di Fabio Buonofiglio
Ha 82 anni, oggi, Pasquale Tripodoro, accompagnati da qualche normale acciacco della sua età e qualche problema d’udito. L’ex capo ‘ndrangheta di Rossano s’è “pentito” ben 27 anni fa. È dal 1994, infatti, che collabora con la giustizia. Che tenta di fare piena luce, anche storica e non soltanto giudiziaria, sulle tante, fitte trame della malapianta calabra. E ieri, nell’aula bunker di Lamezia Terme, ha deposto dinanzi ai giudici di primo grado che compongono il collegio giudicante nell’ambito del maxiprocesso “Rinascita-Scott”
istruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sotto l’esperta guida del procuratore capo Nicola Gratteri. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Antonio De Bernardo, e poi dei difensori degl’imputati, l’ex boss Tripodoro ha tra l’altro detto:
«Il nostro riferimento nella ‘ndrangheta era Giuseppe Cirillo che operava nella zona di Sibari (l’ex padrino, pure lui pentitosi, è deceduto nel 2007, ndr). Scoprimmo in seguito che non eravamo riconosciuti come locale né Rossano né Corigliano, né Sibari. Cirillo aveva mentito e per questo siamo stati a Reggio Calabria dai fratelli Mimmo e Pasquale Tegano per metterci a posto e come capi vennero riconosciuti io a Rossano e Santo Carelli a Corigliano (il boss coriglianese è deceduto nel 2016, ndr).
Pasquale Tripodoro
Senza il riconoscimento da parte dei reggini uno ‘ndranghetista comandava solo a casa sua. La ‘ndrangheta è una struttura unica e il Crimine deriva da Reggio Calabria e da San Luca. Ho ricevuto sino alla dote del Vangelo e nella mia copiata c’erano Paolo De Stefano, uno dei Tegano, Cirillo e Mannolo. Oltre al Vangelo c’è un grado superiore che si chiama “Diritto e medaglione”, dote che aveva Franco Pino (l’ex boss di Cosenza, pure lui da anni collaboratore di giustizia, ndr).
Il Crimine di Reggio Calabria e di San Luca era composto da Giuseppe Morabito, Antonio Pelle, Paolo De Stefano e Tegano.
Tutti i capi società che hanno il Crimine e sono riconosciuti da San Luca, formano una Commissione regionale e possono partecipare alle riunioni. Io avevo a che fare con Santo Carelli di Corigliano, e con Giuseppe Farao, Silvio Farao e Cataldo Marincola di Cirò. Ai miei tempi a Crotone aveva il Crimine Luigi Vrenna detto “Lo Zirro”. A Vibo non so se c’era un Crimine. Assieme a Santo Carelli siamo andati a Limbadi in una casa a trovare una persona che si chiamava Mancuso. Noi eravamo andati perché Carelli era interessato a una barca. Abbiamo mangiato a casa sua, una casa vicino alla caserma dei carabinieri».
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