Lo stato di abbandono del centro storico coriglianese consente di fare proseliti ed affari soltanto alla malavita
di Antonella Balestrieri
Senza soldi non si canta la messa. E il vecchio adagio calza a pennello anche per il centro storico coriglianese di Corigliano-Rossano.
Per il quale, le uniche attenzioni, di vecchie e nuove amministrazioni, si risveglia solo in presenza di ingenti finanziamenti. Mancano, però, una progettualità continuata di recupero e incentivi che possano condurre a un suo ripopolamento. Predicatori in cerca di proseliti, insomma, che però non fanno i conti con la realtà che li circonda.
Da una parte gli ultimi progetti, i “PinQua”, che porteranno nelle casse comunali ben 45 milioni di euro da investire proprio nei centri storici, dall’altra l’amara verità che la politica da troppo tempo preferisce non puntare lo sguardo sullo stato attuale della parte più antica di Corigliano.
Uno stato di abbandono che diventa appetibile per malsani intenti volti a tirare su qualche (si fa per dire) spicciolo dalle numerose case che da anni sono disabitate. I pochi residenti rimasti si sentono in pericolo.
Una “sensazione” che tale non è. Il pericolo è reale e tangibile, tanto da essere stato cristallizzato anche in vere e proprie denunce, formalizzate davanti ai carabinieri. Eppure, in quegli anfratti, dove fino ad appena qualche decennio c’era il cuore pulsante del “paese”, la sicurezza continua a mancare.
Succede tutto e di tutto, alla luce del sole e nella totale indifferenza collettiva. I residenti rimasti si contano sulle dita delle mani. Si tratta di anziani che ancora in quei vicoli continuano ad abitare.
Scene da un… quotidiano degrado: il video
Tra Via Isonzo, Via degli Archi e Via San Martino le case sono quasi tutte abbandonate da tempo. E sono divenute il nuovo “affare”. C’è la longa manus della criminalità locale o di gruppo sparuto di persone?
Case di cui nessuno si interessa, che spesso diventano di proprietà di chi non né ha titolo alcuno, ma che comunque le affitta ai lavoratori extracomunitari, spesso lavoratori stagionali. Fabbricati, l’uno abbarbicato agli altri, che proprio per questo rendono facile entrare nelle abitazioni vicine per depredarle, anche quando sono legittimamente occupate.
Episodi che in passato sono stati segnalati alle autorità, anche per la rodata abitudine di allacciarsi abusivamente alla rete elettrica pubblica. A peggiorare un quadro già di per sé desolante, ci sono anche i piccoli disservizi, come l’assenza di illuminazione pubblica, che da qualche giorno interessa numerose zone del centro storico.
Una terra di nessuno di cui ci si ricorda solo per “intercettare” milioni di euro di cui il centro storico coriglianese sente da anni soltanto la puzza… sotto il naso. Sì: milioni di euro che, a dirla tutta – e lo abbiamo visto negli anni passati – alla fine non vengono neanche investiti. redazione@altrepagine.it