi di sofferente agonia e dopo essere passato dall’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano all’Annunziata di Cosenza, e poi dal Centro risvegli della clinica Sant’Anna di Crotone.

La denuncia dei familiari e l’inchiesta della Procura

I familiari del maresciallo, constatato già nell’immediatezza dell’incidente rivelatosi tragico che quel palo era malandato alla sua base, denunciarono tutto alla Procura di Castrovillari attraverso i carabinieri di Corigliano che condussero le indagini.

Dall’inchiesta giudiziaria che ne scaturì, su richiesta del sostituto procuratore Angela Continisio, nell’estate del 2019 furono rinviati a giudizio per i pretesi reati di cooperazione colposa, rovina di struttura e omicidio colposo, contestati loro a vario titolo, il titolare dell’impresa privata appaltatrice per conto dell’ex Comune di Corigliano del servizio di Manutenzione degl’impianti di pubblica illuminazione, e 4 funzionari dell’ex Comune di Corigliano uno dei quali tuttora in servizio nel Comune di Corigliano-Rossano.

Gli imputati finiti a processo

Il processo ha visto imputati l’ingegnere Luigi detto “Gino” Spezzano, di 62 anni, l’impresario affidatario dell’appalto comunale (difeso dall’avvocato Pierpaolo Cassiano), l’ingegnere comunale Filomena De Luca, di 48 anni (difesa dall’avvocato Carlo Castrovillari), l’ingegnere comunale in pensione Antonio Durante, di 70 anni (difeso dall’avvocato Antonella Scino), il geometra comunale in pensione Franco Bua, di 69 anni (difeso dall’avvocato Alessandra Bua) e il geometra comunale in pensione Antonio Amica, di 70 anni (difeso dall’avvocato Antonio Pucci).

Unico ad esserne uscito assolto è proprio quest’ultimo, mentre per gli altri è arrivata la condanna per omicidio colposo benchè il giudice li abbia assolti dagli altri capi d’imputazione che venivano loro contestati.

La Procura aveva richiesto la condanna per tutt’e 5 gl’imputati alla pena d’un anno di reclusione ciascuno, motivata con l’inerzia dell’imprenditore affidatario dell’appalto pubblico e dei funzionari comunali. I quali, consapevoli dello stato di grave degrado dell’impianto elettrico stradale, avrebbero omesso urgenti e indifferibili iniziative, lasciando persistere una concreta situazione di pericolo che poteva determinare un prevedibile danno alla vita e alla incolumità delle persone proprio a causa dell’instabilità di quel palo malandato poi abbattutosi sul capo del compianto maresciallo Caruso, anche in considerazione della prevedibilità e dell’evitabilità dell’evento per le condizioni meteorologiche avverse di quel giorno.

I 4 funzionari comunali sono infatti coloro i quali, negli anni, avevano ricoperto ruoli di responsabilità nel Servizio Manutenzione ed Ambiente e nell’Ufficio Impianti pubblica illuminazione dell’ex Comune di Corigliano.

Nel processo erano costituiti quali parti civili i tre familiari del compianto maresciallo Caruso (assistiti dagli avvocati Giovanni e Aldo Zagarese), e, quale responsabile civile, il Comune di Corigliano-Rossano (rappresentato dall’avvocato Giovanni Bruno).

Unitamente agl’imputati condannati, ovviamente, pure il Comune è stato civilmente condannato a risarcire la famiglia Caruso. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 40 giorni, poi gl’imputati condannati potranno ricorrere in appello. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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